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Shanghai Swings


Regia:Tian Luo Shui, Yang Mingteng

Cast e credits:
Regia e sceneggiatura: Tian Luo Shui, Yang Mingteng; interpreti: Wang Junjun , Sun XinLei, Xin Zuoyu, Fu Siwei, Ye Haiping, Wang Wenzi, Yu Fang; montaggio: Yang Mingteng; fotografia: Yu Ninghui; art director: Xie Xifeng; costumi: Tong Tiantian; suono: Dong Yuguang; distribuzione: Parallax films; produzione: Jimihua Pictures; origine: Cina 2019; durata: 116’.

Trama:Il film è ambientato alla fine degli anni '40, durante la guerra civile cinese. Caiqin, ragazza di campagna, si reca a Shanghai per trovare sua cugina Meijuan e unirsi a lei come hostess di ballo in un dance club. Durante quel periodo di grandi cambiamenti le sale da ballo, per il vittorioso Partito Comunista rappresentano un problema. Cominciano quindi a chiuderle e a trasformarle in fabbriche per soddisfare il nuovo, nascente stato socialista mentre le ragazze devono abbandonare la loro professione di hostess di ballo e diventare operaie. Mentre Meijuan si adegua alle nuove disposizioni, Caiqin si rifiuta e viene arrestata costringendo la cugina a frequentare un uomo di elevata posizione sociale per cercare di salvarla.

Critica (1):Raccontare la storia non è facile, soprattutto quella della Cina dagli anni '40, prima della fondazione della RPC, fino al 1956. Eppure Yang Mingteng ci riesce. Con il bianco e nero e una trama molto ben fatta, il film si presenta come una grande opera cinematografica. In questa pellicola si esplora il cambiamento della società cinese ma da un punto di vista insolito: un club da ballo dove, oltre a ballare, le danzatrici possono intrattenere gli avventori uomini. Un piccolo microcosmo, rappresentato in particolare dalle due cugine Caiqin e Meijuan, ma che riflette il grande macrocosmo della Cina. Di mutamenti la pellicola ne esplora vari: il passaggio da campagna a città, il progressivo declino del partito Nazionalista che perde via via sempre più importanza e terreno, la crescente ascesa del partito Comunista che guadagna sempre più prestigio fino all’ottenimento del potere in Cina, l’applicazione delle nuove leggi per disciplinare la nuova società, e il contrasto con le regole e le tradizioni precedenti. Il tutto, e qui si vede un altro merito del film, senza cadere nella propaganda o nella totale condanna. I fatti sono esposti in modo obiettivo e le risposte a queste trasformazioni sono vissute in modo diverso dai personaggi in base alle caratteristiche personali del singolo individuo. Quindi anche in una realtà piccola ci sono tante storie. C’è chi cerca di fuggire dal cambiamento, ma fino a che punto potrà farlo visto che i posti per questo tentativo di evasione si assottigliano progressivamente? C’è chi vi si oppone pur rimanendo, ma qual è il limite per cui questa ribellione alla società non sarà represso da quest’ultima? La soluzione più facile potrebbe essere accettare la trasformazione sociale ma via via che saranno imposti nuovi atteggiamenti, qual è il limite fino al quale si è disposti a fare delle rinunce e adeguarsi? E se si supera cosa succederà dopo? Il film analizza tutti questi interrogativi in modo delicato con punte di dramma. Il punto di vista individuale è esplorato in modo molto sapiente ma, allo stesso tempo, viene anche analizzata la società comunista dove è la massa che deve agire in modo omogeneo, e dove il singolo è solo un ingranaggio del sistema. Ovviamente queste evoluzioni sociali provocano anche conflitti poiché non tutti reagiscono allo stesso modo a questi ultimi, vista anche la radicalità che certi richiederanno. E anche questi saranno sapientemente toccati dal regista. Inoltre da un punto di vista delle musiche il film è molto ben curato nell’utilizzare veri brani emblematici degli anni in cui le vicende si snodano. In sostanza è un ottimo film per chi voglia conoscere una parte della storia della Cina spesso obliata dal pubblico occidentale, oppure conosciuta solo in modo molto parziale ma, allo stesso tempo, un modo per riflettere e capire come tutti i cambiamenti della storia del mondo non sono mai indolori visto che sono poi vissuti dall’umanità intera che non è una semplice massa di persone, ma un insieme di individui unici con dei propri pensieri, valori e personalità.
Dario Sturloni

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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