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Presidentessa (La)


Regia:Salce Luciano

Cast e credits:
Soggetto: dall’omonima commedia di Pierre Veber e Maurice Hennequin; sceneggiatura: Ottavio Iemma; fotografia: Claudio Patriarca; musiche: Lelio Luttazzi; montaggio: Antonio Siciliano, interpreti: Gianrico Tedeschi, Luciano Salce, Mariangela Melato, Johnny Dorelli, Vittorio Caprioli; produzione: Capital; distribuzione: Cineteca Griffith; origine: Italia, 1977; durata: 105’.

Trama:Per ottenere dal giudice vicentino Agostino Trecanti, severo tutore dei costumi, il ritiro di certi provvedimenti punitivi presi nei suoi confronti Yvette Jolifleur, soubrette di varietà con ambizioni artistiche, si precipita in casa del magistrato la sera stessa in cui, a causa di un violento temporale, vi ha trovato rifugio col nipote Ottavio seminarista, il ministro di Grazia e Giustizia Beghin. Scambiata per la moglie di Trecanti, Egle che si trova a Roma per accogliere la figlia Dionisia, di ritorno dall'Inghilterra, Yvette seduce il ministro, che per poterla rivedere, chiama il suo presunto marito a Roma, promuovendolo a un alto incarico. Nel polveroso ministero in cui Beghin, assediato da manifestanti, questuanti, scioperanti, accoglie Yvette e il giudice, si ritrovano contemporaneamente anche Egle e la precedente amante del ministro. Di qui una serie di equivoci che si concluderanno con un forzato matrimonio tra Beghin e Yvette, col fidanzamento di Ottavio e Dionisia, col disastroso debutto dell'ex soubrette, ora danzatrice classica, sul palcoscenico della Scala.

Critica (1):A venticinque anni di distanza dall'edizione che ne curò Pietro Germi, torna sugli schermi un cavallo di battaglia del teatro burlesco; quella commedia di Hennequin e Veber che ha fatto il solletico, con le sue situazioni piccanti, a nonni e nipoti. Dove si contemplano i buffissimi guai provocati da una canzonettista tentata dalla danza: la capricciosa Yvette, che passando da un letto all'altro otterrà finalmente il successo dopo aver scoperto gli altarini dei potenti. In questo remake, sceneggiato da Ottavio Jemma, l'azione si svolge nell'Italia degli anni Cinquanta, e prende le mosse da una villa vicentina, d'improvviso messa a soqquadro da un quiproquo tanto più malizioso quanto più il padrone di casa è un severo presidente di tribunale, amico di notabili corrotti, ma finalmente deciso a denunciarne le magagne. Impresa impossibile, perché Yvette, fingendosi sua moglie, seduce il ministro della giustizia, e il nostro magistrato, all'oscuro della tresca, accarezza l'idea di far carriera. Trasferita a Roma negli uffici del ministero, la ronda diviene frenetica: la vera moglie del giudice si offre al ministro perché il marito sia promosso, la falsa trascorre dalle braccia dell'uomo politico a quelle d'un suo nipote ex seminarista, il magistrato ottiene clamorosi avanzamenti e quando la commedia degli equivoci si scioglie la brava Yvette si ritrova l'amante del presidente del consiglio e ballerina alla Scala. Dove sarebbe coperta di fischi se il conformista pubblico scaligero non trasformasse il fiasco in un trionfo.
Diretto (e in una particina interpretato) dall'inesauribile Luciano Salce, il filmino è un innocuo digestivo, prevedibilmente qualunquistico nella satira di una classe politica di erotomani e qua e là punteggiato da doppi sensi, ma vivacemente intenzionato a sposare la vecchia pochade alla critica di costume. Se si ha voglia soltanto di far quattro risate, l'intrigo salace mette di buon umore, qualche volta il comico scoppietta, e le unghiate arrivano a segno. Siamo nel surreale, nel cinema al pepe che dietro il paravento degli anni Cinquanta scotta ancor oggi. E siamo alle prese con attori ormai bravi professionisti del brillante: una effervescente, aguzza, spiritosa Mariangela Melato, un disinvolto Johnny Dorelli nella doppia parte del ministro e del nipote, un Gianrico Tedeschi argutamente pittoresco. Fra i simpatici comprimari merita un occhio di riguardo Elsa Vazzoler, anch'essa, giacché occorre, spinta allo spogliarello. Nelle soffitte del ministero, dove sono ammucchiate celebri opere d'arte, i topi chi preferiscono? Ma diamine, il Parmigianino.
Giovanni Grazzini, Eva dopo Eva, Editori Laterza, 1980

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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