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Party Girl


Regia:Amachoukeli Marie, Burger Claire, Theis Samuel

Cast e credits:
Soggetto: Samuel Theis; sceneggiatura: Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis; fotografia: Julien Poupard; musiche: Nicolas Weil, Sylvain Ohrel, Alexandre Lier; montaggio: Frédéric Baillehaiche; scenografia: Nicolas Migot; costumi: Laurence Forgue Lockhart; interpreti: Angélique Litzenburger (Angélique), Joseph Bour (Michel), Mario Theis (Mario), Samuel Theis (Samuel), Séverine Litzenburger (Séverine), Cynthia Litzenburger (Cynthia); produzione: Marie Masmonteil & Denis Carot-Elzévir Films; distribuzione: Bim; origine: Francia, 2014; durata: 95’.

Trama:La 60enne Angelique lavora in un night club al confine tra Francia e Germania, ama ancora le feste e gli uomini. La notte, per guadagnare soldi, la donna invita i clienti del cabaret a bere, anche se con il passare del tempo gli avventori sono sempre più rari. Tra i frequentatori abituali del locale c'è Michel che, innamorato di Angelique, le chiede di sposarlo...

Critica (1):A giudicare dalle apparenze Party Girl è un film su cui il Festival di Cannes puntava molto. Forse perché il film è francese (ma questo è piuttosto scontato), magari perché è opera di tre registi giovani e all'esordio nel lungometraggio, o per via del fatto che racconta una storia vera, interpretata e (in parte) scritta da chi la storia stessa l'ha ispirata, sta di fatto che Frémaux e colleghi hanno deciso di affidare al film del trio Amachoukeli, Burger, Theis l'apertura della sezione "Un Certain Regard". Scelta rivelatasi azzeccata, visto che ai registi è stato assegnato il premio Caméra d'or per la migliore opera prima.
E Party Girl è un film per certi versi sorprendente. Un film che, come si diceva, mette in scena la storia di Angélique, sessantenne e spogliarellista da tutta la vita, la quale, pur capendo di non essere più in grado di fare il proprio mestiere, fatica a tagliare i ponti con il mondo fatto di notti brave, feste sfrenate e alcol a tutte le ore cui è abituata, e ad accettare la proposta di matrimonio del mite e comprensivo Michel. Angélique, madre di Samuel (uno dei tre registi) interpreta se stessa e allo stesso modo tutti gli altri personaggi del film – dai figli della donna, alle colleghe dello strip club e lo stesso Michel – recitano il ruolo di loro stessi, ripercorrendo momenti di vita, anche tragici e dolorosi, da essi vissuti per davvero. Pur rimettendo in scena episodi capitati a persone reali, il film resta però un'opera di finzione e in questo caso il lavoro di messinscena sembra assumere un ruolo di maggiore importanza rispetto a tutto resto. Il lato più strettamente finzionale del racconto, a differenza del dato di realtà, assume infatti un valore di gran lunga più interessante. L'occhio dei registi che scivola nel privato dei protagonisti – e di Samuel stesso, che prende parte a questa bizzarra rievocazione – si fa profondamente impudico e carico di un'ambiguità quasi oscena. Un'ambiguità giocata sul filo sottile che divide l'osservazione dalla rappresentazione e all'interno della quale ognuno gioca a impersonare se stesso senza rendersi conto se quello che fa e che dice accade per davvero, o fa solo parte di una (ennesima) recita.
Lorenzo Rossi, Cineforum n. 535, 6/2014

Critica (2):Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis, i tre registi di Party Girl passato a Cannes nella sezione Un certain regard, hanno studiato alla scuola di cinema di Parigi, la Fémis. Prima di diventare un trio, il loro connubio è iniziato con due fortunati duo: Forbach (Amachoukeli più Theis) premiato al festival del cortometraggio Clermont-Ferran en 2009 et C’est gratuit pour les filles (Amachoukeli più Burger), César del miglior cortometraggio nel 2010. Simon Theis è all'origine del soggetto del film, una storia autobiografica incentrata sul personaggio di sua madre Angélique, la quale, dopo una vita trascorsa a lavorare nei locali notturni, sposa un cliente che si è innamorato di lei.
L'azione di Party Girl si svolge tutta in una città della Lorena, alla frontiera tra la Francia e la Germania. All'inizio, Angélique attraversa una strada in cui sono concentrati i night club della zona. Accompagnata da un gruppo di colleghe di varia età, tutte più giovani di lei che ha oltrepassato i 60, fa da Cicerone alle sue compagne e al pubblico in sala, indicando i nomi di locali notturni chiusi dove in passato ha lavorato e soggiornato.
Come le prostitute d'una volta. Angélique vive nel luogo dove lavora. Party Girl, titolo di un film del 1958, avrebbe potuto prendere in prestito un altro titolo di Nicolas Rey, They Live by Night, tanto la vita di Angélique è nella night, la notte ad adescare al bar, il giorno a dormire nella sua camera al piano superiore, nonostante l'età, nonostante i clienti per lei scarseggino... il personaggio è ovviamente fuori dall'ordinario. Tanto più che la persona che lo interpreta recita se stessa e che gli autori hanno rivelato di aver lavorato più a contenerne l'esuberanza che ad esacerbarne i tratti. Anche gli altri membri della famiglia di Angélique interpretano il proprio ruolo, con molta generosità e non senza grazia. Il resto del cast è costituito da non attori ingaggiati tra gli abitanti del luogo. Il folm è dunque molto vicino ad essere una sorta di documentario messo in scena. È probabile che una parte dell'interesse che Party Girl ha suscitato, sia da attribuire a quest'alchimia di elementi di vita vissuta da un lato e di cinema di finzione tradizionale dall'altro.
L'intrigo del lungometraggio è piuttosto leggero. Quello che lo rende, in parte, interessante è la sua maniera di sviluppare il tema della frontiera. O, più esattamente, come due frontiere di natura diversa, quella tra Francia e Germania. quella tra la notte e il giorno, si accordino per formare una sola immagine. Storica l'una, morale l'altra, a priori, esse non hanno nulla di simile. Se non il fatto che il tempo presente ha come caratteristica di averle rese entrambe permeabili. Così, i due nemici storici, Francia e Germania, celebrano nel film la loro amicizia con feste paesane, come se le tre violente guerre che hanno insanguinato l'Alsazia e la Lorena appartenessero ad un pagina che si è potuta definitivamente girare.
Così, il proletario in pensione, l'ex minatore Michel, pensa che Angélique, di cui è innamorato, possa abbandonare il mondo della notte e prendere a vivere la vita ordinaria di una casalinga. A sue spese, scoprirà che non è affatto così. Il film ha l'intelligenza di non spiegare perché, per Angélique, il passato sia così tenacemente presente. Attraverso di lei, si limita a suggerire che anche per la Lorena sia così e a disseminare delle tracce del persistere delle frontiere, le quali si incrociano e si sovrappongono in maniera sottile, per esempio nel bilinguismo asimmetrico dei personaggi, i quali passano dal francese al tedesco o mescolano l'una e l'altra lingua seguendo dei percorsi della mente che si possono osservare, eventualmente analizzare, ma che restano insondabili.
Eugenio Renzi, il manifesto, 25/9/2014

Critica (3):

Critica (4):
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