RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
; Archivio film Rosebud; ; Archivio film Rosebud
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 

 > Aree tematiche > Cultura e spettacolo > Archivio film Rosebud > Elenco per titolo > 

Hamlet - Hamlet


Regia:Schall Heinz, Gade Svend

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Erwin Gepard; fotografia: Kurt Courant, Axel Graatkjaer; scenografia: Svend Gade; costumi: Hugo Baruch, L. Verch; interpreti: Asta Nielsen (Amleto), Eduard Winterstein (Claudio), Heinz Stieda (Orazio), Hans Junkermann (Polonio), Mathilde Brandt (Gertrude), Lilly Jacobsson (Ofelia), Anton von Verdier (Laerte), Paul Conradi (il fantasma), Fritz Achterberg (Fortebraccio);produzione: Art-Film; origine: Germania, 1920; durata: 110’.

Trama:Il re di Danimarca è alla guerra. Quando la regina dà alla luce una bambina, giunge la notizia che il re è morto in combattimento. Per motivi dinastici, la regina e la nutrice mentono sul sesso dell’erede: affermano che è nato un maschio, il suo nome è Amleto. Ma il re era solo stato ferito; quando ritorna, decide di non smentire la moglie e Amleto viene allevato come un maschio. Anni dopo, il re viene ucciso dal fratello Claudio, ambizioso e innamorato della regina Gertrude. I due si sposano; Amleto, che continua a vivere travestita da uomo, sospetta un complotto. Una notte Amleto sente una voce provenire dalla tomba del padre e scopre così come il re è stato ucciso. Per scoprire la verità, corteggia Ofelia, mentre in realtà è innamorata del compagno di studi Orazio. A sua volta Orazio è innamorato di Ofelia. Mandato in Norvegia da Claudio, al suo ritorno Amleto compie la sua vendetta e viene a sua volta ucciso. Mentre è morente, Orazio lo soccorre e solo allora si accorge che il suo amico era una donna.

Critica (1):Fin dal muto, furono consentite tutte le variazioni sulla tragedia di Amleto. Per esempio, un Amleto donna, non solo nella versione con Sarah Bernhardt del 1900 (in cui la divina si limitava a offrire la propria interpretazione di un personaggio maschile), ma soprattutto in quella con Asta Nielsen del 1920, diretta in Germania da Svend Gade. Asta Nielsen lo volle fortemente, mise in gioco tutto il peso del suo divismo internazionale (era allora una delle star più popolari del cinema europeo), lo produsse. C’era all’origine, pare, un’antica leggenda danese, sommersa nei secoli dalla forza e dalla popolarità della versione di Shakespeare, secondo la quale Amleto nasce femmina ma, per ragioni di stato e di trono, viene cresciuta come maschio. Alle nevrosi familiari e sessuali più che evidenti nel testo shakespeariano si sovrappone una vertiginosa, modernissima ambiguità affettiva: Amleto ama Orazio, che a sua volta ama Amleto ma non lo sa, perché non sa che l’amico è una donna; e Ofelia, una fräulein torreggiante e civettuola, viene corteggiata da Amleto con evidente fastidio e per esclusivi scopi strategici. La Nielsen (il cui fisico asciutto e il cui volto affilato aderiscono perfettamente a un’idea odierna di androginia) con un’ironia non sempre sotterranea e una sovrana nonchalance tratteggia una figura che fonde languore femminile e razionalità maschile, una donna appassionata ma anche una fine intellettuale. Quello che si celebra non è affatto un dramma edipico ed è solo in parte una tragedia della vendetta; è soprattutto il trionfo di un’amicizia “virile”, di una complicità affettiva che sfuma nell’amore.
Emanuela Martini, Un Amleto per tutte le stagioni, in Isabella Imperiali (a cura di), Shakespeare al cinema, Bulzoni, Roma 2000

Critica (2):Tra gli anni ’10 e i ’20, il cinema ha già i suoi divi e così Otello (1922, D. Buchowetzky) viene interpretato da Emil Jannings, dipinto di scuro e non ancora grasso come nell’Angelo azzurro, e La bisbetica domata è affidata prima a Henny Porten da Lubitsch, e poi ai “mitici” Mary Pickford e Douglas Fairbanks (The Taming of the Shrew 1929, di Sam Taylor), mentre una vamp come Theda Bara si cimenta, negli anni ’10, nel ruolo per lei indubbiamente incongruo di Giulietta. Il caso più singolare è tuttavia rappresentato da un Amleto interpretato nel 1920 da Asta Nielsen, un’attrice dall’aspetto abbastanza asciutto da essere chiamata a vestire i panni del famoso principe: in quella performance transessuale che rischia a tratti di sembrare una parodia della >Dodicesima notte, che la Nielsen sia brava e convincente >è cosa che interessa molto meno che vederla cimentarsi in un ruolo maschile. Lo stesso sta per accadere del resto, prima del voltafaccia finale, in Nel bel mezzo di un gelido inverno di Branagh, quando la sorella dell’apparentemente rinunciatario protagonista si accinge a indossare lei i panni di Amleto, parzialmente giustificata dalla contemporanea performance di un attore gay nei panni di Gertrude, proprio come ai vecchi tempi elisabettiani. La finzione non ha limiti che il teatro e il cinema, ciascuno con i propri trucchi, non possano valicare.
Giorgio Cremonini, Shakespare Must Go On in Emanuela Martini (a cura di), Ombre che camminano, Lindau, Torino 1998

Critica (3):

Critica (4):
Heinz Schall
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 03/23/2012
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale