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Gioco del destino e della fantasia (Il) - (Guzen to sozo


Regia: Hamaguchi Ryûsuke

Cast e credits:
Sceneggiatura: Ryûsuke Hamaguchi; fotografia: Yukiko Iioka, musiche: Brani di Robert Schumann: "Kinderszenen, Op. 15 - 1. Von Fremden Ländern und Menschen", "Kinderszenen, Op. 15 - 7. Träumerei", "Waldszenen, Op. 82 - 1. Eintritt", eseguiti al pianoforte da Kikuchi Hazuki; montaggio: Ryûsuke Hamaguchi; scenografia: Seo Hyeon-Seon, Masato Nunobe; costumi: Fuminori Usui; suono: Akihiko Suzuki; interpreti: Kotone Furukawa (Meiko), Kiyohiko Shibukawa (Segawa), Fusako Urabe (Moka), Aoba Kawai (Nana), Ayumu Nakajima (Kazuaki), Hyunri (Tsugumi), Katsuki Mori (Nao), Shouma Kai (Sasaki); produzione: Neopa, Fictive; distribuzione: Tucker Film; origine: Giappone, 2021; durata: 121'.

Trama:Un triangolo amoroso inaspettato, una trappola di seduzione fallita e un incontro frutto di un malinteso, raccontato in tre movimenti per raffigurare tre personaggi femminili e tracciare le traiettorie tra scelte e rimpianti.
Prima storia "Magia (o qualcosa di meno rassicurante)" - La migliore amica della giovane modella Meiko si sta innamorando di un uomo. Ma non sa che quell'uomo è proprio l'ex fidanzato di Meiko.
Seconda storia "Porta spalancata" - Segawa, professore universitario, diventa oggetto di una vendetta "sessuale": quella dello studente che ha bocciato e della sua bella complice.
Terza storia "Ancora una volta" - Natsuko incontra casualmente Nana sulle scale mobili di un centro commerciale. Le due donne sembrano riconoscerci: cos'hanno condiviso nel passato?

Critica (1):All’esordio nella Competizione berlinese, dopo il fortunato passaggio di Happy Hour a Locarno 2015 e quello un po’ meno propizio di Asako I & II a Cannes 2018, Ryūsuke Hamaguchi si conferma cultore di un minimalismo del racconto cinematografico segnato da precisione di scrittura e da un’eccellente sintonia tra messa in scena e interpretazioni attoriali, prettamente femminili.
In questo Wheel of Fortune and Fantasy (La ruota della fortuna e della fantasia, ma in giapponese, semplicemente Gūzen to sōzō o Fantasia e caso), Hamaguchi accosta tre racconti brevi incentrati sulle peripezie sentimentali di alcuni personaggi femminili, innescate dalla ronde della sorte, ma in cui, come da titolo, anche le proiezioni imaginifiche della mente hanno un ruolo portante.
Nel primo capitolo Magic (or something less assuring) (Magia – o qualcosa di meno rassicurante), la giovane modella Meiko si rende conto che la nuova fiamma della sua cara amica Tsugumi altri non è se non il suo ex Kazuaki. Meiko decide di confrontarsi con quest’ultimo, per comprendere se la loro relazione è davvero finita.
In Door Wide Open (La porta spalancata), Nao è una donna sposata che viene convinta dal giovane amante Sasaki a prestarsi ad un piano di seduzione degno de Le relazioni pericolose, mirato a screditare il professore universitario Segawa, recente vincitore del prestigioso premio letterario Akutagawa e noto per lasciare la porta del suo ufficio sempre aperta.
Infine, in Once Again (Ancora una volta), Hamaguchi immagina un futuro prossimo in cui i sistemi informatici sono stati infettati da un virus che ha riportato l’umanità ad una vita pre-digitale. In tale contesto, Natsuko, ingegnera informatica disoccupata, torna a Sendai dopo molti anni passati a Tokyo, per una riunione di classe dove spera di rivedere un’amica molto speciale. La compagna però non si presenta. Il giorno dopo, in procinto di ripartire, Natsuko la incrocia per caso su una scala mobile e quest’ultima la invita a casa sua.
Accomunati da ribaltamenti di prospettiva in cui le protagoniste riescono ad appropriarsi degli imprevisti del destino, anche allorché si profilano come avversi, i tre racconti di questa collezione compongono un inno alla resilienza del femminile, alla sua capacità di comprendere, accettare e perseverare.
L’empatia dei personaggi, modellata con adesione nitida dalle splendide interpreti, si fonde a perfezione con la delicatezza di sguardo quasi rohmeriana di Hamaguchi, raggiungendo l’apice nella meraviglia rincuorante suscitata dal terzo, memorabile segmento. C’è da sperare che la giuria berlinese non trascuri di segnalare un’opera di preziosa modestia e grazia profonda.
Paolo Bertolin, cinematografo.it

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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