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Femmine folli - Foolish Wives


Regia:Von Stroheim Erich

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Erich von Stroheim; fotografia: Ben Reynolds, William Daniels; scenografia: Erich von Stroheim, Richard Day; interpreti: Erich von Stroheim (conte Wladislas Serge Karamzin), Maude George (principessa Olga Petznikoff), Mae Bush (principessa Vera), George Christians poi Robert Edison (Howard Hugues), Patsy Hannen (Dolly Hugues), Cesare Gravina (Ventucci), Malvina Polo (Marietta, sua figlia), Dale Fuller (Maruska, la domestica); produzione: Universal; origine: Stati Uniti, 1921; durata: 117'.
Da Cineteca Italiana di Milano e Cineteca del Comune di Bologna.

Trama:Nel 1920 a Montecarlo un falso conte russo che vive con due false sorelle e una cameriera, da lui sfruttate seduce la moglie di un diplomatico americano, violenta la figlia minorata di un falsario che lo uccide e ne butta il cadavere in una fogna. Prodotto da Carl Laemmle per la Universal a un costo enorme per l'epoca (un milione di dollari per 80000 metri di pellicola; l'edizione originale era di 6300, quasi 4 ore, prima ridotte dal produttore e poi sempre più scorciato dalle varie censure), è un melodramma a forti tinte che con irridente, irriverente e ribalda ironia Stroheim spinge sino alla caricatura.

Critica (1):Ormai sappiamo che due copie dello stesso film muto, normalmente, sono diverse. Eppure Foolish Wives rappresenta un vero caso limite. Il ritrovamento della copia italiana su supporto nitrato, e colorata, da parte della Cineteca Italiana ci ha spinto a presentare quest'edizione in chiusura de Il Cinema Ritrovato 1995. La versione italiana è estremamente danneggiata, sicuramente meno completa di quella americana, eppure le osservazioni proposte da Jacques Rivette ormai quarant'anni fa, e che qui sotto riportiamo, mantengono tutto il loro fascino.
Jacques Rivette e la versione italiana di Foolish Wives: "Nel proporre al pubblico della Cinémathèque il "problema" delle due copie di Foolish Wives, Henri Langlois lasciava ognuno libero di trarre le proprie conclusioni: si tratta di una ipotesi, e come tale soggetta a correzioni.
In primo luogo: le due copie sono diverse non solo per quanto riguarda l'ordine delle sequenze (e il significato degli intertitoli), ma anche nel montaggio delle inquadrature all'interno delle medesime sequenze: inquadrature di una risultano assenti in un'altra, il loro ordine è spesso modificato, e anche i tagli e i raccordi sembrano essere diversi. Secondariamente, e cosa ancora più sconcertante: alcune inquadrature, comuni alle due versioni, risultano in realtà essere "versioni" diverse della medesima inquadratura, essendo la scena più articolata e l'azione più accurata in alcune piuttosto che in altre; le riprese più lunghe e incisive appartengono sempre alla copia italiana, mentre quella americana si accontenta della versione più anodina. Infine, un terzo ordine di dati è fornito dalla qualità fotografica delle due versioni: la copia italiana è certamente graffiata, tagliata e alterata dall'usura in molte sue parti, ma presenta un'incontestabile omogeneità. Quella americana, al contrario, presenta grandi differenze da una sequenza all'altra: alcune hanno la qualità di una stampa diretta da negativo, altre la grana e il grigiore tipici del controtipo. Inoltre le prime mi sono sembrate corrispondere alle scene che nella copia italiana presentano un diverso montaggio, mentre le seconde a quelle identiche nelle due versioni o assenti dalla seconda. È facile intuire a quale conclusione siamo giunti: la versione italiana sarebbe una copia originale, certo amputata dal tempo e dalla censura, ma in cui gli elementi tuttora esistenti corrisponderebbero al montaggio di Stroheim. Quella americana sarebbe invece stata montata successivamente dalla Universal, forse desiderosa di sfruttare lo scandaloso successo dell'originale presentandone una versione più breve ed edulcorata - rimontaggio in cui sarebbe stato utilizzato per alcune scene un controtipo della versione originale, e per altre, più audaci, scarti o duplicati rimasti inutilizzati all'epoca del primo montaggio. Inoltre la versione italiana, per quanto mutilata possa essere, conserva una forza, una frenesia barocca, una poesia 'pre-wellesiana', quasi del tutto scomparse nella versione americana, più fluida, ma anche più convenzionale (è assente, per esempio, la sequenza del tiro al piccione): quest'ultima può essere opera di un cineasta di grande talento, ma la prima soltanto di un creatore geniale".
In Post-scriptum (II), n. 79, gennaio 1958, p. 24 (in calce a Lotte H. Eisner, L'Enigme des deux Nosferatu)

