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Anna - Anna


Regia:Lattuada Alberto

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Giuseppe Berto, Franco Brusati, Ivo Perilli, Rodolfo Sonego, Dino Risi, Luigi Malerba; fotografia: Otello Martelli; scenografia: Piero Filippone, Gino Brosio; costumi: Giuliana Mafai; montaggio: Gabriele Variale; musica: Nino Rota (canzoni di Roman Vatro e F.Giotdano); interpreti: Silvana Mangano (Anna), Ral Vallone (Andrea), Vittorio Gassman (Walter), Gaby Morlay (la madre superiora), Jacques Dumesnil (il prof. Ferri), Patrizia Mangano (Luisa), Natascia Mangano (Lucia Manzi), Piero Lulli (il dott, Raimondi), Dina Romano (suor Paolina), Rocco D'Assunta (l'impresario), Lila Rocco (l'infermiera), Emilio Petacci (il colonnello Zenner), Tina Lattanzi (la signora Manzi), Lamberto Maggiorani (il malato solitario), Otello Serio (Sergio), Rosita Pisano, Bianca Doria, Dina Perbellini, Maria Emma Bardi, Armando Libianchi; produzione: Dino De Laurentis e Carlo Ponti pci Lux Film (Roma)/Lux film (Paris); distribuzione: C. Nazionale; durata: 108'; anno: 1952.


Trama:
Divisa tra la passione erotica per Walter e l'attrazione sentimentale per Andrea, Anna, ballerina in un night-club di Milano, si fa suora in un ospedale.

Critica (1):Il disastro finanziario di Luci del varietà che indebiterà Lattuada per parecchi anni, la mancata realizzazione di altri progetti che gli stanno a cuore (Servizio sensazionale, Casa di Monaco, Castidias) costringono il regista ad una sorta di Canossa con la Lux Film. Ma sarà a suo modo, una Canossa trionfale: il film Anna, secondo nelle classifiche del "box-office" per la stagione 1951-52, con oltre un miliardo d'incasso, il più grande successo popolare della prima metà degli anni cinquanta, assieme a Don Camillo di Duvivier e Pane Amore e Fantasia di Luigi Comencini, il più grande successo commerciale del cinema italiano all'estero dopo Riso Amaro di De Santis, del quale per l'appunto ricompone il cast, mettendo nuovamente insieme il trio Silvana Mangano, Vittorio Gassman, Raf Vallone. Come in Riso amaro, ma senza il sottofondo sociale che caratterizza il film di De Santis, anche in Anna la Mangano è divisa tra l'amore che ella manifesta verso il suo fidanzato Vallone e l'attrazione sessuale che suscita in lei Gassman; come nel film precedente, Gassman finisce per soccombere. Ma stavolta Silvana, invece di togliersi la vita, preferisce prendere i voti e prestare servizio in un ospedale, dove reincontrerà l'ex fidanzato che metterà a repentaglio la sua vocazione. Tuttavia Silvana saprà resistere e continuare a dedicarsi ai suoi malati. La critica abbozza e reagisce col classico "no comment", limitandosi a mettere in luce - come se ce ne fosse bisogno ancora - la sicurezza artigianale del regista, il quale a sua volta le strizza l'occhio non peritandosi di confessare che il film è frutto di un calcolo "cinicofarmaceutico". Poi, però superato l'imbarazzo di aver realizzato un puro "melò", Lattuada si interroga sulle ragione dello straordinario successo di pubblico che lo ha accompagnato. E ammette di avere girato il film con grande passione perché "un film fatto senza passione non riesce ad avere successo". Quindi, in un modo o nell'altro, Anna rientra nelle sue corde ed è ciò che la critica "posteneorealista" ha voluto approfondire, giungendo alla conclusione che Anna non fa che portare alle estreme conseguenze quello che già era implicito ne Il bandito ed in Senza pietà. Anche Anna, quindi è soggetto ad una rivalutazione: non clamorosa come quella di Riso amaro, ma pur sempre consistente. Il paragone d'obbligo è con certi prodotti hollywoodiani: se De Santis "è gonfio, folle come King Vidor", scrive Turroni (op.cit.), "Lattuada anche qui sta nella - apparente - linearità del verismo filmico alla Wyler, alla McCarey, alla Garnett".
Tutto fa pensare che, dopo il successo di Anna i legami tra Lattuada e la Lux siano destinati a rinforzarsi. Invece un banale incidente, provocato da una affermazione di principio, li spezza e stavolta in maniera definitiva, irreversibile. Lattuada, ancora gravato dai debiti di Luci del varietà e dalla necessità di saldare l'acquisto di un nuovo appartamento per cui ha versato un anticipo si reca da Gualino per chiedergli un milione. Forte del successo commerciale di Anna, pensa che Gualino non possa rifiutarglielo: che cosa pó costare al presidente della Lux aggiungere un milione ai nove pattuiti e versati per Anna? Invece, Gualino glielo rifiuta: è contro i principi stessi della sua esistenza. Egli è pronto a firmargli seduta stante un vantaggioso contratto per un nuovo film, ma non è disposto ad aggiungere un milione al consuntivo dei costi di Anna, Lattuada non accetta questa "religione del capitale"; si alza e se ne va. Del resto la Titanus si è già dichiarata disposta a finanziargli il sogno della sua vita: realizzare un film da Il cappotto, il famoso racconto di Nikolaj Gogol.
Callisto Cosulich, I film di Alberto Lattuada Gremese editore 1985

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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