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Her


Regia:Jonze Spike

Cast e credits:
Sceneggiatura: Spike Jonze; fotografia: Hoyte Van Hoytema; musiche: Arcade Fire, Owen Pallett - la canzone "The Moon Song" (musica di Karen O; parole di Karen O e Spike Jonze) è interpretata da Scarlett Johansson e Joaquin Phoenix; montaggio: Eric Zumbrunnen, Jeff Buchanan; scenografia: K.K. Barrett; arredamento: Gene Serdena; costumi: Casey Storm; interpreti: Joaquin Phoenix (Theodore), Scarlett Johansson (voce di Samantha), Amy Adams (Amy), Rooney Mara (Catherine), Olivia Wilde (ragazza dell'appuntamento al buio), Chris Pratt (Paul), Matt Letscher (Charles), Luka Jones (Mark Lewman), Gracie Prewitt (Jocelyn), Laura Kai Chen (Tatiana), Portia Doubleday (Isabella) Robert Benard (Michael Wadsworth); produzione: Spike Jonze, Megan Ellison, Vincent Landay, Daniel Lupi per Annapurna Pictures; distribuzione: BIM; origine: Usa, 2013: durata: 126’.

Trama:Los Angeles, in un futuro non troppo lontano. Theodore è un uomo sensibile e complesso che si guadagna da vivere scrivendo lettere personali e toccanti per conto di altri. Depresso per la fine del suo matrimonio, Theodore scopre la possibilità di una nuova relazione amorosa grazie all'"incontro" con Samantha, un nuovo e sofisticato sistema operativo progettato per soddisfare ogni sua esigenza e che promette di essere uno strumento unico, intuitivo e ad altissime prestazioni. Sofisticatissimo esempio di intelligenza artificiale, Samantha è affettuosa e empatica e ben presto rivela anche una certa indipendenza di giudizio, uno spiccato senso dell'umorismo, la capacità di andare al nocciolo dei problemi e una gamma sempre più complessa di emozioni. Dal momento in cui inizia a esistere, Samantha progredisce rapidamente, di pari passo col suo rapporto con Theodore. Da sua assistente, si trasformerà gradualmente in amica fidata, confidente e – alla fine – in qualcosa di molto più profondo...

