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Vita difficile (Una)


Regia:Risi Dino

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; aiuto regista: Vara Caruso, Franco Montemurro; fotografia (b/n): Leonida Barboni (op. Enrico Cignitti); scenografia: Mario Scisci; architetto: Mario Chiari; arredamento: Vincenzo Eusepi; costumi: Lucia Mirisola musica: Carlo Savina; montaggio: Tatiana Casini; fonico: Biagio Fiorelli; interpreti: Alberto Sordi (Silvio Magnozzi), Lea Massari (sua moglie Elena), Franco Fabrizi (Franco Simonini), Lina Vologhi (Amelia Pavinato, madre Elena), Claudio Gora (comm. Bracci), Antonio Centa (amico di Elena), Franco Scandurra, Mino Doro (Gino Loganà), Daniele Vargas (marchese Cafferoni), Loredana Cappelletti (amica di Elena), Edith Peters (se stessa), Paolino Vanni Mingozzi; produzione: Dino De Laurentis; organizzazione generale: Alfredo De Laurentis; distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Italia, 1961; durata: 118'.

Trama:Silvio Magnozzi, sfuggito ai tedeschi (all'epoca dello sbandamento dei militari dopo l'8 settembre 1943), durante la fuga sui monti della Lombardia, per intervento d'una ragazza (Elena) e rimasto a lungo clandestinamente presso di lei, amorosamente assistito, improvvisamente va ad unirsi ai partigiani; divenuto nel dopoguerra con entusiasmo e sacrificio collaboratore d'un giornale di sinistra a Roma, affronta la condanna per diffamazione e la miseria anziché ritrattare, dietro forte compenso, la denuncia fondata contro un'alta personalità. Sposa nel frattempo Elena. Dopo aver scontato un lungo carcere perché coinvolto nei disordini seguiti all'attentato a Togliatti (14 luglio 1948) e dopo aver fallito il tentativo di completare gli studi universitari, abbandonato dalla moglie delusa e privato del figlioletto, rimane solo. Allorchè - sfumata la speranza di veder pubblicato un libro autobiografico "impegnato" e di scrivere per il cinema viene respinto sprezzantemente dalla moglie in villeggiatura a Viareggio con un amico, diventa lo strisciante segretario della persona un tempo smascherata, ottenendo il benessere e il ritorno della moglie. Ma un giorno pubblicamente dileggiato dal principale, restituisce l'offesa, e torna al fianco di Elena ad affrontare con intransigenza il futuro.

Critica (1):De Laurentis voleva fare un film per Sordi che non fosse il solito film comico. Con Sonego, che è stato gran parte di quest'operazione, ci siamo detti: "perché non fare un affresco" (parola che stava nell'aria, allora), "una cavalcata italiana, qualcosa che sia un po' lo specchio della realtà degli anni precedenti?" Abbiamo tirato fuori molte idee ci siamo detti molte cose, abbiamo esplorato molte possibilità. Per un paio di giorni, per esempio, con Sonego abbiamo parlato anche di un'idea che poi è diventata Il sorpasso. Volevamo raccontare una storia di quegli anni, significativa per gli anni che vivevamo. In fondo era un film drammatico, e c'era un po' di paura nell'usare Sordi. Partiva come ex partigiano, era un Sordi idealista! Uno che credeva in qualcosa mentre nei suoi film non credeva mai in niente, come anche nella vita. Era un bel rischio, c'erano perfino momenti di commozione. II film ebbe successo, ma non enorme, direi che ha guadagnato con gli anni, e io che di solito sono molto severo con i miei film l'ho rivisto di recente con piacere, tiene bene. Tanto che in qualche modo Scola è partito di lì per C'eravamo tanto amati, come è partito da Straziami per Dramma della gelosia, sono un po' dei filoni. Una vita difficile fu scritto tutto da Sonego, con qualche intervento di Sordi, ma poi gli andò bene. Era un finale un po' aggiustato, però era un finale giusto, per quel periodo, anche se le sue promesse non si sono concretizzate. Era un forale rischioso, per il personaggio di Sordi. Essendo così clamoroso c'era il rischio che il pubblico non lo accettasse, che "beccasse", perché Sordi non l'aveva proprio scritta in faccia questa grande pulizia e onestà, non solo per la sua vita privata ma per il film, e mi pare che questo resti uno dei suoi film più importanti. C'era una sequenza che mi piace ancora molto, nel film, quella di Viareggio con lui che prende a calci le macchine. Io l'ho portata avanti tantissimo, da quanto mi piaceva. Stavamo girandola e ho detto a Sordi "continua, continua!", mentre le automobili che avevamo fatto passare davanti alla macchina da presa già tornavamo indietro perché pensavano che la ripresa fosse finita, e così le abbiamo usato due volte. E la forza di quella scena è anche la durata. Ci sono degli sketch dentro, come quello del pranzo dei nobili, che andavano bene perché il film era fatto a cassetti,e ogni tanto isolare un episodio vuol dire goderlo di più. È un film dove si respira l'aria di quegli anni, un sentimento collettivo...
Dino Risi in L'avventurosa storia del cinema italiano1960-1969, a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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