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Lasciami entrare - Låt den rätte komma in


Regia:Alfredson Tomas

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: tratto da romanzo omonimo di John Ajvide Lindqvist; fotografia: Hoyte Van Hoytema; musiche: Johan Söderqvist; montaggio: Dino Jonsäter, Tomas Alfredson; scenografia: Eva Norén; costumi: Maria Strid; effetti: The Chimneypot-Fido Film Ab-Panorama film & teatereffekter; interpreti: Kåre Hedebrant (Oskar), Lina Leandersson (Eli), Per Ragnar (Håkan), Henrik Dahl (Erik), Karin Bergquist (Yvonne), Peter Carlberg (Lacke), Ika Nord (Virginia), Mikael Rahm (Jocke), Karl-Robert Lindgren (Gösta), Anders Peedu (Morgan), Paul Olofsson (Larry), Cayetano Ruiz (Avila), Patrik Rydmark (Conny), Johan Sömnes (Andreas), Mikael Erhardsson (Martin), Rasmus Luthander (Jimmy); produzione: Efti-The Chimney Pot-Fido Film Ab-Filmpool Nord-Ljudligan-Sandrew Metronome Distribution Sverige Ab-Sveriges Television (Svt)-Wag; distribuzione: Bolero Film; origine: Svezia, 2008; durata: 114’.

Trama:Nella Svezia del 1982 si avverte ancora la presenza del vicino gigante sovietico. A Blackeberg, un quartiere degradato della periferia di Stoccolma, tra perdenti con problemi di alcol, solitudine, disoccupazione, vive Oskar, un dodicenne vessato e picchiato dai giovani bulletti della sua scuola. A dargli la forza per contrastare le cattiverie e i soprusi sarà l'amore per una sua nuova vicina di casa, Eli, una bambina misteriosa che emana uno strano odore, esce solo di notte, è molto pallida ed entra nelle stanze solo se invitata. Eli ha anche un'altra strana abitudine: non mangia del normale cibo ma si alimenta succhiando il sangue degli altri esseri umani. Ben presto tra Oskar ed Eli nascerà un sentimento ben più forte dell'amicizia, ma il ragazzo riuscirà ad accettare le 'mortali' abitudini del suo amore?

Critica (1):Non c'è dubbio. Lasciami entrare è, ad oggi, il miglior film dell'anno cinematografico 2008-'09. Miracolo produttivo svedese, distributivo statunitense (un milione e duecentomila dollari in un mese e mezzo di programmazione passando da 4 copie distribuite a 53) e italiano (Bolero film), la pellicola di Tomas Alfredson possiede la grazia di chi sa sfiorare le corde della libertà formale senza strafare.
Storia di vampiri, questo film artico, innevato, di un gelido bianco esteriore che ovatta rumori, sentimenti, fragilità interiori e distanze sociali. Lo sfondo è una cittadina svedese nel lontano '82. Oskar (Kare Hedebrant) è un biondo, timido, dodicenne dal viso pallido che i vessatori compagni di scuola chiamano "piggy". Nel ragazzino bolle un'ingenua voglia di ribellione rappresentata in questo scrostare alberi con coltellini e collezionare articoli di giornali che parlano di assassini efferati. Eli (Lina Leandersson) è una giovanissima vampirella scalza che piomba chissà da dove e diventa vicina di casa di Oskar. Sui mobili regnano puffi, cubi di Rubik e mangianastri. Il mondo degli adulti gira su vecchie Saab e litiga fuori campo nel tinello Ikea. Oskar schiva le rappresaglie dei cattivi compagni e s'invaghisce di Eli: la scruta, la rimira e non vede quelle che all'occhio conforme sono oggettive differenze comportamentali. La ama, di quel trasporto emotivo tipico dei melò e con un'innocenza esplorativa preadolescenziale.
Alfredson, assieme all'ispirato direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, appoggia la macchina da presa sempre qualche metro prima dei fitti rami e tronchi, come di muri e finestre di bassi caseggiati, inventando un'angolazione ideale, una distanza morale dell'occhio della cinecamera per rendere preziosi fuori vista allo spettatore più debole di stomaco. Più che un'esibizione in dettaglio, quindi, nel quadro appaiono involucri che celano l'inguardabile: quelli architettonici delle case per nascondere la solitudine dei suoi inquilini, quelli fisico-corporei delle vittime di un assassino che sta seminando orrorifico panico in paese. Invece di prendere strade grandguignolesche, come tema portante vorrebbe, Alfredson gira una favola sulla diversità elevando a potenza l'essenza del freak cinematografico. Eli, dannata per nascita, scompare e ricompare quasi soltanto agli occhi di Oskar, a sua volta costretto a sentirsi ai margini dai bulli della scuola. Il vampirismo si carica di tutto il simbolismo erotico che tradizione vuole; il bullismo diventa una fastidiosa piaga sociale; mentre il sangue, elemento ricorrente, lava finalmente l'onta di un'ingiusta emarginazione.
Davide Turrini,
Liberazione, 9/1/2009

Critica (2):Già "cult", e meritatamente, dopo la tournée per festival internazionali, Lasciami entrare non emana fascino solo per il soggetto (tratto dal romanzo di John Ajvide Lindqvist) ma anche – e di più – per il modo in cui questo è messo in scena. La storia. In una città svedese innevata e spettrale, il dodicenne Oskar, gonfio di aggressività repressa e vessato dai bulli della scuola, segue morbosamente la cronaca di misteriosi omicidi. Il ragazzo stringe amicizia con la nuova vicina di casa, Eli: una piccola vampira, che il padre nutre uccidendo sconosciuti per procacciarle il sangue. Dotata di strani poteri e "diversa" sotto vari aspetti (ha il sesso "orizzontale"), Eli ama Oskar e ne è ricambiata: di un amore, ovviamente, impossibile. Un film percorso da una struggente malinconia con strappi improvvisi di violenza ma che, come nel cinema di Haneke, lo spettatore intuisce più che vedere. Così l' orrore è maggiore: come sapeva bene Hitchcock, cosa può spaventarci di più della nostra immaginazione?
Roberto Nepoti,
La Repubblica, 9/1/2009

Critica (3):

Critica (4):
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