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Gusto del sakè (Il) - Sanma no aji


Regia:Yasujirō Ozu

Cast e credits:
Sceneggiatura: Noda Kōgo,Yasujirō Ozu; fotografia: Atsuta Yūharu; luci: Ishiwatari Kenzo; montaggio: Hamamura Yoshiyasu; scenografia: Hamada Tatsuo; costumi: Yûji Nagashima; musica: Saitō Kjōun; interpreti: Ryū Chishū (Hirayama Shuhei), Iwashita Shima (Hirayama Michiko), Sata Keiji (Koichi), Okada Mariko (Akiko), Mikami Shinichirō (Kazuo), Yoshida Teruo (Miura Yukata), Maki Noriko (Taguchi Fusako), Nakamura Nobuo (Kawai), Miyake Kuniko (Nobuko), Tōno Eijirō (Sakuma, "Il Tasso"), Sugimura Haruko (Tomoko), Katō Daisuke (Sakamoto Yoshitaro), Kita Ryitji (Horie), Tamaki Miseyo (Tamako), Kishida Kykōo (la barista); produzione: Shcōhiku; distribuzione: Tucker Film; origine: Giappone, 1962; durata: 113’.

Trama:Il signor Hirayama, vedovo, pensa che sia ora che sua figlia Michiko si sposi. Lui e i suoi vecchi amici Kawai e Horie organizzano una festa per il loro antico insegnante di letteratura, ora in pensione, soprannominato "il Tasso" : L'ex professore per vivere gestisce un ristorantino ed è diventato un forte bevitore. Quando i tre lo portano a casa solennemente ubriaco, sono colpiti dalla sorte di sua figlia Tomoko, rimasta zitella per sostenere il padre. Ciò conferma Hirayama nella sua idea che la figlia deve sposarsi. Al ritorno a casa la severa Michiko lo rimprovera per aver bevuto; dice che non pensa a sposarsi, anche perché il padre e il fratello minore non saprebbero cavarsela senza di lei. Intanto il figlio maggiore di Hirayama litiga con sua moglie a proposito di un set di mazze da golf che vorrebbe comprare. Per caso Hirayama incontra un ex commilitone e, bevendo whisky in un bar al suono di una marcia militare, si perde in una serata di nostalgia. In un successivo incontro il Tasso, sempre ubriaco, esprime il suo pentimento per aver tenuto egoisticamente la figlia presso di sé.
Mentre i tre amici continuano a prendersi in giro tra loro (specialmente a spese di Horie che ha sposato una donna più giovane), Michiko insiste col padre e col fratello che non vuole sposarsi - tanto più che un giovanotto che le piace, un collega del fratello, si rivela già fidanzato. Ma alla fine si lascia convincere e sposa un altro giovane. Dopo il matrimonio della figlia, Hirayama è triste e va a bere nello stesso bar dove aveva rievocato i tempi di guerra. Torna a casa ubriaco e il figlio minore lo rimprovera perché beve troppo. Il finale riprende quello di Tarda primavera, con l'uomo che si vede davanti una vecchiaia solitaria.

