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Fabbrica di cioccolato (La) - Charlie and The Chocolate Factory


Regia:Burton Tim

Cast e credits:
Soggetto
: dal romanzo Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Roald Dahl; sceneggiatura: John August, Pamel Pettler; fotografia: Philippe Rousselot; musiche: Danny Elfman; montaggio: Chris Lebenzon; scenografia: Alex McDowell; effetti: Joss Williams, Nick Davis, Chas Jarrett, The Moving Picture Company (Mpc); costumi: Gabriella Pescucci; interpreti: Johnny Depp (Willy Wonka), Freddie Highmore (Charlie Bucket), Helena Bonham Carter (Sig.ra Bucket), James Fox (Sig. Salt), Christopher Lee (padre di Willy Wonka); Missi Pyle (Sig.na Beauregard), Annasophia Robb (Violet Beauregarde), Noah Taylor (padre Bucket), Julia Winter (Veruca Salt), Jordan Fry (Mike Teavee), Garrick Hagon (reporter di Denver), David Kelly (Nonno Joe), Harry Taylor (Sig. Gloop), Philip Wiegratz (Augustus Gloop); produzione: Richard D. Zanuck, Michael Siegel E Brad Grey Per Warner Bros., The Zanuck Company, Plan B Films, Warner Bros.; distribuzione: Warner Bros. Italia; origine: Gran Bretagna, Usa; 2005; durata: 106'.

Trama: Cinque biglietti d'oro sono nascosti in altrettante tavolette di cioccolato fabbricate dal signor Willy Wonka. I fortunati bambini che riusciranno a trovarli potranno varcare i cancelli della Fabbrica di Cioccolato del signor Wonka ed entrare così in contatto con il suo magico mondo. Per Charlie Bucket, un bambino povero, vincitore dell'ultimo biglietto, sta per iniziare una indimenticabile avventura...

Critica (1):Cioccolata a fiumi, e tutta vera: se vedendo La fabbrica di cioccolato di Tim Burton vi verrà fame, sappiate che è una fame salutare, non un effetto speciale. Il cioccolato di Willy Wonka non è fatto al computer. Così come sono "autentici" gli Oompa-Loompa, i nanetti che lavorano nella fabbrica e che sono tutti interpretati, uno per uno, dall'attore keniano (di origine indiana) Deep Roy. Ovviamente il computer serve a moltiplicarli, e a ridurli ulteriormente di statura: Roy è alto circa 1,40 e gli Oompa-Loompa arrivano sì e no a 70 centimetri... Il discorso su ciò che è vero e ciò che è falso, nelle quintalate di Immaginario che Tim Burton ci scarica addosso, non è ozioso. La fabbrica di cioccolato, ispirato al famoso romanzo di Roald Dahl che l'editrice Salani ha rimandato in libreria, è un film totalmente fiabesco, dove tutto è finto, ma al tempo stesso tutto ha l'autenticità delle grandi fiabe. Burton ha trovato, nel libro di Dahl, il soggetto perfetto per scatenare la fantasia senza i lacciuoli "realistici" presenti, ad esempio, in Big Fish. Il risultato è un film talmente compatto, in cui l'ispirazione è talmente continua (e continuamente felice), da indurci a un'affermazione forte: è il capolavoro di Tim Burton, solo Edward mani di forbice - tra i precedenti - era altrettanto perfetto. Se pensiamo che Burton ha appena realizzato anche il cartoon La sposa cadavere, visto a Venezia, bisogna concludere che il ragazzo è in una forma spettacolare. In questo momento è il visionario numero uno del cinema americano. Anche Edward mani di forbice era costruito sulla maschera di Johnny Depp. La simbiosi attore/regista è ormai totale. Nei panni di Willy Wonka, Depp appare solo dopo mezz'ora di film: il suo ingresso in scena, con gli enormi occhialoni da sole, il cilindro e i capelli a caschetto alla Prince Valiant, è da antologia. Prima, abbiamo assistito alla vita povera e felice di Charlie, il vero protagonista del film. Il piccolo Charlie vive con genitori e nonni in una baracca, nella città operaia e fatiscente che circonda la gigantesca fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Quando il misterioso cioccolataio, che da anni vive recluso, lancia un concorso (i cinque bambini che troveranno uno speciale coupon dorato in una tavoletta di cioccolato potranno visitare la fabbrica), Charlie sogna di essere tra i fortunati. Prima di lui, i labili: ma il quinto tocca proprio a lui, e Charlie potrà finalmente vedere il mitico Willy, accompagnato dal nonno che un tempo, nella fabbrica, ha lavorato... Quando entriamo con Charlie e gli altri bambini nel regno di Willy Wonka, capiamo subito che il cioccolato è una scusa. Willy è il custode di un mondo dove regna la fantasia. Quando vediamo gli Oompa-Loompa creare tavolette identiche al monolito di 2001 Odissea nello spazio, possiamo giungere alla conclusione che la fabbrica di cioccolato è Hollywood. Lettura legittima, ma riduttiva: è anche il regno di Oz, è Disneyland, è l'Isola che non c'è, è la sintesi di tutti i regni immaginali che l'uomo si è inventato per sopravvivere, e Willy Wonka ne è il custode. È un artista misantropo che Johnny Depp costruisce come un dandy bizzarro, irascibile e sotto sotto tenerissimo. È la creatura alla quale Tim Burton affida il suo messaggio: per vivere nel mondo occorre recuperare la ricchezza e l'ambiguità delle fiabe, con la loro poesia e la loro crudeltà. La fabbrica di cioccolato è un film utilissimo per sopportare questa nostra pesantissima epoca.
Alberto Crespi, l'Unità 23/9/2005

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Tim Burton
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