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Just Charlie - Diventa chi sei -


Regia:Fortune Rebekah

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Peter Machen; fotografia: Karl Clarke; musiche: Yann Mccullough, Darryl O'Donovan; montaggio: Erline O'Donovan; scenografia: Emma Jesse; arredamento: Bespoke Weddingz; costumi: Robyn Morell; suono: James Hynes, Anna Sulley; interpreti: Karen Bryson (Claire Robson), Harry Gilby (Charlie Lyndsay), Scot Williams (Paul Lyndsay), Patricia Potter (Susan Lyndsay), Elinor Machen-Fortune (Eve Lyndsay), Peter Machen (Mick Doyle), Karen Ellenburr (Football Mum); produzione: Seahorse Films; distribuzione: Valmyn e Wanted; origine: Gran Bretagna, 2017; durata: 99’.

Trama:Charlie, un adolescente della provincia inglese con un grande talento per il calcio. Una delle squadre più importanti, il Manchester City, gli offre un ingaggio da sogno, ma Charlie ha un segreto: è felice solo quando, di nascosto, può vestirsi da ragazza. Intrappolata nel corpo di un fanciullo, Charlie è combattuta tra il desiderio di compiacere le ambizioni che il padre ripone in lei e il bisogno di affermare la propria identità. La scelta che la attende rischia di mandare in pezzi la sua famiglia e mettere a repentaglio i suoi affetti più cari...

Critica (1):Scritto da Peter Machen, già collega della regista Rebekah Fortune nel corto Something Blue del 2012, Just Charlie ha avuto la sua première nel Regno unito all’interno della sezione Best of British del Festival del cinema di Edimburgo, dove ha vinto il Premio del pubblico. Il film segna l’inedito debutto sullo schermo di Harry Gilby, nel ruolo di un’ancora poco rappresentata disforia di genere.
Allargando il discorso di Something Blue, il film si concentra su Charlie (Gilby), un talentuoso ragazzo con un futuro assicurato nel calcio. Suo padre Paul (Scot Williams) vede in lui la possibilità di coronare il sogno della sua infanzia, quello di diventare un calciatore, e quindi lo supporta orgogliosamente e lo guida nel percorso per diventare la star che lui non ha potuto essere. La pressione diventa insopportabile per Charlie quando scopriamo che sta attraversando una crisi d’identità, che lo porta a dubitare di qualsiasi cosa della sua vita e persino della sua carriera sportiva. Durante un matrimonio Charlie si rende conto che è più attratto dai tacchi alti e dagli accessori femminili piuttosto che dal vestito elegante che indossa. Il colletto lo soffoca e non riesce più a respirare in quella che è diventata una metafora dell’opprimente bugia che sta raccontando alla società e, ancor prima, a se stesso. Lascia la cerimonia e fugge in un bosco, dove aveva precedentemente nascosto dei vestiti che sua sorella Susan (Patricia Potter) gli aveva chiesto di buttare. Quando si spoglia dei suoi vestiti e velocemente indossa un abito sgualcito, riesce finalmente a respirare e si libera di tutta la pressione che aveva accumulato. Questa è una svolta decisiva per Charlie, che alla fine accetta di far emergere la sua interiorità e di prendere il controllo della sua vita.
Just Charlie è il primo e il più importante film sull’accettazione. La regia di Fortune bilancia magistralmente il modo in cui Charlie gestisce la sua disforia di genere e il modo in cui le persone intorno a lui reagiscono, l’interiorità e l’esteriorità, l’individuo e la comunità. I due aspetti sono intrecciati e inseparabili. Un Harry Gilby dagli occhi lucidi è il protagonista indiscusso di una scena strappalacrime in cui Charlie cerca di spiegare alla madre e allo psicologo che lei è invisibile per gli altri. Il suo dolore non può che aumentare per il fatto che suo padre si sente tradito e ingannato, così come sua nonna e i suoi compagni di squadra. Charlie non è più il loro ragazzo, ma loro non vogliono accettarlo. Il miglior consiglio gli giunge dall’allenatore che, consapevole del segreto a lungo taciuto, le ricorda che “nella vita, ci sono cose più importanti del football”; una frase che, nella sua semplicità, diventerà quasi un’affermazione rivoluzionaria. (...)
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