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Existenz - Existenz


Regia:Cronenberg David

Cast e credits:
Sceneggiatura
: David Cronenberg; fotografia: Peter Sushitzky; musica: Howard Shore; montaggio: Ronald Sanders; scenografia: Carol Spier; costumi: Denise Cronenberg; suono: Ryan Shore; effetti vis. e speciali: Jim Isaac; interpreti: Jennifer Jason Leigh (Allegra Geller), Jude Law (Ted Pikul), Willem Dafoe (Gas), Ian Holm (Kiri Vinokur), Don McKellar (Yevgeny Nourish), Callum Keith Rennie (Hugo Carlaw), Sarah Polley (Merle), Christopher Eccleston (Levi); produzione: Robert Lantos, Andras Hamori, David Cronenberg, Damon Bryant, Bradley Adams e Michael McDonald, per Alliance Atlantis/Serendipity Point Films/Natural Nylon pres./Robert Lantos prod.; distribuzione: Cecchi Gori; origine: Canada-Gran Bretagna,1999; durata: 97’.

Trama:Un gruppo di persone appassionate di giochi virtuali viene convocato per provare un nuovo gioco, "eXistenZ", basato su un miscuglio tra la più avanzata tecnologia dei microchip e la bioingegneria genetica.

Critica (1):L’idea di eXistenZ è un episodio accaduto nella primavera del 1995, quando Cronenberg fu incaricato dalla rivista canadese Shift di intervistare Salman Rushdie, lo scrittore transfuga dalla vendetta della jihad islamica dopo la pubblicazione di The Satanic Verses. Quel che colpì il regista fu una casuale osservazione di Rushdie, il fatto che la sua forzata condizione nomade lo obbligasse a viaggiare sempre con un computer portatile trattato alla stregua di un cordone ombelicale della creatività. Da oltre quindici anni Cronenberg non aveva scritto un soggetto tutto suo: Crash era debitore di J. G. Ballard, The Naked Lunch di William Burroughs e M Butterfly della pièce teatrale di David H. Hwang. Perfino Dead Ringers, il film che lo ha avvicinato per breve tempo al grande pubblico, era tratto da eventi realmente accaduti nella vita dei ginecologi gemelli Cyril e Steward Marcus. Il dettaglio biografico è sintomatico, perché suggerisce una stretta parentela fra eXistenZ e un’altra idea originale di Cronenberg, quella di Videodrome. Il percorso evolutivo che lega le due opere realizzate a così grande distanza di tempo è del tutto logico: dopo aver stabilito un rapporto fra il corpo e la macchina, la realtà virtuale entra nel corpo e ne determina i percorsi mentali. L’assunto ideologico del film è chiaro: la realtà artificiale non ha più bisogno di una macchina per entrare in funzione. Videodrome richiedeva la presenza del giocatore davanti a uno schermo televisivo; eXistenZ si svolge in ambienti spogli, poveri di luce e di modernità. I suoi spazi sono privi di quell’apparato tecnologico che l’immaginario sociale collega al tema dell’intelligenza sintetica: non un monitor, non una tastiera di computer. La profezia di Cronenberg non è difficile da decifrare: secondo una teoria nota come la Legge di Moore (l’ha formulata Gordon E. Moore, fondatore della Intel Corporation), la quantità di componenti in un microchip raddoppia ogni dodici o diciotto mesi. Ogni microchip conteneva un transistor nel 1959; ce n’erano 64 nel 1965, 2048 nel 1970 e circa dodicimila nel 1975. Quanti ve ne sono oggi? Un’altra teoria, la Legge di Monsanto, afferma che la quantità d’ informazione genetica disponibile utilizzabile in laboratorio raddoppia a un ritmo che va dai dodici ai ventiquattro mesi. In termini pratici, ciò significa che gli scienziati sono quasi pronti a utilizzare non più materiali inorganici per la produzione di microprocessori, bensì proteine animali. L’intuizione è già applicata in campo medico: in alcune operazioni di chirurgia interna si preleva tessuto fetale e ombelicale e lo si trapianta altrove. Con successo, perché le