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Belle speranze - High hopes


Regia:Leigh Mike

Cast e credits:
Progetto: Mike Leigh. Revisione sceneggiatura: Heather Storr. Fotografia (col.): Roger Pratt. Scenografia: Andrew Rothschild. Montaggio: Jon Gregory. Production designer: Diana Charnley. Musica: Andrew Dixon. Canzoni: 'Poor Man's Prison" di Henderson e Colley; "Lonely Street" di Blue, Fowder e Stevenson, interpretata da Gene Vincent; 'Brown eyed Handsome Man" di Chuck Berry. Suono: Peter Joly, Billy McCarthy. Interpreti: Philip Davis (Cyril Bender), Ruth Sheen (Shirley), Edna Doré (la signora Bender), Philip Jackson (Martin Burke), Lesley Manville (Laetitia Boothe-Braine), David Bramber (Rupert Boothe-Braine), Jason Watkins (Wayne), Judith Scott (Suzi),
Cheryl Prime (la fidanzata di Martin). Produzione: Simon ChanningWilliams, Victor Glynn per Film Four International, Portman Productions, British Screen. Produttore esecutivo: Tom Donald. Durata: 112'. Origine: Gran Bretagna, 1988

Trama:A King's Cross, Londra, si intrecciano le vicende quotidiane di alcune persone come tante. Cyril e Shirley sono una coppia di trentacinquenni, lui corriere in motocicletta, lei giardiniera, che convivono felicemente da dieci anni, ma che non si sono mai sposati per scelta antiborghese.Valerie, la sorella di Cyril, è una casalinga nevrotica, arrivista, sposata con Martin, un rozzo commerciante, che la tradisce regolarmente.La loro anziana madre, vedova, affetta dai primi segni di demenza senile, vive sola nella casa di famiglia, in affitto dal Comune, unica sgradita presenza dei tempi in cui il quartiere, ora alla moda, era abitato dalla working class.

Critica (1):Mike Leigh fa alcuni dei film di lingua inglese più tristi e più buffi. Tre anni fa il suo secondo film, High Hopes (realizzato 18 anni dopo il primo, Bleak Moments), vinse il premio della critica internazionale a Venezia. In più, riuscì a rimbalzare dai cinema britannici a quelli americani; col che tutti pensarono che la carriera internazionale di Leigh fosse decollata. Offerte da Hollywood alle porte? L'occasione di dirigere Robo Cop 3? Magari un posto di dirigente alla Columbia Pictures? Belle speranze. Quella di Leigh è ancora una impresa a gestione familiare, e "Perché?' è uno degli interrogativi seminali tra la cultura cinematografica britannica. Il sincero desiderio di Leigh di ampliare il suo pubblico cinematografico è ostacolato da parecchi fattori. Il grosso pubblico britannico lo evita, ho il sospetto, a causa del testardo sussiego rintracciabile nel suo approccio satirico ai personaggi (e anche perchè Leigh non si preoccupa di pompare per il grande schermo gli elementi visivi, il "suo senso pittorico coltivato in televisione). II pubblico internazionale lo evita perchè i suoi personaggi per lo più sono rigidamente, ossessivamente britannici, con sfumature di classe e provenienza fastidiosamente puntigliose, come la stretta di mano di un massone. Lo stesso Leigh, poi, è abbastanza consapevole da conoscere un altro motivo, lapalissiano, a causa del quale non lavora per uno studio hollywoodiano (anche se ci fu qualche offerta dopo High Hopes): Hollywood vuole una sceneggiatura prima di chiamare il buio. Invece Leigh, quando inizia un progetto, non ha una sceneggiatura, neppure una idea buttata giù sul retro di una busta. Il suo metodo creativo probabil-mente è unico, anche se ha qualche caratteristica del lavoro- di cineasti come Cassavetes e Altman. Ognuno degli attori contribuisce al proprio personaggio, portando alle discussioni preliminari per la commedia o per il film una selezione di tipi, generalmente modellati-su parenti e amici reali. Questa costruzione iniziate può durare anche due mesi, durante i quali è tempo di Metodo. Che vino berrebbe questo personaggio? Che musica gli piacerebbe? In-questa scena prenderebbe un portacenere, o in quella scena si gratterebbe il naso? Ma, una volta che la macchina da presa comincia a girare o il sipario si apre, la sceneggiatura è sacrosanta.
Le commedie di Leigh (Goose Pimples, Smelling a Rat, Greek Tragedy) sono meccanismi di precisione con ogni uscita e entrata programmata nelle improvvisazioni con il cast. I suoi lavori televisivi e i suoi film (Nuts in May, Meantime), costruiti con lo stesso metodo, sono tranci di esausta vita britannica tratteggiati meticolosamente come una commedia di Pinter. E i suoi film per il grande schermo trasferiscono questo "naturalismo" ad alta fedeltà a una Gran Bretagna appena (ma non tanto) più familiare ai gusti e al cicaleccio politico del loro tempo. Il thacherismo, il suo spirito e la sua eredità, sono una presenza chiave negli ultimi due film di Leigh, anche se l'unico personaggio che porta il nome dell'ex Primo Ministro è il pappagallo di High Hopes. Attenzione, il pappagallo chiacchiera quanto chiunque altro nei film di Leigh. Il che ci porta al gigantesco paradosso del suo lavoro: sebbene le sue commedie e i suoi film siano sul fallimento del linguaggio nell' uniare la gente, tuttavia essi dipendono disordinatamente dalle parole e dagli spazi tra di esse. Mentre le sue storie e i suoi personaggi sono "antiteatrali" (ci offre infatti trame inconcludenti mosse da personaggi incongruenti, tuttavia diventano vistosamente teatrali li nella loro valorizzazione o frustrazione di aspettative teatrali. Silenzi, borbottii, a solo semiarticolati, vezzi manieristici fisici e verbali: il lavoro di Leigh è centrato sull'interpretazione, anche quando le interpretazioni ci danno sguardi vacui piuttosto che versi vacui.
Harlan Kennedy, dal catalogo del Bergamo Film Meeting, 1993

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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