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Notte brava (La)


Regia:Bolognini Mauro

Cast e credits:
Soggetto: tratto dal romanzo "Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini; sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Laurence Bost; fotografia: Armando Nannuzzi; musiche: Piero Piccioni; montaggio: Nino Baragli; scenografia: Carlo Egidi; arredamento: Riccardo Domenica; costumi: Marcel Escoffier; interpreti: Jean-Claude Brialy (Scintillone), Anna Maria Ferrero (Nicoletta), Franco Interlenghi (Bella-Bella), Laurent Terzieff (Ruggeretto), Rosanna Schiaffino (Rossana), Tomas Milian (Achille), Marcella Valeri (Sora Fernanda), Maurizio Conti (Pepito), Antonella Lualdi (Supplizia), Elsa Martinelli (Anna); produzione: Alessandro Jacovoni e Tonino Cervi per Ajace Compagnia Cin.Ca (Roma)-Franco London Film (Parigi); distribuzione:Cineteca Nazionale; origine: Italia, 1959; durata: 95’.
Vietato 16

Trama:Scintillone e Ruggeretto, due giovani disoccupati, dopo aver commesso un furto, si danno da fare per vendere la refurtiva e ci riescono con l'aiuto di un altro giovinastro, chiamato Bella-Bella, e di due ragazze di facili costumi. Dopo aver intascato il denaro, s'intrattengono con le ragazze, che abbandonano poi in aperta campagna. Ma rientrati in città, si accorgono che i burlati sono loro, giacché le donne, più astute, si sono impadronite subdolamente di tutto il denaro. Dopo aver cercato inutilmente di rintracciare le compagne, tentano di sottrarre una macchina fotografica da una lussuosa automobile, ma il tentativo non riesce per l'intervento del proprietario, un ricco giovane, che giunge con due amici. Dopo una violenta rissa, i sei giovani si riconciliano e si recano tutti nel lussuoso appartamento di Achille, il proprietario dell'automobile. Dopo aver girato per la casa, Bella-Bella ruba 200.000 lire e scappa coi due amici. La divisione del bottino provoca una violenta zuffa ed il denaro resta alla fine a Scintillone, che per goderselo si reca con Rossana, altra ragazza di facili costumi, in un locale notturno. Ruggeretto, che si è messo alla ricerca dei due, giunge appena in tempo per vedere l'amico arrestato e portato via dai poliziotti. Ruggeretto s'accompagna a Rossana: i due passano da un ritrovo all'altro, spendendo tutta la somma rubata in casa di Achille. All'alba Ruggeretto, dopo aver riaccompagnato Rossana, ritorna a casa sua: frugandosi nelle tasche trova le ultime mille lire, che nauseato getta via.

Critica (1):La notte brava vince ne111960 il Nastro d'Argento per il miglior soggetto, e si basa su una sceneggiatura scritta da Pasolini nel 1957, dalla quale però manca del tutto la vicenda con Achille e i suoi due amici (la rottura tra Scintillone, Ruggeretto e Bella Bella per colpa del furto è risolta con l'espediente di un ferito di un incidente automobilistico, abbandonato dai protagonisti contro un muricciolo e trafugato del portafogli, dell'orologio e dell'anello, che Scintillone vende a er Mosciarella per 100.000 lire). In essa, il dialetto assurge a lingua unica, e lo sguardo basso-mimetico dello scrittore si elabora in un mondo dove non c'è nient'altro che la borgata. Pasolini s'ispira certo a Ragazzi di vita, suo primo romanzo del 1955, ma le atmosfere e alcune dinamiche del film trovano forte corrispondenza anche nelle pagine di Notte nella città di Dio, il secondo capitolo della "Parte prima" del romanzo Una vita violenta, pubblicato da Pasolini proprio nel 1959. (…) Pasolini non ha mai amato molto La notte brava, specialmente la scelta di Bolognini per le star d'oltralpe Brialy e Terzieff (anche le protagoniste erano tutte star di allora, Elsa Martinelli, Rosanna Schiaffino, Antonella Lualdi, Mylène Demongeot, Anna Maria Ferrero): al posto di quest'ultimo avrebbe voluto Franco Citti (poi in Accattone), il cui fratello Sergio peraltro lavorava con gli autori alla stesura del copione. E dell'apparente inconciliabilità tra personaggi e interpreti – e tra storia e messinscena – si accorgono pure alcuni critici: Pandolfi scrive che «è davero comico assistere allo spettacolo di questi attori occupati a scimmiottare la gente di malaffare, beninteso, senza scomporre la loro presunta bellezza» (tra i sostenitori, invece, è Ernesto G. Laura su «Bianco & Nero», che ne celebra «la struttura narrativa solida e ben equilibrata nelle sue parti»). Pasolini preferiva La giornata balorda, nonostante sia proprio Bolognini a ricordare quanto lo sceneggiatore volesse tagliare e ridurre i piani-sequenza iniziale e finale, con la macchina da presa rivolta verso l'alto a riprendere le balconate, i passanti, i panni stesi delle case popolari, per lui ridondanti ed eccessivi. Eppure sono proprio queste invenzioni stilistiche (in La notte brava Bolognini usa per la prima volta la camera-car, nella sequenza del cortile), alcune delle quali si rincorrono dall'uno all'altro film, che fanno pensare a un'impostazione antineorealista.
L'apparente artifizio tecnico è strumento di approccio a due universi, quello passato e quello che sta per arrivare. La modernità, per Bolognini, non significa rinunciare a un'eredità artistica, men che meno tradirla, piuttosto elaborarla per raccontare da una parte un'epoca finita, dall'altra un'epoca agli esordi. (…) Se è vero che La notte brava può ricordare la deriva esistenziale di un gruppo di maschi alle soglie di un'adultità che non si vuole affrontare e nei rapporti distruttivi con il sesso femminile, (…) risultano però preponderanti altre suggestioni: l'implosione beffarda o sofferta delle azioni compiute dai personaggi, l'impraticabilità del presente, la sensazione di esserci e di non esserci al contempo, la brama del denaro e la realizzazione della sua precarietà. (…) Su di loro, Bolognini scarica l'insofferenza per un decennio che si andava concludendo, e il timore per quello che si stava aprendo. Spezza la linearità con dei vuoti, lascia che le scene scivolino via senza concluderle, sottrae le spiegazioni e induce lo spettatore a un tour de force interpretativo che per gli anni era davvero inconsueto (Truffaut era appena arrivato, mentre Godard stava per arrivare). Baragli si dà a stacchi di montaggio arditi, e la consequenzialità a singulto delle scene possiede un'ansia che rispecchia quella dei personaggi. (…) Un altro montaggio sorprendente è usato per unire due scene di La notte brava: l'auto con i protagonisti, Achille e i suoi amici fa retromarcia, e una velocissima dissolvenza ci catapulta nella rissa in un bar. Abituati finora alla limpidezza narrativa delle opere precedenti del regista, simili accorgimenti rappresentano una grossa novità, al pari del jazz quasi free di Piero Piccioni (…) e non è casuale.
Pier Maria Bocchi, Alberto Pezzotta, Mauro Bolognini, Il Castoro Cinema, 4/2008

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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