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Take Shelter


Regia:Nichols Jeff

Cast e credits:
Sceneggiatura: Jeff Nichols; fotografia: Adam Stone; musiche: David Wingo; montaggio: Parke Gregg; scenografia: Chad Keith; arredamento: Adam Willis; costumi: Karen Malecki; interpreti: Michael Shannon (Curtis LaForche) Jessica Chastain (Samantha) Shea Whigham (Dewart) Katy Mixon (Nat) Kathy Baker (Sarah) Ray McKinnon (Kyle) Lisagay Hamilton (Kendra) Robert Longstreet (Jim); produzione: Grove Hill Productions-Strange Matter Films; distribuzione: Movies Inspired; origine: Usa, 2011; durata: 116’.

Trama:Curtis LaForche conduce una tranquilla e felice esistenza con la moglie Samantha e la figlia Hannah - sorda dalla nascita -, in una piccola cittadina dell'Ohio. Tuttavia, quando una serie di orribili incubi e visioni apocalittiche inizia a tormentarlo, il suo animo angosciato e terrorizzato lo renderà sempre più cupo e misterioso agli occhi dei suoi familiari e di chi gli sta intorno...

Critica (1):Segnarsi il nome di Jeff Nichols. Nato a Little Rock, Arkansas, nel 1978. Due film al suo attivo: Shotgun Stories (2007), passato quasi inosservato in qualche festival (chi scrive l'ha visto e se lo ricorda bene), e adesso Take Shelter, premiato alla Semaine de la Critique dopo esser stato al Sundance (ma il film non ha le caratteristiche del tipico film indipendente da Sundance). Nichols prende a prestito dai generi alcuni elementi, poi li sottopone a torsioni fino a portare altrove la riflessione, fino a dar vita a una situazione sospesa in cui ciò che ha a che fare con il genere viene posto in una luce del tutto diversa. Questo lavoro di sviamento Nichols lo fa senza perdere ritmo, tenendoci forte per mano, portandoci dove non credevamo di andare. Shotgun Stories faceva pensare a un dramma noir; in realtà è una tragedia calma che si svolge in uno di quei posti persi nel nulla, in una dead-ass town dove la violenza è ovunque, anche nel legame obliquo e rancoroso tra due famiglie che condividono uno stesso padre che ha lasciato casa, moglie e tre figli per spostarsi poco lontano in un'altra casa, con un'altra moglie e altri figli. Nichols è attento, in Take Shelter come nel primo film, a gesti e azioni. Non lascia il racconto da parte ma, dentro la narrazione (che c'è ed è precisa), spinge il film verso altri risultati che vengono a galla per spostamenti progressivi, quasi senza farci accorgere di come le cose vadano trasformandosi. Shotgun Stories non ebbe fortuna nei cinema e sparì nell'indifferenza. C'è da sperare che Take Shelter abbia una sorte migliore. Se il secondo film è il banco di prova per un giovane regista, la prova è superata con maestria. L’attore principale in entrambi i film è Michael Shannon: sguardo troppo intenso, sperso tra più mondi, tra il mondo com'è e il mondo come lo vede lui, come se lo rappresenta, come se lo sente aggrappato addosso. Nel primo film era la lotta tra due famiglie unite e divise da un unico padre; in Take Shelter lo scontro è all'interno della famiglia e all'interno del padre. Scontro di un padre con se stesso e con la natura. Con il tornado. Anche il film è un tornado: tutto sembra calmo, ma arriva l'incubo che nel sonno ti strappa da te stesso; tutto, là fuori, sembra immobile e arriva la tempesta che può portarti via la casa e scoppia la paranoia nell'Ohio rurale, sotto un cielo elettrico e una pioggia oleosa... Take Shelter, cerca un riparo!, è un film in cui il ripararsi, nel caos della mente e della natura, è quanto mai arduo, anche perché il confine tra il dentro di sé e il fuori di sé non è definito come dovrebbe essere. E ugualmente il confine tra i generi è insicuro: sembra che costeggiamo entrambi, il realistico e il fantastico, ma sequenza dopo sequenza, non sappiamo più dove stiamo andando. Avanziamo tra la razionalità, l'incubo e la follia. Da che parte stiamo dello specchio? Fuori nella natura? Dentro nella psiche? Il film ci fa vivere sospesi nella chiarezza del dubbio. Un misterioso dubbio chiaro: perché Nichols racconta e guarda come se di dubbi non ce ne fossero. Il padre, Curtis LaForche, soffre di incubi notturni e teme di finire preda della schizofrenia come è già successo a sua madre. La moglie Samantha (Jessica Chastain, premiata per l'interpretazione nel film di Malick) lo segue attonita e spaventata, insieme alla loro bambina sordomuta. È follia quella che vediamo nello sguardo di Curtis? La parte finale del film, quando arriva l'apocalisse, risolve (o no?) la questione. Restiamo nella chiara irresolutezza del dubbio, dentro la coerenza di un film che ci lascia stupefatti.
Bruno Fornara, Cineforum n. 505, 6/2011

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