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17 ragazze - 17 filles


Regia:Coulin Delphine, Coulin Muriel

Cast e credits:
Sceneggiatura: Delphine e Murie Coulin; fotografia: Jean-Louis Vialard; montaggio: Guy Lecorne;
scenografia: Benoît Pfauwadel; costumi: Dorothée Guiraud; interpreti: Louise Grinberg (Camille), Juliette Darche (Julia), Roxane Duran (Florence), Esther Garrel (Flavie), Yara Pilartz (Clémentine), Solène Rigot (Mathilde), Noémie Lvovsky (infermiera), Florence Thomassin (madre di Camille), Carlo Brandt (preside), Frédéric Noaille (Florian), Arthur Verret (Tom); produzione: Archipel 35-Arte France Cinéma-Canal +-Cinécinéma-Arte France; distribuzione: Teodora Film; origine: Francia, 2011; durata: 90’.

Trama:Ispirato a fatti realmente accaduti nel 2008, è la storia di 17 ragazze adolescenti che hanno sconvolto gli abitanti di una cittadina di provincia prendendo una bizzarra decisione: rimanere tutte contemporaneamente incinte...

Critica (1):È stato uno degli eventi cinematografici dell'anno, un piccolo film che partito dal festival di Cannes, seppure all'intemo di una vetrina privilegiata come la Semaine de la critique, la scorsa edizione di qualità magicamente alta, ha conquistato il mondo. Il successo, in casa e all'estero – in Italia lo vedremo presto, distribuito dalla Teodora film, è stato in concorso all'ultimo Torino film festival dove ha vinto il premio della giuria – ha sorpreso persino le registe, le sorelle Muriel e Delphine Coulin. Perché 17 filles è un'opera prima, con un budget basso e un cast di giovanissime attrici sconosciute (forse una delle più nota è Esther Garrel, figlia di Philippe).
All'origine di 17 filles c'è un fatto di cronaca: in una cittadina degli Stati uniti, un gruppo di ragazzine adolescenti rimangono incinte tutte insieme. Le registe, anche autrici della sceneggiatura, trasportano la vicenda nella provincia francese e, naturalmente, la interpretano. «Per rendere più interessante la storia 'vera' abbiamo voluto dargli un significato politico. La scelta delle ragazze dichiara una sorta di utopia collettiva. Col loro gesto rifiutano i modelli di vita mediocri che gli propone la realtà in cui sono cresciute, la loro cittadina di provincia, grigia, ostile ai cambiamenti, ancorata al passato, che non riesce a contenere tutti i loro sogni. L'idea di crescere i figli insieme, in un progetto di comune solidarietà, da all'improvviso un senso nuovo alla loro esistenza. Di certo non si tratta di una buona soluzione ma lo slancio che ne è all'origine è molto forte e molto profondo».
Cosa racconta dunque il film? Una ragazza, Muriel, la più carina e influente del liceo, è incinta e decide di tenere il bambino. Non solo. Cerca di convincere le amiche a fare lo stesso. In questo modo potranno crescere insieme i loro bimbi, dividere una grande casa e inventare una realtà bella, divertente, diversa da quella in cui si trovano.
Noia adolescenziale? Forse. Ma a diciassette anni non si può essere troppo serie, e l'esistenza a Loriant, piccola città bretone, scandita da studio, caffé, qualche festa sulla spiaggia, i centri commerciali, giustifica qualsiasi invenzione.
Ecco allora che una dopo l'altra le ragazzine rimangono incinte. A scuola si scatena il panico. In famiglia peggio. Sociologi, troupe televisive, tutti gridano allo scandalo. I genitori si disperano, i professori si affannano a dare spiegazioni improbabili rivelando la loro inadeguatezza. Le ragazze diventano delle star, e chi non aspetta un bambino è quasi guardata male, considerata una sfigata, al punto che qualcuna finge pur di fare parte dell'onda ...
Mentre la pancia cresce, le ragazzine vanno avanti nell'assoluto dell'adolescenza, nonostante quell'utopia su cui fantasticano somigli più a un suicidio sociale che a una liberazione.
Non è un film perfetto 17 filles, ma funziona anche coi suoi difetti. Intanto perché pur essendo un film di scrittura non ne viene soffocato, e già questo basterebbe da sé – la scrittura è uno dei limiti più seri del cinema italiano oggi, che nella maggior parte dei casi ne rimane ingabbiato divenendo una sorta di illustrazione, spesso senza guizzi, della sceneggiatura.
Qui invece accade il contrario, la storia scritta viene ripensata nel farsi del film, le attrici, le scelte narrative che sfuggono a qualsiasi trappola sociologica – e anzi c'è una certa ironia nel modo di presentare i media e le istituzioni che fanno fronte alla vicenda – l'ambiente. I genitori rimangono fuoricampo, e così i maschi.
Le registe scelgono un punto di vista «forte», mantenendo un tono molto realistico: la pancia. É sulle pance che crescono che si svolge la narrazione, è li che si accendono entusiasmi e affiorano le paure che non diventano mai più forti del loro coraggio. Il corpo femminile è l'unico terreno in cui potersi ancora scoprire, nel vuoto che le circonda, le «17 ragazze» si sentono invincibili perché avranno un bambino insieme alle loro amiche, in un passaggio della vita in cui l'amicizia è tutto.
Le registe sanno cogliere le sfumature, le conversazioni tra ragazzine, filmano con grazia delicata la loro solitudine nelle camerette, ognuna diversa e tutte uguali, in cui per qualche istante la determinazione lascia il passo all'ansia di ciò che accadrà. Cioè lo scontro con una realtà che è più forte, in cui la sola sovversione sarà (forse) quella di colei che ha iniziato tutto, e che non sarà madre scomparendo per sempre. Il suo mito rimane così intatto, per le altre l'utopia diviene una sequela di carrozzine blu, tutte uguali, come quelle dei loro genitori, intorno alle qualei lasciarsi andare a stanche e ripetute conversazioni sulla piazza del paese.
Il mondo sognato delle ragazze è già finito.
Cristina Piccino, il Manifesto, 27/12/2011

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