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Cesare Zavattini


Regia:Lizzani Carlo

Cast e credits:
Soggetto: Carlo Lizzani, Laura Pettini, Silvia Pettini; sceneggiatura: Carlo Lizzani, Giacomo Gambetti; fotografia: Diego D'Innocenzo; musiche: Pasquale Filastò; montaggio: Diego D'Innocenzo; con: Marco Bellocchio, Renato Barilli, Roberto Benigni, Gianni Berengo Gardin, Bernardo Bertolucci, Enzo Biagi, Giacomo Gambetti, Tonino Guerra, Damiano Damiani, Francesco Maselli, Marina Piperno, Furio Scarpelli, Tullio Kezich, Ugo Gregoretti; produzione: Felix Film, Istituto Luce- Cinecitta' Holding - L'immagine- Rai Trade in collaborazione con Rai Teche; distribuzione: Internazionale Rai Trade Spa – Istituto Luce; origine: Italia, 2003; durata: 67’.

Trama:Ritratto di Cesare Zavattini e del cinema italiano 'neorealista', realizzato attraverso conversazioni con personaggi e testimoni dell'opera del celebre sceneggiatore.
Contiene:
- clip dai film di Vittorio De Sica: 'Sciuscià' (Dear Cinestudi); 'Umberto D' (Mediaset); 'Ladri di biciclette' e 'Miracolo a Milano' (Multimedia S.Paolo)
- Cinegiornali liberi di autori vari (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e democratico);
- dalle Teche RAI: 'La Veritàaaa' di Cesare Zavattini; 'La 'follia' di Zavattini' di Ansano Giannarelli; 'Incontri con Cesare Zavattini' di Fabio Carpi; 'Speciale Cesare Zavattini' di Renzo Ragazzi; 'Ligabue' di Salvatore Nocita; 'Zavattini e... Van Gogh' di Luciano Emmer.

Critica (1):Raccogliere in un'ora l'opera di Cesare Zavattini non è cosa semplice. Carlo Lizzani con il suo documentario Cesare Zavattini (…) può dire di esserci riuscito, grazie anche alle preziose testimonianze di personaggi come Bernardo Bertolucci ("amo Ladri di Biciclette, un lavoro nel quale la simbiosi con De Sica diventa perfetta"), Enzo Biagi ("fu un uomo di grande generosità"), Tonino Guerra ("voleva spingere le persone a fare qualcosa per gli altri e sapeva rendere poetiche le cose più piccole"), Marco Bellocchio ("La veritàààà, il suo unico lavoro alla regia è un film originale nel panorama italiano"), Roberto Benigni, prodigo di gustosi aneddoti.
Dalle loro voci il film passa a una breve ma significativa biografia. Si parte da quel lontano 1902 a Luzzara, anno e luogo di nascita di Zavattini, per proseguire con gli studi a Bergamo e il primo lavoro come istitutore a Parma dove ebbe come allievi Attilio Bertolucci e Guareschi. Poi, la prima svolta con il libro Parliamo tanto di me, un successo fulmineo, fino all'inizio del sodalizio con De Sica nel 1941 con Teresa Venerdì. Dalle testimonianze emerge sempre quell'irrequietezza di Zavattini, quasi imprigionato nel semplice ruolo di sceneggiatore e voglioso di andare al passo con le sue idee, troppe per la lenta macchina cinematografica.
news.cinecittà.com

Critica (2):Un film su “Za” scrittore, pittore, direttore editoriale, operatore culturale, oltre che cineasta, che fonda sulla lunga esperienza di Lizzani come regista e come storico del cinema e che al tempo stesso nasce anche dai ricordi personali, da una frequentazione che l’autore ha avuto con Zavattini, richiede, per la ricchezza delle angolazioni offerte dalla sua personalità, un impegno complesso di “messa in scena”. La struttura del racconto si articola tra riprese originali nei luoghi della formazione, testimonianze di attori, amici e collaboratori, testimonianze dello stesso Zavattini, via via citando sequenze dei film.
Un “ritratto” di Zavattini permette al pubblico internazionale di percorrere a tutto campo la storia stessa del cinema italiano, dagli anni ‘30 agli anni ’70. E di svelare i tanti misteri di quella stagione neorealista – che ha reso universalmente noto il nostro cinema, ma che affonda le sue radici già negli anni antecedenti alla guerra e prolunga la sua ombra e i suoi riverberi su tante opere dei decenni successivi.
Solo la personalità complessa a volte contraddittoria, provocatoria addirittura, di Zavattini ci fa capire meglio quella coesistenza di fantastico e realistico che è una delle peculiarità di tutto il Neorealismo e non solo dei film scaturiti dal sodalizio De Sica / Zavattini.
Nella formazione di Zavattini, scrittore, pittore, cineasta, sono decisive le esperienze innovatrici italiane ed europee in campo letterario e pittorico, degli anni venti e trenta. Come è noto, la cultura fascista ufficiale non riesce a occultare del tutto i movimenti protagonisti del Novecento. Del resto il movimento fascista ha vissuto una coesistenza profonda col futurismo e con tanti fenomeni di Avanguardia che in Europa sono diventati protagonisti.
Ma gran parte dell’opera di Zavattini è rimasta sulla carta. Il suo rammarico è stato sempre quello di essere “in ritardo” sui grandi temi posti dalla società in conseguenza della complessità e della lentezza dell’Industria Cinematografica. Questo e altro sarà egli stesso a raccontarlo e motivarlo a scansione narrativa del documentario.
cinemaitaliano.it

Critica (3):

Critica (4):
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