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Svitato (Lo)


Regia:Lizzani Carlo

Cast e credits:ì
Soggetto e sceneggiatura:
Dario Fò, Fulvio Fò, Augusto Frassinelli, Carlo Lizzani, Massimo Mida, Bruno Vailati; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Roberto Nicolosi; formato: normale; colore: bianco e nero; interpreti: Dario Fo (Achille), Franca Rame (Diana), Georgia Moll (Elena), Leo Pisani (Gigi), Alberto Bonucci, Enrico Rame, Franco Parenti, Jacopo Fo, Giustino Durano; produzione: Galatea-ENIC; distribuzione: ENIC; origine: Italia, 1955; durata: 110’.

Trama:Il giovane Achille è uno strano fattorino che nutre però grandi ambizioni: il suo sogno, infatti, è quello di diventare un famoso giornalista. Ma, svitato com'è, finisce addirittura con il farsi coinvolgere in uno sgangherato piano per rubare alcuni cani di razza.

Critica (1):Mi sono recato a trovare Carlo Lizzani che si trova a Milano per girare il suo ultimo film “Lo svitato”. Avevo intenzione di fare un’intervista con le solite domande preparate in anticipo, ma, dopo aver iniziato a conversare con il nostro simpatico regista, ho preferito lasciarlo parlare come meglio credeva; mi sono perciò trovato ad avere un’idea sufficientemente completa del film, così come egli e gli altri autori l’hanno impostato e dei risultati che sperano ottenerne. La trama è molto semplice: un fattorino di un giornale a grande tiratura per un caso fortuito si trova ad essere coinvolto in un grosso “colpo giornalistico” ed a poterne trarre vantaggio. Cresce così d’importanza e per mantenere la sua fama, non esita a fabbricarne altri per suo uso e consumo. Il più sensazionale dovrebbe essere una sottrazione di animali di razza ad una mostra canina, ma, nonostante che il nostro eroe avesse preparato tutto in modo che la cosa finisse bene, essa minaccia invece di risolversi in un vero furto ad opera di un amico disonesto. Naturalmente alla fine tutto si aggiusta. La trama, come si arguisce facilmente, mi ha detto Lizzani, è leggera e molto tenue ma i soggettisti se ne servono solo come pretesto per dar vita ad una serie di brevi episodi e di “gags” dalla cui riuscita dovrebbe principalmente nascere il successo presso il pubblico. La comicità, però, non sarà basata sulla battuta dialettale o sulla situazione “grassa”, cose che formano il fondamento della massa dei film dei comici nostrani che vanno per la maggiore; ne Lo svitato si tende a ritornare alla vecchia farsa (non so se il termine sia esattamente appropriato) del film muto e ci si vuol ispirare a Tati fra i moderni. Questo presuppone un’esclusione a priori dell’effetto facile e la ricerca di qualcosa di originale che possieda una forte vis comica. Il ritmo sarà pertanto rapidissimo e gli episodi si succederanno in maniera altrettanto rapida. Che si sia voluto dare una simile impostazione al film risulta più comprensibile se si pensa che fra gli autori del soggetto e della sceneggiatura ha una parte di primo piano Dario Fò, che, in collaborazione con Franco Parenti e Giustino Durano, ci ha già dato Il dito nell’occhio e I sani da legare, due cose che a mio modesto parere, sono fra le più interessanti e riuscite fra quelle prodotte dal nostro teatro in questi ultimi anni. Ricordiamo che questi due lavori uscirono sotto l’egida del Piccolo Teatro della città di Milano, ente i cui meriti culturali non staremo qui a ricordare; ed in questo film ritroviamo appunto diversi degli attori che fecero parte di quella compagnia: oltre allo stesso Fò, Parenti, Cannas, Bagno, Tonolli, D’Orsi, ecc.. È interessante notare come tutte queste persone siano alle loro prime esperienze cinematografiche, così come le attrici, Franca Rame e Georgia Moll, una ragazza di origine tedesca su cui i produttori fanno molto affidamento. Nell’attuale polemica per l’impiego nei film di attori professionisti e no, Lizzani si è così inserito con una nuova variante: impiegare attori professionisti sì, ma senza pratica di cinema. La ragione della scelta di questo gruppo si ricollega anche a quanto ho detto più sopra: il voler evitare il film comico dialettale che in Italia è sinonimo di romanesco o napoletano; tutti questi attori hanno avuto invece una “educazione culturale” milanese e sono quindi immuni da certe formule; sempre per questo il film viene girato interamente nella capitale lombarda. Altro criterio dominante è stato quello dell’economia; Lizzani si vanta di esser sempre riuscito a far pellicole con pochi soldi e, visti i risultati artistici che ha fin’ora conseguito, può ben farlo: quindi bianco e nero e schermo normale. Anche l’operatore è al suo primo film: si tratta di un altro giovane Armando Nannuzzi di cui peraltro tutti si dichiarano soddisfatti. Ho lasciato con intenzione in fine la prima cosa che Lizzani mi ha detto a proposito di questa sua nuova fatica e che è diventata ormai domanda d’obbligo in ogni intervista che riceve: come mai egli si sia deciso a realizzare una pellicola comica dopo che tutte le sue opere precedenti avevano una chiara impostazione politica e sociale? “Non vedo l’indispensabilità di fare sempre opere del genere – egli risponde a questa osservazione – ritengo invece sia necessario fare film di qualità, qualunque sia l’argomento da trattare. E d’altronde anche se questo film è in funzione di puro divertimento in esso è implicita una satira, sia pure leggera, di certa stampa scandalistica”. Chiuso l’argomento su Lo svitato siamo passati ad un’altra domanda d’obbligo: progetti per il futuro. Quello più vicino a concretarsi sembra un soggetto sull’automobilismo italiano dell’epoca di Nuvolari (e della sua vita e dell’ambiente delle corse dovrebbe trattare); con Pratolini invece, Lizzani sta pensando ad una riduzione cinematografica di Metello ma la cosa è ancora in embrione. In fine c’è sempre il vecchio desiderio di realizzare un film tratto da Le memorie di un ottuagenario di Ippolito Nievo; questo argomento interessa però anche Renato Castellani: arriverà a farlo chi dei due troverà per primo un produttore. Ho poi abbordato il direttore di produzione signor Mordini che mi ha gentilmente fornito i dati tecnici del film e la data d’uscita nazionale: essa è preventivata per il 19 marzo in trenta cinema italiani contemporaneamente. E lasciatemi chiudere con una notizia di curiosità: Lo svitato lo si potrebbe definire anche il film dei medici: ben quattro laureati in medicina vi collaborano in diversa veste: due, Pisani e Pitani, internisti, come attori; Nicolosi, dentista, come autore del commento musicale; e Nello Santi, oculista, presidente della Galatea, società che, in collaborazione con l’E.N.I.C. produce il film.
Mario Scolari, Cinema, 1955 n. 156

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Carlo Lizzani
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