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Cuori - Coeurs


Regia:Resnais Alain

Cast e credits:
Soggetto: Alan Ayckbourn, dalla pièce teatrale "Private Fears in Public Places" di Alan Ayckbourn; sceneggiatura: Alain Resnais, Jean-Michel Ribes; fotografia: EricGautier; musiche: Mark Snow; montaggio: Hervé de Luze; scenografia: Jean-Michel Ducourty, Solange Zeitoun, Jacques Saulnier; costumi: Jackie Budin; effetti: Stéphane Ruet, Karine Dubois, Benoît Rousselin, Géraldine Banet, Pascale Butkovic; interpreti: Sabine Azéma (Charlotte), Lambert Wilson (Dan), André Dussollier (Thierry), Pierre Arditi (Lionel), Laura Morante (Nicole), Isabelle Carré (Gaëlle), Claude Rich; produzione: Arena Films - France 2 Cinema - Studiocanal; distribuzione: Bim; origine: Francia - Italia; 2006; durata: 123'.

Trama:Nicole cerca in tutti i modi di far funzionare il suo rapporto con il fidanzato Dan, ex militare con problemi di alcoolismo, ed è in cerca di un appartamento più grande nella prospettiva di un matrimonio. Per trovare casa, Nicole si affida a Thierry, un agente immobiliare che vive con la sorella Gaëlle, una donna che cerca disperatamente l'amore. Thierry divide il suo ufficio con Charlotte, una collega apparentemente bigotta ma che è invece piena di contraddizioni morali. Per espiare le sue 'colpe', Charlotte ha deciso di prendersi cura di Arthur, un burbero e dispotico anziano malato, padre di Lionel, un barman solitario il cui miglior cliente è lo stesso Dan...

Critica (1):È un'operazione davvero esaltante, e rischiosa, quella tentata da Alain Resnais in Cœurs, secondo film-omaggio, dopo Smoking, No smoking, al talento del drammaturgo Alain Ayckbourn, di cui il regista bretone profondamente anglofono è un tenace (e solitario) ammiratore. ("Ho visto quarantadue delle sue settanta pièces e non mi sono mai tanto divertito a teatro!" ci confidava il regista). Un'operazione rischiosa: ogni scena di questo film sottilmente onirico è come sospesa a mezz'aria tra realtà e immaginazione. Ad esempio, un'innocente videocassetta d'argomento religioso può contenere in realtà delle immagini audacissime e conturbanti. Già, chi ha registrato quelle immagini (degne di Belle de jour: ricordate il celebre carillon?) e perché? La riservatissima Charlotte o un altro? La misteriosa videocassetta a doppio fondo di Charlotte diventa un po' l'emblema di Cœurs; sapevamo che nell'anima del visionario cineasta bretone si cela un surrealista involontario, ma non sospettavamo che questa passione segreta potesse riesplodere alla verde età di ottantaquattro anni. Protagonisti della "commedia" (chiamiamola pure così perché si sorride spesso seguendo le agrodolci vicende dei personaggi) quattro uomini e tre donne, tutti malati di solitudine, che si lasciano vivere come in una sorta di acquario in una Parigi fuori tempo: una coppia in crisi (Dan e Nicole), un agente immobiliare (Thierry), la sua romantica sorellina Gaëlle, un barista filosofo (Lionel) che vive con il padre Arthur, un vecchio dal carattere impossibile. Accanto a queste tre strane coppie c'è lei, la "pia" Charlotte (Sabine Azéma), di giorno pacifica impiegata nell'ufficio di Thierry, ma cosa faccia di notte lo si può solo immaginare. Religiosissima, ma punto bigotta, "sorella Charlotte" conduce una fantastica doppia vita: nelle misteriose videocassette a doppio fondo che impresta a Thierry e più tardi al vecchio Arthur (si tratta ufficialmente di un programma televisivo d'argomento religioso, dal titolo emblematico Ces chansons qui ont changé ma vie) si cela un "diabolico" invito ad affidarsi all'immaginario, agli istinti vitali più profondi. Chi le guarda, ne rimane volta a volta sconvolto (Thierry), ma anche ritemprato (Arthur). Eh sì, siamo un tessuto di pulsioni-contraddizioni, ci ricorda Resnais, i nostri destini sono determinati da eventi impalpabili e incontri misteriosi con persone che magari non rivedremo mai. Per nostra fortuna, questa "persone" nel film hanno un "cuore" che palpita, il regista e il meraviglioso "settimino" di interpreti ce ne fanno eccome sentire i palpiti. Esaltante sul piano della costruzione (ad intarsi), e del montaggio, di cui Resnais è da sempre un virtuoso incomparabile, Cœurs incanta (e innova) in particolare per l'uso originalissimo e creativo del colore e delle scenografie (il film è stato girato interamente in studio, come facevano i grandi classici, da Lubitsch a Fellini). Altro che manierismo! Ogni ambiente (il bar di Lionel/Arditi, l'agenzia di Thierry/Dussollier, gli angusti miniappartamenti in cui vivono i sette protagonisti) ha delle tonalità dominanti molto studiate, i frequenti passaggi dall'uno all'altro décor creano nell'occhio dello spettatore una sorta di perenne shock visivo. La cinepresa in costante movimento (gli obiettivi variano continuamente, "la valigia degli obiettivi usati era più voluminosa della cinepresa" ci confidava il regista), le frequenti sfocature su questo o quel personaggio accentuano il senso di smarrimento, d'insicurezza dei personaggi, e al tempo stesso accresce la tensione interna del film. Il film ci comunica questo senso di disorientamento esistenziale con delle invenzioni squisitamente visive: si pensi a quei deliziosi fiocchi di neve che, in chiusura di ogni scena, scendono sulle immagini, come una puntuazione musicale (Resnais aveva già tentato un esperimento consimile in L'amour à mort); si pensi all'originalissima panoramica circolare sul soffitto della stanza sdoppiata (per creare due vani han fatto scempio della bella decorazione del soffitto originale), un carrello da capogiro... Cœurs è davvero un film da capogiro! Che splendido viaggio all'interno della psiche ci invita a fare il mago Alain. Ogni scena del film è un invito a decollare verso l'immaginario. Apriti sesamo, "il naufragar m'è dolce in questo mare", sembra suggerirci la sognatrice Charlotte. A questa originale, seducente Madonna-Maddalena, l'intensa Sabine Azéma infonde un eccezionale fascino poetico e un'accattivante ironia. Per superare le tante "piccole paure" che ci paralizzano ogni giorno dovremmo tutti inventarci delle cassette magiche come quelle dell'ineffabile Charlotte: è il gentile invito che ci offre questo film incantevole che sembra messo in scena da un Lubitsch (Il cielo può attendere). È davvero il caso di parlare di "Resnais's touch". Lunga vita al grande visionario bretone, "il cielo può attendere".
Aldo Tassone, France Cinema 06, 07/11/2006

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Alain Resnais
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