Critica (1):Il sanma del titolo originale è un pesce (la costardella) che si mangia a fine estate, per cui il titolo giapponese contiene un riferimento stagionale, dagli ovvii riferimenti metaforici, come negli haiku. Il 54° film di Ozu è l'ultimo del regista. Mentre lavorava alla sceneggiatura, morì sua madre, con la quale aveva abitato tutta la vita. Nel suo diario Ozu scrive: "Giù nella valle è già primavera / Nuvole di fiori di ciliegio in boccio / Ma qui, l'occhio fiacco, il sapore di costardella - / I boccioli sono malinconici / E il profumo del sakè diventa amaro" ( cit. in Ozu di Donald Richie). Il regista morì l'anno successivo all'uscita del film, mentre preparava con Noda il prossimo, ambientato nel mondo del cinema, dal titolo Daikon to ninjin ("Ravanelli e carote", termine per indicare gli attori di basso livello). Questo film fu realizzato più tardi da Minoru Shibuya.
Come tanti film di Ozu del dopoguerra Il gusto del sakè declina in forma appena variata il tema di Tarda primavera; qui però declinato in forma più moderna nel personaggio più duro e critico di Michiko, interpretato da Iwashita Shima. Idem per il tema della solitudine; Ryū Chishū nel finale appare ubriaco, sebbene non nel modo scomposto di Viaggio a Tokyo. Il gusto del sakè riprende pari pari da Tarda primavera la scena della figlia in abito tradizionale da sposa che s'inginocchia davanti al padre. Come altrove in Ozu, non vediamo lo sposalizio, né arriviamo mai a vedere lo sposo. Fa da contrappunto al racconto principale la storia del matrimonio litigioso del fratello maggiore di Michiko, con sua moglie che critica il consumismo di lui (ma poi lo accetta per fare anche lei acquisti). Sata Keiji, specializzato per Ozu in parti di fidanzato dall'aria molto seria, offre la sua interpretazione migliore nel ruolo del giovane marito infantile.
Il vecchio e triste professore beone è interpretato da Tōno Eijirō, che è un po' l'ubriacone ufficiale dei film di Ozu; da notare che la figura di un insegnante in pensione costretto ad aprire un misero ristorante appariva già in Tokyo Chorus.
Si riforma il trio di vecchi amici pettegoli con Nakamura Nobuo e Kita Ryji, qui con Ryū al posto di Saburi Shin; oltre a prendersi in giro l'un l'altro si producono in un paio di elaborate beffe. Gli scherzi del trio indirizzati alla padrona del ristorante vengono dritti dritti da Tardo autunno; l'attrice è la stessa, la spiritosa Takahashi Tojo, di Early Summer e Buon giorno (appariva anche in Viaggio a Tokyo). Il film elabora particolarmente il tema della nostalgia della giovinezza nei tempi di guerra, in un paio di scene insieme divertenti e amare; famosa la fantasia grottesca di americane bionde che suonerebbero lo shamisen (nota che è lo strumento delle geisha) masticando chewing­gum, qualora il Giappone avesse vinto la guerra ("Meglio di no", osserva Ryū).
Il film brulica di parallelismi di personaggi e ambientazioni, ma centrale è quello che lega la situazione di Hirayama al rapporto di altri padri con le loro figlie. [...] Il più esplicito di tutti è l'elaborato parallelismo tracciato fra Hirayama e il suo vecchio insegnante Sakuma, soprannominato "il Tasso". I lunghi episodi che girano intorno al Tasso presentano un racconto di avvertimento: lui si è tenuta attaccata sua figlia Tomoko e ora lei è troppo vecchia per sposarsi. Più volte Kawai avverte Hirayama che lui e Michiko finiranno allo stesso modo. Ozu sottolinea la solitaria infelicità dei due Sakuma in un paio di scene che si soffermano su di loro dopo che gli altri sono andati via: le inquadrature in campo medio di Tomoko che piange (fine scena 7) e del Tasso avvilito (fine scena 9) – ciascuno dei due seduto su uno sgabello nel loro ristorantino da due soldi – sembrano confermare l'asserzione fatta dal Tasso ubriaco che alla fine ognuno è solo.
David Bordwell, Ozu and the Poetics of Cinema, British Film Institute, Princeton University Press, London-Princeton, 1988

Critica (2):In Ozu, una volta delineato, il racconto in corso evoca un racconto alternativo che avrebbe potuto verificarsi se i personaggi si fossero messi sull'altro lato della strada o se avessero preso il treno passato prima. [...] L’alternativa immaginaria che proviene da ipotetici spostamenti spazio-temporali spicca anzi come una sorta di toccante malizia. Il gusto del sakè (1962) non prepara forse il terreno per No Smoking e Smoking [di Alain Resnais]?
Diane Arnaud, Montage des possibles. Ozu, du c6té de chez Van Saint et Resnais, in Ozu à présent, a cura di Diane Arnaud e Mathias Lavin, G3J Éditeur, Paris, 2013

Critica (3):E la Storia, in questo film che non esagera l'importanza della più piccola storia e lascia che i conflitti si esauriscano lontano da sé, è una discreta perturbatrice [...]. La disfatta giapponese (vedi le due bellissime scene parallele in cui si ascolta l'inno della marina) e l'invasione economica del Giappone da parte degli USA vengono convertiti qui in elementi integrabili e modificanti del progetto estetico di Ozu, che uno potrebbe credere – al contrario di Mizoguchi – indifferente alle tempeste del mondo: gli scambi di sguardi, i saluti, il girare su se stesso dell'ex marinaio [...] evocano la Storia del Giappone attraverso una sorta di derisione amara presso i personaggi, equilibrata da un'euforia di inquadrature e montaggio.
Jean-Claude Biette, Le Gout du saké, in "Cahiers du cinéma", n° 296, janvier 1979

Critica (4):
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