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Da Teletorre 19 è Tutto!


Regia:Vito Palmieri

Cast e credits:
Soggetto: Vito Palmieri, Sofia Assirelli; sceneggiatura: Vito Palmieri, Sofia Assirelli, Nicola Albrizio; musiche: Daniele Furlati; montaggio: Paolo Marzoni; fotografia: Marco Ferri; suono: Matteo Gharehbaghian, Giovanni Frezza; con: Gabriele Grandi, Leonardo Ciccolella; produzione: Articolture, in collaborazione con Circolo ARCI La Fattoria; distributore: Elenfant Distribution; origine: Italia, 2019; durata: 15’.

Trama:Da Teletorre19 è Tutto! racconto dell’unico caso italiano di televisione condominiale, che dal 2001 trasmette al Pilastro, a circuito chiuso, programmi realizzati dai condomini per gli altri condomini. La Torre 19 del complesso di edifici, chiamato “Virgolone”, è abitata da 72 famiglie, che si autogestiscono: dalle attività amministrative, alla manutenzione del verde, alle attività ricreative e culturali. Il documentario breve mostra l’attività di questa televisione unica e della sua importanza nel mantenere aggregata la comunità di una zona “difficile” della città, e del momento – altrettanto delicato – in cui è necessario pensare a un cambio di testimone generazionale per continuare ad animarla.

Critica (1):“Nel 2001, in via Casini 4, in uno dei palazzoni del Pilastro, microcosmo pulsante della periferia bolognese, nasce Teletorre19, la prima tv condominiale italiana. L’idea è della portinaia, ma soprattutto di un ingegnere visionario e determinato, Gabriele Grandi, che un giorno collega l’uscita del suo videoregistratore alla centralina dell’antenna, dotando così – naturalmente dopo una riunione di condominio – i 72 appartamenti di un canale via cavo autogestito.
Al “Virgolone” – come viene chiamato da tutti il complesso di edifici della zona per la singolare conformazione – è la rivoluzione. Dal debutto di Teletorre19 con Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore a un palinsesto con circa 2000 titoli e rubriche, realizzate dagli inquilini per gli altri inquilini, il passo è breve. Vengono messi infatti in programmazione un tg condominiale, una pionieristica rubrica di cucina, quiz, la presentazione delle nuove famiglie arrivate al Pilastro e tante altre trasmissioni.
Questa meravigliosa e singolare esperienza comunitaria ha affascinato Vito Palmieri, autore e documentarista di grande sensibilità che, prodotto dalla casa bolognese Articolture, ha raccontato il complesso micromondo di Gabriele Grandi e dei condomini, nel corto Da Teletorre 19 è tutto!, sostenuto da Emilia-Romagna Film Commission e dal progetto ministeriale Cineperiferie, nonché selezionato per l’edizione 2019 di Doc in Tour (...)
Vito non poteva certamente sapere che il suo film sarebbe diventato a breve un prezioso documento storico e di memoria perché, purtroppo, da qualche giorno Gabriele Grandi non c’è più. (...)”
radioemiliaromagna.it, 6/3/2019

Critica (2):«Siamo un po’ a cavallo fra il documentario e la fiction. La nostra intenzione era quella di cogliere un po’ il passaggio generazionale e di consegna fra lui (Gabriele Grandi, protagonista e ideatore, nel 2001, di Teletorre 19, ndr) e Leonardo Ciccolella che da un po’ di tempo lo aiuta nella conduzione e programmazione della TV. Attraverso questo racconto si ricapitoleranno un po’ le fasi di avvio di Teletorre che risalgono a 17 anni fa». Palmieri aggiunge di aver scelto la storia di Teletorre 19 perché «è da sempre un condominio autogestito. Le pulizie, il giardinaggio, la piccola palestra di fitness anche essa realizzata come acquisto collettivo di tutti i residenti, sono tutte forme di attività autogestite. Ciò crea certamente una coesione, una collaborazione fra gli abitanti che non sempre si incontra in grossi complessi abitativi come quello che ho visto qui. Sono tutte realtà molto belle che ho scoperto man mano effettuando i sopralluoghi preparatori. Sempre con grande sorpresa».
«Ci dispiace solo che essendo un cortometraggio non ci consentirà di soffermarci maggiormente sulle realtà che qui abbiamo scoperto e che ogni giorno presentano spunti nuovi. Di solito nel cinema le periferie vengono presentate sempre come luoghi “difficili”, ambienti violenti e degradati che la città tende ad espellere – conclude il regista - Noi ci siamo documentati prima di girare; ci siamo resi conto che questa era stata concepita come una zona del tutto isolata dalla città: era naturale che inizialmente ci fosse del disagio, ma questo ha anche aiutato la nascita di un grande senso di comunità. Il Pilastro poi ha saputo risollevarsi e oggi è un posto bello, popolare e molto solidale».
(da un’intervista al regista, pilastrobologna.it)

Critica (3):

Critica (4):
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