Critica (1):Spike Jonze è un americano di provincia, piccola provincia. Rockville per l'esattezza, nel Maryland, uno che si muove tra i dettagli, che vede le cose perché è nato in periferia, lontano. Lui in questo film mette in gioco Theodor. E inventa una fantascienza prossima ventura, una fantascienza moderata, centrista si potrebbe dire, che non eccede in soluzione ardite, che non immagina cose stupefacenti. Ma sta solo un po' più in là. più avanti dl quel poco che serve per farsi raggiungere al più presto dalla scienza. Theodor (l'attore Joaquin Phoenix) vive a Los Angeles, che è Los Angeles solo in parte. Perché per l'altra parte è un quartiere avveniristico, ma esistente, a Shanghai, nel distretto di Pudong.
Theodor fa un lavoro curioso: scrive lettere d'amore per altri, che non sanno farlo. Mette su carta emozioni che sono le sue e che diventano di altri. È un uomo mite, con un matrimonio fallito alle spalle, con una bella casa, molto moderna. E con un dispositivo, una sorta di smartphone che assomiglia a un portasigarette di quelli che usavano i nostri nonni. Veste con pantaloni a vita alta, cammina a piedi, ha qualche amico.
Un giorno installa sul suo computer un nuovo sistema operativo: Os, si chiama. Naturalmente è evoluto e parla. E a parlare è questa voce che di nome fa Samantha. Solo che è una voce emozionale, emozionata, capace di pensare, capace di malinconia, capace di desiderare. Perché il punto è questo. I sistemi operativi sanno, ricordano, raccontano e organizzano, ma non hanno malinconie perché non desiderano, non sanno cosa sia il privarsi di qualcosa che si vorrebbe e non si può avere. I computer organizzano il tempo, ma non temono il tempo. Almeno fino a oggi. Lei, Samantha – nel film con la voce di Scarlett Johansson, e nell’edizione italiana con la voce di Micaela Ramazzotti – ha nostalgia e malinconie, desidera e pensa al futuro, ricorda e teme lo scorrere delle cose. Ingenua fantascienza? Niente affatto. In realtà Lei è l'anticipo spaventoso di quello che sarà il nostro destino. Un destino di assenze scnza solitudini. Dl luoghi spopolati da vite vere, eppure pieni di cose autentiche.
Theodor si innamora di Samantha, e Samantha si innamora di Theodor. La voce di Micaela Ramazzotti che ascolterete nell'edizione italiana è tutt'altro che sintetica o neutra, una voce disponibile, capace dl star vicino a Theodor, di condividere le sue passioni e la sua vita. Solo che questo non è un film sull’ amore virtuale. La solita storia di due che non si conoscono, che si incontrano, che si scrivono. Non è il trionfo della letteratura amorosa genere Laclos. Qui ci sono un uomo e una macchina. Theodor non potrà mai incontrare Samantha, perché lei non esiste, non ha un corpo.Theodor non può mentire al suo sistema operativa, e Samantha non può mentire a lui. Non ha bisogno di descriversi in un modo diverso, non ha dubbi sul suo aspetto fisico, non ha un aspetto fisico. Non ci sono di mezzo immagini, fotografie, in questa relazione. E poche parole scritte, ma è solo conversazione. Non c'è possibilità di un incontro. Eppure entrambi evolvono, cambiano, si capiscono. Theodor sa che con lei potrà essere sincero fino in fondo. Samantha sa che potrà esserci tutte le volte che lui desidera parlarle. Fanno anche l'amore, in modo virtuale. E quando lei è emozionata sospira Anche se lui le dice: «Tu non hai bisogno di ossigeno, perché sei affannata?».
Ma non c'è mai un elemento fuori posto in questa storia, mai una sbavatura, mai un dettaglio esagerato. Tutto corre nel regno del possibile, e in un futuro che ci sgomenta. Perché è solo un po’ più in là, ma esiste. Non troppo lontano da Los Angeles, alla Unversity of Southem California lavora un ingegnere chimico. Si chiama: Daniel Lidar. Studia la teoria dei sistemi quantistici, con un progetto ambizioso: quello di cambiare il modo in cui vengono elaborati i dati. Non più con i bit, ma coni gbit. Insomma Lidar ha collaborato alla costruzione di un computer quantico che non ragiona attraverso un sistema binario, ma con una quantità di possibilità in più. Perché i computer quantici hanno la capacità di imparare dall'esperienza. Ricordano e hanno memoria, ma soprattutto sono capaci di riflettere su quel che sono stati. Se ricordi, se hai memoria, e se rifletti, hai nostalgia, e prima o poi rischi di trasformarti in Samantha. Vite virtuali senza corpi: vite fuori dal mondo che riempiono le giornate di gente ancora viva che fatica a esistere.
È un film vertiginoso Lei. È il sentirsi senza sapersi dei social network, è lo scrivere senza guardarsi. È la parola che non si fa corpo, ed è il tempo che non corre più in avanti, ma arriva dappertutto. In questo film non c'è futuro e non c'è passato. Ci sono sentimenti che fluttuano dentro tecnologie che servono solo a capire come l'amore possa crescere ovunque, nelle crepe di vecchi muri a secco, come fosse una pianta spontanea, o attraverso oggetti tecnologici impensabili, e capaci di trasformare il proprio computer, in una storia, in un racconto di emozioni. Quando finisce il film esci dalla sala con una sensazione tremenda. Quasi stupito che il mondo possa ancora esistere come è sempre stato. E hai addosso una sensazione di pericolo, quasi. (…)
In realtà questo film ti spiega che si può condividere qualcosa di ancora più importante della vita stessa. Come se i sentimenti, la nostalgia, il desiderio, possano diventare qualcosa che non appartiene a nessuno in particolare, né agli umani e né alle macchine. Ma entrano in qualcosa che sta altrove, qualcosa che non ha regole, una sorta di inconscio collettivo sentimentale che è patrimonio di tutti, e rende tutti uguali. Samantha e Theodor sono questo. Ma non sono i soli. Nel film si capisce che sono molti gli uomini e le donne ad «avere relazioni con un Os, con un sistema operativo». Ogni debole sorriso sulla trovata di Spike lonze per chi non ha ancora visto il film è del tutto fuori luogo. In Lei c'è la sintesi estrema di quello che stiamo diventando. E di quello che non possiamo più essere. Siamo scrittura, strutture narrative, ed empatia con gli altri, unempatia sintetica che non ha ancora trovato buone regole di funzionamento.
Siamo capaci di confessare le nostre debolezze a uno sconosciuto in un social network e nascondere la nostra disperazione a tutti quelli che conosciamo da sempre. Siamo in grado di trasformare altre vite, di cui non sappiamo niente, in sistemi operativi senza corpi, che ci parlano, ci giudicano, ci osservano, senza parlarci veramente, e senza veramente osservarci.(…)
Non può continuare la storia tra Theodor e Samantha. La voce del sistema operativo è malinconica, piena di rimpianti, senza rimorsi. Lei non fa errori. Lui non può rimproverarle niente. Nessun amore può reggere senza errori, nessun amore sopporta l'impossibilità di franare in un rimprovero qualsiasi, anche il più banale. Tantomeno quello di Theodor e Samantha. Lei addirittura in una conversazione dice che non si piace in quel momento. che lo richiamerà.
Ma in questa fantascienza che cerca di leggere un futuro che ancora non c'è, questa fantascienza che troveremo facilmente all'incrocio successivo del nostro cammino, il passato, la consistenza della terra, arriva tutta assieme. Nei paesaggi di montagna, nei boschi dove cammina Theodor quando ancora spera di ritrovare un’ intesa con Samantha ma senza crederci più: e capisce che la solitudine e l'amore possono essere la stessa cosa. Anzi che l'amore sta diventando una forma di solitudine, più di quanto si pensi. E lentamente la loro storia sfuma in modo inevitabile. Umana troppo umana, per certi versi. (…)
Roberto Cotroneo, Corriere della Sera Sette, 7/3/2014

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