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Images


Regia:Altman Robert

Cast e credits:Sceneggiatura: Robert Altman con testi tratti da "In search of Unicorns" di Susannah York; fotografia (Technicolor Panavision): Vilmos Zsignond; montaggio: Graeme Clifford; musica: John Williams con suoni di Stomu Yamash-Ta; interpreti: Susannah York, Rene Auberjonois, Marcel Bozzuffi, Hogh Millais, Cathryn Harrison, John Morley; produzione: Lion's Gate Production (Dublin) for the Hemdale Group - Irlanda 1972; durata: 105'.

Trama:
Cathryn mentre è a casa da sola e lavora a un suo racconto fantasy riceva la telefonata di una donna misteriosa che le insinua il dubbio che il marito la tradisca. Quando lui torna nega tutto e le suggerisce una vacanza nella loro casa di campagna. Mentre sono insieme lei lo vede trasformarsi in René l'amante di un tempo morto in un incidente aereo. Le apparizioni continuano anche in provincia: la donna vede anche un proprio doppio e deve sottrarsi alle avances troppo plateali del suo amante attuale che ha con sé la figlia adolescente Susannah. La tragedia è in agguato.

Critica (1):Images occupa un posto particolare nella filmografia di Altman. In apparenza, e a parte le analogie con Quel freddo giorno nel parco, (il tema di una donna ossessionata dai fantasmi nell'isolamento di una casa), lo si direbbe lontano dalle esperienze sin qui compiute. Ma non è così. Si tratta di un "passa o" essenziale per cogliere l`ideologia" formale dei film altmaniani. Infatti, sul percorso evidente della story di una folle si innesta un discorso sul cinema come superficie e come specchio. Si delinea, in altre parole, una dinamica tra film soggettivo e film oggettivo che sconfina nell'area del fantastico. Il labirinto della follia di Cathryn - che vive nello spazio immaginario rappresentato da una casa in città e da una villa in una regione delle acque (la pioggia, il lago, la cascata) - è nello stesso momento il labirinto di Images (immagini), nome, engramma del gioco, ordine dello specchio. 'Per le imago - dice Lacan ne Lo stadio dello specchio - infatti, i cui volti velati è nostro privilegio veder profilarsi nella nostra esperienza quotidiana e nella penombra dell'efficacia simbolica; - l'immagine speculare sembra essere la soglia del mondo visibile, sia che ci fondiamo sulla disposizione speculare presentata nell'allucinazione e nel sogno dall'imago del proprio corpo, che si tratti dei suoi caratteri individuali, delle sue infermità o delle sue proiezioni oggettuali; sia che notiamo il ruolo dell'apparato dello specchio in quelle apparizioni del doppio in cui delle realtà psichiche, peraltro eterogenee, si manifestano". Cathryn vive nel doppio fondo di un mondo fantatico costituito dalla scrittura di una fiaba (Alla ricerca degli unicorni), che è trascrizione e inscrizione dei desideri di uno spazio letterario, regressione e ritorno di archetipi e di memorie arcane, dislocazione di un'altra scena delle proprie pulsioni. L'economia delle apparizioni del doppio (dichiarate all'avvio del film come economia di una separazione da sé, di una scissione tendenziale) investe ogni angolo del testo. E ciò avviene secondo la logica di una proliferazione delle figure e dei procedimenti tipici della funzione del doppio: l'enigma, la dissociazione, il labirinto, la ripetizione, il simulacro. Images è costruito dall'intersezione di tutte queste figure, che risultano complementari. Infatti, l'enigma della telefonata a Cathryn inaugura la dissociazione del personaggio invaso dai simulacri del suo desiderio (René e Marcel): un'invasione ripetuta, ossessiva, maniacale, dispersa in un labirinto in cui le varie figure si ripropongono secondo modi assai più articolati di quanto si esemplifichi qui. I1 corpo-superficie di Cathryn è il nodo paranoico attraverso il quale riemergono - nell'oscillazione del desiderio - i ricordi, i momenti rimossi, i fantasmi del passato e del presente. I fantasmi impongono la loro realtà dentro gli spazi quotidiani di una casa di campagna immersa in un paesaggio fiabesco, dove l'acqua è l'elemento dominante. Il simbolismo delle acque, costante nei film di Altman, è il segno della dialettica tra nascita e morte che attraversa i personaggi (il cinema altmaniano è un cinema di messa a morte del personaggio come entità psicologica, e nascita del simulacro da una rete di avvenimenti e di azioni). Ma è anche il segno della mobilità delle immagini riflesse. Variabilità, movimento, assenza di spessore, accumulo immaginario di visioni e di contorni, dispersione dell'identità: tutte queste figure ingorgano una ellissi che in uno dei suoi fuochi ha l'acqua e nell'altro gli specchi dell'abitazione cittadina di Cathryn e Bob. L'acqua è il regno di Cathryn, lo specchio quello di Bob. Bob (Hugh) ha sicuramente acquistato gli specchi decorati che arredano la casa con lo stesso gusto dei suoi motti di spirito ("Cos'è bianco e nero, bianco e nero? Una suora che ruzzola le scale"; "Che differenza c'è tra due conigli? Nessuna, sono uguali"). Gli specchi gli restituiscono un'immagine definita del suo corpo. La sua finzione di identità è sostenuta da un sistema di oggetti (i guanti, i sigari, gli occhiali, il fucile, la macchina fotografica) che denunciano una sessualità completamente esteriore, proiettata, rappresentata e completamente falsa. L'immagine che Bob ha di se stesso e quella che offre agli altri sono un simulacro, una menzogna che confonde un segno con un altro. La confusione dei nomi come riferimenti delle fisionomie (René Auberjonois interpreta Hugh; Marcel Bozzuffi, René; Hugh Millais, Marcel) non è casuale, Provoca uno scambio delle identità, una perdita nella finzione dello specchio; il nome di ciascun attore falsifica il ruolo nella scena. Colui che è sessualmente pavido ha il nome dell'irruento, il raffinato quello dell'impotente, il violento quello del sofisticato. L'immagine speculare di Bob è una "forma". Forma, del resto, che sarebbe da designare piuttosto come io ideale, se volessimo farla rientrare in un registro noto, nel senso che sarà anche il ceppo delle identificazioni secondarie, di cui con questo termine riconosciamo le funzioni di normalizzare libidica" (Lacan, Lo stadio dello specchio). In altre parole la dissociazione non riguarda solo Cathryn ma l'intero universo del racconto. Bob non sfugge alla scissione che - in lui come negli altri elementi del testo - è moltiplicata secondo il piano oggettivo o il piano soggettivo della narrazione: la scissione, cioè, tra l'immagine dell'io e la realtà del soggetto Bob e quella tra la realtà del soggetto e l'immagine desiderata da Cathryn (la frigidità/ l'aggressività sessuale).

Enrico Magrelli, Altman, IL CASTORO CINEMA - Marzo 1977

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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