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Subbuteopia


Regia:Nosari Pierr

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Pierr Nosari, Enrico Fontanelli; musiche: Enrico Fontanelli; montaggio: Pierr Nosari; fotografia: Andrea Dalpian; suono: Riccardo Nanni; produzione: POPCult, L@SocietàSintetica, in collaborazione con The 7th Floor; origine: Italia, 2012; durata: 69’.

Trama:l 'Subbuteo', leggendario gioco del calcio da tavolo, ha da sempre avuto milioni di appassionati in tutto il mondo, soprattutto durante gli anni 70 e 80. Tuttavia, all'inizio del Terzo Millennio, la multinazionale americana Hasbro, proprietaria del marchio, decide di fermare la sua produzione. Due fratelli italiani, Arturo e Giovanni Battista Parodi, decidono sfidare la multinazionale sul suo stesso terreno e di continuare comunque la produzione e la distribuzione del gioco leggendario. Grazie (ma non solo) ai due fratelli italiani il 'Subbuteo' non muore: infatti, nel 2011, ci sono ancora milioni di appassionati giocatori che si sfidano anche nei tornei agonistici tenuti in oltre 30 differenti Paesi in tutto il mondo. Il documentario esplora i diversi mondi racchiusi dal mitico panno verde e, muovendosi in Italia e all'estero, racconta le tante inaspettate storie che in questo "non luogo" sono nate e continuano ad intrecciarsi.

Critica (1):Alzi la mano chi – a carta d'identità non più verdissima – non ha mai giocato, almeno una volta nella vita, a Subbuteo. E fra le tante, tantissime, mani abbassate, s'intrecciano generazioni di "indici" robusti, agili, chirurgici. Pronti a scattare come molle o a rifinire come cesellatori sugli omini dondolanti. Per un gol che scalda folle solo immaginarie. C'è tutto il gusto retrò del calcio di un tempo – delle partite che si disputavano solo nella sacralità della domenica pomeriggio e dell'attesa sfibrante per "Tutto il calcio minuto per minuto" – nel celebre gioco da tavolo che ancora oggi, fra alti c bassi, unisce milioni di aficionados nel mondo.
Una passione, quasi una dolce malattia. Anzi, un'utopia. E proprio Subbuteopia si intitola il film che un regista bergamasco, Pierr Nosari, sta girando per raccontare la leggenda vivente del calcio in punta di dita. Un progetto originale, coprodotto da PopCult e L@, Società Sintetica, che in primavera avrà doppia anteprima in Italia e Inghilterra. L'idea nasce nel 2010 da Enrico Fontanelli, amico di Nosari e coautore, «lui è un vero subbuteista – racconta il 45enne di Bergamo, tifoso impagabile della Dea –, io, anche se ho giocato poco a Subbuteo, l'ho trovata subito di grande fascino e siamo partiti». Messa su una squadra agile di quattro persone e un sito community (…), nel marzo scorso il primo ciack. Il film narra una passione diffusa e trasversale, che attraversa i decenni, le età e le classi sociali.
Lo spunto è la storia dei fratelli Parodi, che nella loro ditta a pochi passi da Genova hanno sfidato la multinazionale americana Hasbro continuando l'attività del padre Edilio. «Poi spiega il regista – su quella sorta di non-luogo che è un campo di Subbuteo, abbiamo scoperto una serie di altre storie e personaggi, che hanno quasi sommerso quella vicenda». Come Stephen Moreton, appassionato britannico, che ha realizzato lo stadio più grande del mondo con 100 mila miniature distribuite sugli spalti. Oppure Mark Parker e la moglie Mary, che in un laboratorio domestico dipingono a mano squadre che poi vendono ovunque via internet. Ma anche il genovese Andrea Piccaluga che, grazie al suo famoso dito "assicurato", ha vinto il Campionato del Mondo juniores nel 1978.
Eroi, tra virgolette, che si stagliano tra tornei organizzati in "luoghi della Resistenza, per mantenere viva la memoria storica" e collezionisti disposti a pagare cifre ingenti, per pezzi rari. «Raccontiamo un gioco che era al top fra gli anni `70 e'80 – spiega Nosari – che ha vissuto un periodo di declino per il proliferare dei videogames, ma è sopravvissuto con un movimento underground che adesso sta rimettendo fuori la testa».
Un movimento basato su valori autentici, che vanno in tackle sul calcio moderno e le sue derive etiche mosse dal business: «Il Subbuteo crea una forte amicizia – sottolinea il regista – riconduce alla concretezza del gioco di un tempo, stimola una competizione accesa ma sempre improntata alla lealtà. Chi gioca sul panno verde, ama il calcio vecchio stampo». E torna sempre bambino: «Non è mai troppo tardi – è il motto dello staff di Subbuteopia – per avere un'infanzia felice».
Alessandro Crisafulli, Il Giorno/Resto del Carlino/La Nazione, 8/1/2014

Critica (2):

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