cellule in questione non sanno ancora a quale organo appartenere. Un organismo del genere, senza forma e senza uno scopo preciso, è l’hardware biologico di eXistenZ. Quest’ipotesi determina un cruciale ribaltamento di prospettiva in relazione al tema che ha accompagnato Cronenberg lungo tuta la sua carriera. Videodrome mostrava il corpo nell’atto di rivendicare la propria identità di macchina della vita. L’affinità fra condizione naturale e artificiale è ora annullata dall’evoluzione della macchina a oggetto non solo capace di pensare autonomamente, ma determinato a influenzare il processo del pensiero, del desiderio, della paura, perfino dei sogni. I seguaci di eXistenZ (il gioco) proclamano ad alta voce lo slogan “morte al realismo!” e piangono i loro feriti come “vittime della realtà”. Alla fine di eXistenZ (il film) si scopre che la partita faceva parte di un gioco più vasto, transCendenZ, nel quale l’unica regola nota è l’inafferrabilità di regole che provengono da un altrove ignoto anche ai suoi inventori, forse da un gioco ulteriore che racchiude tutti gli altri. Ted afferma a un certo punto di non sapere “in che cosa consiste il gioco, e se il gioco consiste in qualcosa o in niente. Siamo attaccati da forze che vogliono distruggerci e che non riusciamo nemmeno a capire”. Allegra gli risponde: “proprio così, questo è il mio gioco”. Lui ribatte: “ti sarà difficile venderlo…”, ma lei lo interrompe: “lo stanno giocando già tutti”. A un livello superficiale, questo è un altro modo per ribadire la solita storia: la vita è sogno, siamo tutti in trappola, il tempo e lo spazio non sono che gli involucri di scatole cinesi nell’apparente e indecifrabile caos del cosmo. Cronenberg l’esistenzialista, in un’accezione così letterale da diventare il titolo del suo film più accessibile sul piano filosofico, così esplicito che gli ammiratori di lunga data gli rimproverano l’assenza di quella soffocante ambiguità che aveva reso Crash così accorato e insostenibile. eXistenZ riesce perfino ad essere divertente, ma il suo occasionale sarcasmo rivela un punto di vista tutt’altro che scontato: l’uomo-macchina si è assuefatto a tal punto all’assurdità del gioco da volerlo continuare a tutti i costi. I personaggi di eXistenZ se lo iniettano nella spina dorsale con lo stesso spirito dei tossicomani. Ogni luogo va bene, anche una squallida stanza d’albergo; ogni strumento fa al caso loro, anche a costo di farsi penetrare da un trapano. Occorre un’ora abbondante per abituarsi alla non-recitazione di Ian Holm e di tutte le comparse che lo circondano in uno stato di ipnosi espressiva, ma poi ci si rende conto che al di là di eXistenZ, transCendenZ e tutti gli altri giochi che li possono contenere c’è un gioco supremo che li tiene prigionieri: eXistenZ, il film che stiamo guardando, e intorno ad esso la civiltà che lo ha reso possibile. “È quel che rende così assurda la nostra esistenza”, ha affermato Cronenberg, “perché la vita è troppo breve per poter capire qualcosa, sintetizzare la nostra esperienza e compiere scelte intelligenti. Brancoliamo nel buio, terrorizzati perché sappiamo che moriremo comunque nel momento sbagliato”. Anche queste parole sarebbero banali per chiunque, se non fosse per il fatto che esse non sono rivolte a un Dio indifferente, vendicativo o mai esistito. Quella divinità è la nostra specie. È un’altra teoria, la Legge di eXistenZ (il gioco, il film e chi lo guarda): sappiamo che il gioco non ha alcun senso, siamo stati noi a inventarlo, e per di più non abbiamo alcuna intenzione di smettere.

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
David Cronenberg
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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