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Gloria


Regia:Lelio Sebastián

Cast e credits:
Sceneggiatura: Sebastián Lelio, Gonzalo Maza; fotografia: Benjamín Echazarreta; montaggio: Soledad Salfate, Sebastián Lelio; scenografia: Marcela Uribi; costumi: Eduardo Castro; interpreti: Paulina García (Gloria), Sergio Hernández (Rodolfo), Marcial Tagle (Marcial), Diego Fontecilla (Pedro), Fabiola Zamora (Ana), Antonia Santa María (Maria), Alejandro Goic (Gabriel), Coca Guazzini (Luz), Hugo Moraga (Hugo), Liliana García (Flavia), Luz Jiménez (Nana); produzione: Juan De Dios Larraín, Pablo Larraín, Sebastián Lelio, Gonzalo Maza per Fabula, Nephilim Producciones; distribuzione: Lucky Red; origine: Cile-Spagna, 2013; durata; 109’.

Trama:La 58enne Gloria conduce un'esistenza solitaria. Per compensare il vuoto, la donna riempie le sue giornate con varie attività mentre di notte va in cerca d'amore nelle feste per single adulti, vivendo avventure fugaci e senza impegno. Poi, un giorno, l'incontro con il 65enne Rodolfo cambia tutto: l'uomo è ossessionato da Gloria, ma al contempo non riesce a staccarsi dalla ex-moglie e dai figli. Nonostante questo, Gloria decide di dedicare tutta se stessa a questo nuovo rapporto, convinta che potrebbe essere per lei l'ultima chance di essere felice. Ma il mondo a volte sa essere veramente crudele e la vecchiaia incombe...

Critica (1):Un viaggio nel corpo di un Paese attraverso il corpo di una Donna: è Gloria, il film del cileno Sebastían Lelio, che ha la forma della commedia e però il passo del dramma, la leggerezza del tocco e la profondità del pensiero.
Presentato all'ultimo festival di Berlino, dove la protagonista Paulina García ha vinto con pieno merito l'Orso d'argento per la miglior attrice, racconta la vita quotidiana della cinquantottenne Gloria, separata da una decina d'anni ma decisa a godere ancora dei piaceri della vita. Per questo spesso va a ballare, in un locale frequentato anche da coetanei, nella speranza di qualche piacevole incontro. Niente di segreto né di peccaminoso: solo la voglia di non essere messa in disparte (dalla vita e dalla società) anche sfruttando l'energia che la sessualità può ancora offrire. Gloria ha un lavoro, una figlia, Ana (Fabiola Zamora), disposta a rischiare il proprio futuro in un legame non scontato (con un ragazzo svedese che scala montagne in giro per il mondo) e un figlio, Pedro (Diego Fontecilla) che invece ha problemi con l'ex moglie e probabilmente anche con la propria salute (a metà film lo vediamo senza più i suoi lunghi capelli e la mamma lo consola dicendo che ricresceranno). Quello che le manca è un compagno, che pensa di aver trovato in Rodolfo (Sergio Hernàndez), di poco più anziano di lei, come lei amante del ballo, benestante (è proprietario di un parco divertimenti dove gli adulti possono giocare alla guerra) e molto attratto sessualmente da Gloria.
Non è un fattore secondario quello del legame fisico che si instaura tra i due. Non lo è nelle scelte di messa in scena, quando i corpi nudi dei due attori spezzano all'improvviso le scelte visive tutto sommato «tradizionali» del film. E non lo è nemmeno dal punto di vista narrativo, quando i toni della commedia (di costume o drammatica poco importa) fanno i conti con un «verismo» se non inusitato almeno inaspettato. Perché il regista ha deciso queste improvvise accelerazioni sul piano estetico, questi squarci di realismo? Direi proprio per sottolineare che la storia che sta raccontando non è pura «finzione», ma rimanda a qualche cosa di più concreto e tangibile. Di più vero. Come appunto è il corpo di una donna non giovanissima, con i suoi segni e le sue pesantezze, il suo ventre segnato e i suoi seni morbidi, lontanissimo dall'immagine stereotipata delle donne da copertina ma vicinissimo a quella concreta della vita quotidiana. (…)
Apparentemente Sebastían Lelio sembra voler raccontare solo il percorso di indipendenza e di affermazione di sé della sua protagonista, ma lo fa disseminando nel film tanti piccoli segnali che rimandano alla storia del suo Paese e alla sua «insoddisfazione» sociale: le manifestazioni che si intravvedono alla televisione, gli accenni a un passato che nessuno vuole sottolineare (Rodolfo si limita a dire che ha lavorato per la Marina. Evidentemente ai tempi di Pinochet), lo stordimento del gioco d'azzardo e dell'alcol (che segnano indimenticabilmente la «fuga romantica» di Gloria e Rodolfo) fino al gioco della guerra che la protagonista saprà ribaltare contro il suo pavido amante in un liberatorio pre-finale, sono tutti elementi di un mosaico più complesso, che rimanda a un Cile ancora segnato dalle ferite del proprio passato. E che il contrasto tra la vitalità del corpo e l'opacità dei sociale non fa che ribadire. Con la «forza tranquilla» di una donna che insegue solo il diritto a soddisfare le proprie umanissime voglie.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera, 11/10/2013

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