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Romeo + Giulietta - Romeo + Juliet


Regia:Luhrmann Baz

Cast e credits:
Soggetto
: dall’omonima tragedia di William Shakespeare; sceneggiatura: Baz Luhrmann fotografia: Donald M. Mcalpine; musiche: Nellee Hooper, e musica da “Sinfonia n. 25” di W. A. Mozart e da “Tristano E Isotta” di Richard Wagner; montaggio: Jill Bilcock; scenografia: Catherine Martin; effetti: Laurencio Cordero; interpreti: Leonardo Di Caprio (Romeo Montecchi), Claire Danes (Giulietta Capuleti), John Leguizamo (Tebaldo), Harold Perrineau Jr. (Mercuzio), Pete Postlethwaite (Frate Lorenzo), Carlos Martin Manzo Otalora (Petruccio), Paul Sorvino (Fulgenzio Capuleti), Paul Rudd (Dave Parisi), Christina Pickles (Carolina Montecchi), Diane Venora (Gloria Capuleti), Vondie Curtis-Hall (Capitano Principe), Jesse Bradford (Baldassarre), Brian Dennehy (Ted Montecchi), Gloria Silva (Balia); produzione: 20th Century Fox - Bazmark Films; distribuzione: Twentieth Century Fox; origine: USA, 1996; durata: 120’.

Trama:Nella bella Verona Beach, due adolescenti innamorati si tolgono la vita seppellendo per sempre l’odio dei loro genitori. Lo annuncia una speaker di un notiziario televisivo, declamando in versi rimati il loro amore tragico e avversato dalle rispettive famiglie: anglosassoni e protestanti i Montague, ispanici e cattolici i Capulet. Signori di Verona e nemici giurati, governano sciaguratamente il destino della città a colpi di pistola e quello dei loro figli con regolamenti e castighi.

Critica (1):Di fronte a questo spettacolo svariante e animatissimo viene in mente il nomignolo che un nemico applicò al Bardo: Shake-Scene, ovvero Scassascena. In un borgo della bassa California, chiamato Verona Beach (le riprese sono state effettuate nel Messico) i ragazzi Capulet e Montague, che fanno capo ai clan avversari guidati da Paul Sorvino e Brian Dennehy, si combattono con coltelli e pistole senza esclusione di colpi come nei film sulla gioventù perduta. In figura di transessuale nero, Mercutio (Harold Perrineau) cerca di distrarre Romeo da una passione amorosa che lo tormenta, ma infilatosi al ballo degli odiati Capulet, Leonardo Di Caprio scopre Juliet e cambia di colpo l’oggetto dei suoi desideri; e gli si dà ragione perché Claire Danes è incantevole e dice i versi come se li inventasse sul momento. Non stupitevi quando vedrete che la scena del balcone i due la recitano nuotando in piscina, nonostante questa e altre modernizzazioni il risultato non cambia; e il film segue fedelmente l’arco del copione, pur tagliatissimo, introducendo la figura di padre Laurence (Peter Postlethwaite) che per dar una mano agli innamorati li porta alla rovina. Aperto e chiuso da una annunciatrice TV di colore che si esprime in pentametri giambici, il film ha uno sfarfallio da gioco elettronico nel suo carosello di costumi multicolori e scenografie di un barocchismo esasperato: come la cripta di Juliet illuminata da cento candele. Ma il regista non è un videoclipettaro, bensì un intellettuale del palcoscenico: l’australiano Baz Luhrmann, allievo di Peter Brook, è famoso per una Bohéme in costumi Anni 50. A conferma che non siamo di fronte a una parodia, guardandoci in giro in sottofinale è facile scoprire qualche spettatrice dal cuore tenero nell’atto di versare una lacrimuccia come ai tempi di Norma e Leslie. Tullio Kezich, Corriere della Sera

Critica (2):La più vecchia sceneggiatura della Berlinale (come scrive il giornale del festival) ha fatto il miracolo. E chi non ha pregiudizi “scientifici” particolarmente radicati o intolleranza ai troppi decibel, vedrà con divertimento, continue sorprese, e - sì- commozione William Shakespeare’s Romeo & Juliet scommessa (vinta) del regista australiano Baz Luhrmann, al suo secondo film dopo il fortunato Ballroom L’operazione non è molto diversa da quella di Riccardo III di Richard Loncraine: sveltire il testo, trasportarlo nel tempo. Nel caso di Romeo & Juliet Luhrmann va al di là; il suo film è un mosaico postmoderno pieno di ammicchi e di citazioni, un videoclip, un musical, un “action movie” che racconta una guerriglia tra bande rivali, la visione fantasy di un mondo prossimo venturo non propriamente piacevole. Ma è anche Romeo e Giulietta, ambientato in una immaginaria ma non troppo Verona Beach, rumoroso, eccessivo, iconoclasta: la prova, forse non necessaria ma certamente affascinante, che il testo del Bardo può reggere qualsiasi manomissione e continuare a funzionare. Non fatevi spaventare dal primo scontro tra le due fazioni al distributore di benzina. Tra un prologo e un epilogo in cui il testo scespiriano è letto - con il prevedibile effetto comico - da un’annunciatrice del telegiornale, il film dà di meglio e dipana continue sorprese: risse in stile “West Side Story” balletti alla Busby Berkeley, feste faraoniche in casa Capuleti, padre Lorenzo in versione ex figlio dei fiori, Mercuzio nero e (questo si sospettava già) gay, i messaggi spediti via Federal Express e un giusto tono ironico-grottesco. Ma oltre alla sceneggiatura più vecchia della Berlinale, chi tiene insieme questo fuoco di fila di invenzioni, e aiuta a sopportarne gli eccessi da Mtv, sono i due giovani interpreti, Leonardo di Caprio, di bravura e bellezza struggente, e la fresca Juliet di Claire Danes, che riescono a farci commuovere su una storia di cui sappiamo già tutto.
Irene Bignardi, la Repubblica

Critica (3):

Critica (4):
Baz Luhrmann
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