Critica (2):Chiaramente pensato come melodramma a sfondo sessuale, Foolish Wives è uno dei più divertente drammi burlesque mai portati sullo schermo. Mack Sennett al suo massimo non ne ha mai fatto uno più divertente. Involontariamente divertente, Foolish Wives nondimeno è allo stesso tempo francamente osceno. (...) Con i suoi due principali personaggi americani concepiti dall'autore come puri somari e gli stranieri, per contrasto mostrati come acuti furbacchioni che si fanno beffe degli americani a ogni occasione, Foolish Wives si propone come un malizioso insulto agli americani in generale e alla femminilità americana in particolare. Se scritto da un americano sarebbe stato già di cattivo gusto, ma quando robaccia come questa viene tirata fuori da uno straniero (von Stroheim è austriaco) la cosa è ancora più grave".
Bell, Variety, 20/1/1922

Critica (3):La musica
"Scrivere la musica di un film come Foolish Wives di Erich von Stroheim non è cosa da poco. Un falso conte russo in una falsa Montecarlo, in compagnia di un falsario e di due principesse, false anche loro...: tutto questo per ispirare una musica non... falsa, ma per lo meno "presa a prestito".
Nel corso dell'intera partitura ho lavorato secondo il principio del leitmotiv, assegnando a ciascuno dei personaggi un proprio tema che viene modificato in funzione della presenza di altri e della situazione drammatica. Tutta la musica del film si affida a un tema principale, quello del "Conte Sergei Karamzin'". Il compositore americano Sigmund Romberg, a cui si deve la prima partitura musicale per Foolish Wives, si servì, come usava all'epoca, di un collage di celebri partiture per orchestra e di un tema particolarmente efficace, affidato ai corni da caccia, 'per annunciare ogni apparizione del sinistro Karamzin'. A partire da questi dati e tenendo conto dell'orchestrazione da me scelta (violino, contrabbasso, tromba, trombone, piano e soprano - formazione eclettica tipica delle orchestre cinematografiche nell'epoca del muto), ho composto un tema per gli ottoni. Con un colore minore russo "alla Prokofiev", questo tema a due voci, allargandosi in movimenti contrari, contribuisce a esprimere la dualità lacerante del personaggio. Capace delle più alte acrobazie di galanteria e di savoir-vivre all'europea, Karamzin sprofonda con la stessa facilità nell'intrigo, nella cupidigia e nel sadismo: da qui la dualità della musica. (...) Nel comporre questa musica ho voluto restituire un poco di sostanza a quello che Von Stroheim chiamava 'lo scheletro del mio piccolo morto'. Tutto sommato, un lavoro di ricostruzione immaginaria che si ricollega, servendosene, all'usurpazione come mezzo di espressione della verità, principio caro al genio di Erich von Stroheim."
Gabriel Thibaudeau

