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Rushmore - Rushmore


Regia:Anderson Wes

Cast e credits:
Soggetto:Wes Anderson, Owen Wilson; sceneggiatura:Wes Anderson, Owen Wilson; fotografia:Robert D.Yeoman; musiche:Mark Mothersbaugh; montaggio:David Moritz; scenografia:David Wasco; arredamento:Sandy Reynolds-Wasco; costumi:Karen Patch; effetti: Ron Trost; interpreti: Jason Schwartzman (Max Fischer), Bill Murray (Herman Blume), Olivia Williams (Rosemary Cross), Seymour Cassel (Bert Fischer), Brian Cox (Dottor Nelson Guggenheim), Mason Gamble (Dirk Calloway), Sara Tanaka (Margaret Yang), Stephen McCole (Magnus Buchan), Connie Nielsen (Sig.ra Calloway), Luke Wilson (Dottor Peter Flynn), Dipak Pallana (Sig. Adams), Andrew Wilson (Allenatore Beck), Marietta Marich (Sig.ra Guggenheim), Ronnie McCawley (Ronny Blume), Keith McCawley (Donny Blume), Owen Wilson (Edward Applebee), Francis Fernandez (Burnum), George Farish (O'Reilly), Al Fielder (Ernie), Adebayo Asabi (Sig. Obiomiwe), Stephen Dignan (Reuben), KyleRyan Urquhart (Regis), Danny Fine (Allenatore Fritz), Hae Joon (Lee Alex); produzione:American Empirical Pictures-Touchstone Pictures; distribuzione:Fice; origine:Usa, 1998; durata:93’.

Trama:Il quindicenne Max Fischer, orfano di madre e figlio di un barbiere, sin da bambino ha avuto un sogno nel cassetto: iscriversi a Rushmore, una prestigiosa scuola privata frequentata dai rampolli di famiglie facoltose. Ragazzo prodigio, Max riesce a realizzare il suo desiderio grazie ad una borsa di studio ottenuta per un'eccellente opera teatrale scritta in giovanissima età, ma la sua permanenza a Rushmore viene messa in pericolo a causa dei suoi pessimi voti nelle materie principali e a nulla servono le innumerevoli attività extrascolastiche da lui avviate e sostenute. A complicare la sua situazione precaria intervengono anche l'amicizia con Herman Blume - eccentrico industriale padre di due compagni di scuola di Max - ma soprattutto il discusso rapporto con la signorina Cross, un'insegnante delle elementari rimasta vedova ancora giovane di cui Max si innamora follemente, male interpretando l'amicizia che lei gli dimostra.

Critica (1):«In genere preferisco tenere le cose più sul leggero di quanto non lo sia la mia personalità. Non c'è niente di peggio della commedia artificialmente darti». Ultimo arrivo da quel fertile humus texano che in anni recenti ci ha dato il cinema eccentrico di Richard Linklater e quello pulp di Robert Rodriguez, parla Wes Anderson, ventinovenne di Houston e «scoperta» americana dei recenti Toronto e New York Film Festival. Il film – che sta facendo parlare tutti anche se non arriverà nelle sale fino all'anno prossimo – è Rushmore, una commedia dal sapore di fiaba e dai colori di cartoon che si svolge in una scuola privata di Houston. Il protagonista è lo studente Max Fisher. In mezzo a tanti ragazzini ricchi e biondi è quello con occhiali spessi, capelli neri e il nasone, innamorato senza speranza dell'insegnante di prima elementare. E anche quello che non va particolarmente bene a scuola ma è presidente di tutti i più bizzarri club possibili (scacchi, scherma, francese, apicoltura, tedesco, conversazione... e poi teatro, per cui produce elaboratissimi drammi d'azione), organizza petizioni per reintrodurre l'uso del latino, e racconta di fantastici quanto immaginari incontri sessuali con l'avvenente madre di un compagno di scuola. E, nelle parole di Anderson, «uno diverso da tutti gli altri, che non si vergogna ad avere delle ambizioni grandiose». Tra quelle ambizioni c'è anche Oxford (la colonna sonora è tutta pseudo-Inghilterra anni sessanta). Ma Max Fisher, nonostante il suo blazer blasonato, la cravatta e il papà barbiere tenuto nascosto,
finisce a mettere in scena drammi sempre più sanguinari sul palcoscenico di una cadente scuola. Il tocco di questa stranissima commedia (con Bill Murray nel ruolo del businessman locale e Seymour Cassell in quello del papà di Max) appena venata di satira sociale è lieve, decentrato. Lontano dal sentimentalismo di John Hughes ma anche meno crudele di Fuga dalla scuola media di Todd Solondz. Tra i suoi registi favoriti, Anderson (che ha imparato il cinema a forza di Super8 e montando per una rete TV), cita Preston Sturges, Lubitsch, Polanski e John Huston. Ma c'è qualcosa di Jacques Demy nei suoi ritmi, nell'eleganza semplice della mise en scène e soprattutto nel suo senso di favola. Prodotto dalla Disney, Rushmore è un film completamente a sé, diverso da qualsiasi film da Studio ma anche dai film indipendenti. Era la stessa sensazione data dal primo lungometraggio di questo regista, Bottle Rochet, un road movie stranissimo, con rapinatori riluttanti (ma animati anche loro da idee grandiose) e storia d'amore presso un motel nel mezzo del nulla.
Come Bottle Rocket, Rushmore è co-sceneggiato da Wes Anderson insieme all'ex compagno di scuola (e attore) Owen Wilson. I due vogliono a continuare a lavorare in coppia.
Giulia D'Agnolo Vallan,
Ciak n. 11, 11/1998

Critica (2):Max Fischer è un quindicenne che ha trovato la sua unica ragione di vita: frequentare la Rushmore Academy. Nerd occhialuto ma non secchione, con molteplici attività extra-curricolari all'attivo (tra cui l'allestimento di maestosi spettacoli teatrali), Max fa amicizia con il laconico e svogliato "uomo d'affari" Herman Blume e insieme a lui si scopre innamorato della dolce maestrina vedova miss Cross.
Questo amore impossibile e l'espulsione dalla Rushmore lo costringeranno a confrontarsi con un'inevitabile crescita emotiva e con la ricerca di un suo posto nel mondo al di fuori della scuola. Il texano Wes Anderson, qui alla sua seconda opera (scritta, come la precedente e la successiva, insieme all'attore/amico fidato Owen Wilson) mette già in campo quelli che saranno i tratti caratteristici del suo cinema nei successivi I Tenenbaum (2001) e Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2005): adolescenti inquieti e capricciosi, adulti immaturi e flemmatici si lasciano vivere in un mondo bizzarro e surreale illuminato dai colori pop della provincia americana. Accompagnate dalle note retrò di canzoni degli anni Sessanta e Settanta (Cat Stevens, i Kinks, John Lennon sono l' immaginario sonoro prediletto dal regista e dal suo fido collaboratore/compositore Mark Mothersbaugh), queste figure delicate, ironiche e malinconiche a un tempo, vanno a comporre un universo sentitamente autobiografico e nostalgico.
Tutto giocato sulla sottrazione e sul minimalismo a partire dalla recitazione (il viso imperturbabile di Bill Murray che getta in piscina una pallina da golf ne è l'esempio lampante), il film, lontano dalle solite commedie di ambiente studentesco, è un mosaico originale e intimista di personaggi infantili e contraddittori, ripresi con il tocco asciutto, personale e unico di un autore bizzarro quanto le sue creazioni.
Chiara Renda,
mymovies 2008

Critica (3):

Critica (4):
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