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Atalante (L')


Regia:Vigo Jean

Cast e credits:
Soggetto: Jean Guinée; sceneggiatura e dialoghi: J. Vigo, Albert Riéra; fotografia: Boris Kaufman; montaggio: Louis Cavante; scenografia: Francis Jourdain; musica: Maurice Jaubert; interpreti: Michel Simon (Père Jules), Jean Dasté (Jen), Dita Parlo (Juliette), Gilles Margaritis (venditore ambulante), Louis Lefebvre (un mozzo), Fanne Clar (madre di Juliette), Raphael Diligent, Charles Goldblatt, Pierre e Jacques Prévert; produzione: L. Nounez; origine: Francia; distribuzione: MIKADO; durata: 102'; anno: 1934.

Trama:Juliette, una giovane che abita in una cittadina di mare, si sposa con un forestiero, padrone di una barca chiamata Atalante. Subito dopo la cerimonia i due salgono a bordo e partono. L'Atalante è una chiatta che naviga lungo la rete fluviale francese, governata di fatto dal marinaio Père Jules e dal giovane mozzo.
La routine e la noia per la vita in una chiatta subentrano presto alla gioia del matrimonio, mentre Juliette non sa resistere all'attrazione di Parigi.
Tempo dopo i due coniugi si ritroveranno, riprendendo felici la navigazione sull' Atalante.

Critica (1):La sceneggiatura (opera di uno sconosciuto, sotto pseudonimo) fu accettata, piuttosto che scelta, da Vigo che, adattandola liberamente, ne fece il suo capolavoro. Ecco alcuni ricordi di testimoni o collaboratori alla realizzazione del film: "La sua fantasia traboccante gli permetteva d'improvvisare con facilità sorprendente. Non erano le parole ad ispirarlo, ma i volti, gli oggetti, i paesaggi" (Albert Riera) "Utilizzavamo tutto: il sole, la luna, la neve, la notte. Invece di combattere contro le circostanze sfavorevoli, ce ne servivamo" (Boris Kaufman). Il film fu accolto con favore dalla critica, ma non dai professionisti, e il distributore lo fece smontare e rimontare per intercalarvi una prolissa canzone allora alla moda: Parlami d'amore Mariù. Dal punto di vista commerciale il film fu un fiasco completo e scomparve dai manifesti la settimana stessa in cui Vigo morì di leucemia. Il critico d'arte Elie Faure, amico di suo padre, l'anarchico Almereyda, così aveva salutato questo film: "Qualcosa di umano. L'umanità della povera gente. Non cristalli scintillanti su candide tovaglie. Censi appesi qua e là. Casseruole. Mastelli. Pane. Una bottiglia di vino. Mezzi d'illuminazione modesti nella semioscurità aumentata ancora dalle nebbie del fiume".
L'ombra furtiva di Rembrandt che s'incontra tra vecchi mobili scrostati con l'ombra beffarda di Goya. (..). Un classico insomma, lo spirito stesso dell'opera di Jean Vigo, quasi sempre violento e comunque tormentato, febbrile, traboccante d'idee e di fantasia, truculento, dal romanticismo aggressivo e quasi diabolico, anche se costantemente umano". (Georges Sadoul, Dizionario dei film,, Sansoni, Firenze 1990). L'atalante, per le travagliate vicissitudini commerciali, la coincidenza con la tragica morte del suo autore e la diffidenza che suscitò nel pubblico, entrò ben presto nel novero dei cosiddetti film maledetti, nel gruppo ristretto di quelle opere totali cui le molteplici contaminazioni subite attribuiscono valore mitico. L'atalante è stato a lungo visto, studiato e amato in versioni profondamente difformi dall'originale.
Alla prima parigina L' atalante, troppo secco e lirico per il pubblico dell'epoca, venne accolto molto tiepidamente. Era naturale che il distributore corresse ai ripari; sostituita la troppo colta partitura musicale di
Maurice Jobert, soppresse le scene più surreali e bizzarre (che resero il film così famoso tra i surrealisti, l'opera di Jean Vigo viene rimessa in circolazione pochi mesi dopo in una copia ridotta a soli 65 minuti (all'origine durava 89 minuti) e con un nuovo titolo, Le chaland qui passe (dal titolo di una canzone dell'epoca). La stampa è eccellente, ma il pubblico diserta di nuovo l'appuntamento. Dopo tre settimane di programmazione L' Atalante mutilata viene rimessa nelle scatole dove rimarrà sepolta fino al 1949 (a parte una breve e infelice risortita nel 1940). Nel 1949 la Federazione dei Cineclub decide di riabilitare Jean Vigo: il direttore della Cinémathèque Francasse, Henri Langlois, rifà il montaggio del film con risultati insoddisfacenti, manca la copia dell'edizione originale. Il lavoro di restauro definitivo viene affidato dalla Gaumont, a Pierre Philippe e Jean-Louis Bompoint. Nel 1990 la copia restaurata viene presentata con successo a Cannes. "Il film maledetto del cineasta maledetto è rinato in tutta la sua bellezza, nell'originalità della scrittura", scrive Le Monde. "Ora possiamo finalmente ammirare il suo realismo sociale e poetico, la sua esaltazione dell' amour fou, il suo onirismo, il suo spirito anarchico, il suo ritorno narrativo che si accorda felicemente con la musica di Jobert". Vedendo l'edizione restaurata di L'atalante verifichiamo una volta di più come la prematura scomparsa del regista abbia lasciato nel cinema francese un vuoto irreparabile"
Aldo Tassone, Cineteca n. 7 Ottobre 1991

Critica (2):Nel febbraio 1934, Jean Vigo, malato, ha terminato il montaggio di L’Atalante, in uno scambio costante con la sua ‘banda’, vale a dire il suo gruppo di amici che, insieme al montatore Chavance, tiene al corrente il regista quando questi non è fisicamente presente. A quel punto Vigo lascia Parigi per riposarsi, mentre Maurice Jaubert, suo complice, compone la musica. Non troverà più la forza per riprendere il montaggio, come si augurava. Il suo collaboratore Albert Riéra, propone di condensare la narrazione, ma J.L. Nounez, il produttore, rifiuta che qualcuno si sostituisca al regista. Solo dopo una proiezione per gli esercenti dall’esito disastroso, Nounez accetta la proposta del coproduttore e distributore GFFA di sostituire la musica di Jaubert con una ‘canzone realistica’ adattata dall’italiano, Le Chaland qui passe. Titolo con il quale il film uscirà nel mese di settembre, poco prima della morte di Vigo. Nel frattempo, una copia dell’Atalante autentica è stata inviata a Londra, a quanto pare affidata da Maurice Jaubert ad Alberto Cavalcanti.
Ed è questa la copia-guida, immagine e suono, su cui è stato rigorosamente condotto il nuovo restauro. È stata reintegrata l’inquadratura aerea finale, girata da Kaufman su istruzioni di Vigo, già prevista in tutta la sua lunghezza nel commento musicale di Jaubert; e alcuni tagli (usura? censura? proiezionisti voyeur?) sono stati completati grazie ad alcune copie di Le Chaland qui passe, la cui pellicola fu mutilata solo a seguito dell’esclusiva del film al cinema Le Colisée, quando GFFA si appellò alle proteste di vari spettatori per raccomandare i tagli. L’ottica adottata è stata quella di affidarsi al film nella sua veste originaria, quella degli anni 1933-1934, senza tentare di adattarlo alle abitudini degli spettatori del XXI secolo.
Bernard Eisenschitz, ilcinemaritrovato.it

Critica (3):

Critica (4):
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