Critica (4):Foolish Wives, terzo film diretto da Stroheim dopo Blind Husbands (1919) e The Devil Passkey (1920), rappresenta una tappa fondamentale nella carriera del regista: grazie a questo film Stroheim si impose clamorosamente all'attenzione del pubblico e della critica, consolidando il suo prestigio come attore e diventando all'improvviso il più famoso director hollywoodiano. A differenza dei due film precedenti, girati rispettivamente in sette e in dodici settimane, la lavorazione di Foolish Wives durò quasi un anno e Stroheim, grazie alla munificienza del produttore Carl Laemmle, potè disporre di un budget enorme, che gli consentì di ricostruire fedelmente, a grandezza naturale, la piazza principale di Montecarlo, con il Casinò e il Café de Paris. Durante la lavorazione del film fu allestito fra la Quarantaquattresima Strada e Broadway un enorme cartellone luminoso che annunciava "UNIVERSAL FILM COMPANY CARL LAEMMLE E ERIC VON STROHEIM - FEMMINE FOLLI - COSTO FINO AD OGGI: 947.382 DOLLARI". Ogni settimana le lampadine colorate che formavano la scritta venivano sostituite dai pompieri di New York per aggiornarne il costo. Per la prima volta il costo di un film veniva semplicemente reclamizzato a scopo pubblicitario, diventando un fattore non secondario della sua riuscita commerciale. Grazie ad una simile campagna pubblicitaria Stroheim si guadagnò la fama, non del tutto vantaggiosa, di essere il più costoso regista del mondo, un pregiudizio d'altra parte non privo di fondamento da cui egli non riuscì mai più a liberarsi e che contribuì in seguito a rendere sempre più difficile i suoi rapporti con gli Studios di Hollywood. "Se qualcosa, dopo, non funziona, se si inceppa, già a partire da Greed, il meccanismo del rapporto fra produttore e regista, ciò si deve al fatto che Stroheim orienta il costo (valore economico, monetizzabile) verso gli abissi dello spreco, della spesa senza corrispettivo, dell'eccesso non visibile e quindi, agli effetti dell'impatto sul pubblico, inutile." (A. Cappabianca) In ogni modo Foolish Wives tenne il cartellone a Broadway per più di un anno e, pur non riuscendo a coprire integralmente i costi di produzione, segnò una notevole affermazione in termini di prestigio per la Universal, che divenne una delle principali case hollywoodiane. Durante la lavorazione del film furono girati 8.000 metri di pellicola che Stroheim ridusse in seguito a 6.300 (circa tre ore di proiezione). La sua intenzione era di dividere il film in due parti, di un'ora e mezza ognuna, separate da un intervallo. Ma Irving Thalberg, uno dei direttori della Universal, tagliò abbondantemente la pellicola in sala di montaggio: la censura fece il resto, riducendo la durata a 4.200 metri (due ore e quaranta). La forte carica di erotismo che pervade il film risultò così mitigata rispetto alle intenzioni del regista, per l'esclusione di alcune scene, come per esempio una sequenza in cui la principessa Vera (Mae Bush) aiutava il conte Sergej Karamazin (Stroheim) a travestirsi da donna, con tanto di reggicalze, pizzi e calze di seta. Inoltre nella versione originale il protagonista, per spacciare denaro falso, si serviva della moglie di un ambasciatore americano. Tale personaggio fu poi soppresso dalla censura e sostituito da un commesso viaggiatore, con la conseguente eliminazione delle sequenze che descrivevano l'arrivo del diplomatico a Monaco e le cerimonie celebrate in suo onore.
Foolish Wives condivide, seppure in misura minore, il destino della maggior parte dei film di Stroheim: ripresi e finiti da altri (Merry Go-Round, The Honeymoon), incompiuti (Queen Kelly), mutilati sistematicamente dai producers e dalla censura (tutti, tranne Blind Husbands e, in parte, The Merry Window), in certi casi a tal punto da pregiudicare un'analisi attendibile del testo. Dopo aver interpretato il ruolo del villain, solitamente un perfido ufficiale prussiano - in numerosi film, fra cui Hearts of the World di Griffith, Stroheim aveva recitato come protagonista in Blind Husbands. Foolish Wives contribuì ulteriormente a consolidare la sua fama di attore. Per il lancio pubblicitario di questa sua interpretazione, che gli procurò un notevole successo fra il pubblico femminile, fu coniato uno slogan che lo definiva come "l'uomo che amate odiare". Come scrive Peter Noble, "forse per la prima volta nella storia del cinema, un avventuriero senza morale, un libertino privo di scrupoli, assurse al rango di personaggio centrale in un film e venne presentato in modo realistico, mai con indulgenti attenuazioni e sempre nella sua sinistra grandezza negativa: un grandissimo merito di Stroheim regista e attore fu quello di far accettare al pubblico americano un film e un eroe del genere". Dal punto di vista formale il film è strutturato secondo un montaggio di inquadrature fisse, e in particolare di primi piani. Rarissimi sono i movimenti di macchina, impiegati esclusivamente per effetti drammatici (cfr. la carrellata in avanti verso il volto della domestica in preda alla gelosia). Benchè Stroheim si fosse formato come regista alla scuola di Griffith, mancano nei suoi film quegli elaborati procedimenti di montaggio che costituiscono la più vistosa caratteristica della scrittura del maestro. "Egli restituisce il cinema alla sua funzione primaria, gli insegna di nuovo a mostrare. Uccide la retorica e il discorso per far trionfare l'evidenza: sulle ceneri dell'ellissi e del simbolo crea un cinema dell'iperbole e della relatà."
(A. Bazin)
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