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Goodnight Mommy - Ich seh Ich seh


Regia:Franz Veronika, Fiala Severin

Cast e credits:
Sceneggiatura: Veronika Franz, Severin Fiala; fotografia: Martin Gschlacht; musiche: Olga Neuwirth; montaggio: Michael Palm; scenografia: Hannes Salat, Hubert Klausner; costumi: Tanja Hausner; interpreti: Susanne Wuest, Lukas Schwarz, Elias Schwarz, Hans Escher, Elfriede Schatz, Karl Purker, Georg Deliovsky, Christian Steindl, Christian Schatz, Erwin Schmalzbauer; produzione: Ulrich Seidl Film Produktion; distribuzione: Koch Media; origine: Austria, 2014; durata: 99'. VM 18

Trama:In una calda giornata estiva, due gemellini di 10 anni attendono il ritorno della mamma, ricoverata per un'operazione di chirurgia plastica. Al rientro della donna nella casa isolata tra boschi e campi di mais, però, nulla è più come prima: è severa e distante e tiene la famiglia lontana dal mondo esterno. I due fratellini iniziano a dubitare che la donna sia veramente la loro mamma e decidono di scoprire la verità...

Critica (1):A dispetto del fatto che la nostra è decisamente, per eccellenza, l'epoca dell'ibridazione culturale, di tanto in tanto emergono con evidenza tracce di un cinema per il quale ha senso parlare di identità nazionale. È oggi il caso del cinema austriaco, che negli ultimi dieci-quindici anni è venuto gradualmente acquisendo un'identità forte, che basa la propria riconoscibilità, fra le altre cose, sull'utilizzo della messa in forma delle immagini per raffreddare l'incandescenza degli argomenti prescelti. Il capostipite è naturalmente Haneke – penso innanzitutto alle due versioni di Funny Games e a Der Weisse Band — ma nella stessa direzione si muove anche Jessica Hausner, ad esempio nel suo splendido, recente Amour Fou. Proprio a un film precedente della Hausner, Hotel, può essere profittevolmente accostata questa opera prima, con la quale con-divide la predilezione per un ambiente unico e isolato – qui una villa, lì l'albergo – caratterizzato da spazi di algida e geometrica eleganza. In Hotel la rarefazione dell'atmosfera raggiungeva livelli estremi, al punto che la dimensione horror rimaneva implosa sino all'ultima inquadratura. In Good Night Mommy invece la crudeltà sta ben dentro la carne del film, arrotolata intorno al repertorio dei supplizi psicologici e fisici che madre e figli si infliggono a vicenda. Ma il gioco al massacro evita le trappole della banalità proprio grazie alla perizia con cui i due cineasti esordienti lavorano sulla nitidezza delle inquadrature e sulla precisione del fuori campo, sulla dirompenza del sonoro e sulla profondità del silenzio, sul potenziale drammatico di un'idea di vuoto — di corpi, suoni, eventi — che il film declina con notevole sapienza estetica.
La dimensione programmatica con cui Good Night Mommy persegue l'obiettivo di risultare "perturbante" nel senso freudiano della parola — la stessa idea di doppio che è alla base del celebre scritto di Freud costituisce il centro motore dell'intreccio — lo rende quasi un film-saggio, una sorta di atto di dimostrazione e celebrazione dell'horror come luogo di rielaborazione dei traumi e delle paure che stanno sul fondo della nostra identità. E che qui riaffiorano lentamente alla superficie, in un crescendo drammatico che a taluni potrà apparire inverosimile, ma che in realtà permette ai due registi di alzare costantemente l'asticella della difficoltà, posto che il controllo della messa in scena, ovvero l'inappuntabilità della forma, deve via via fare i conti con episodi sempre più aberranti e osceni. Come in tutto il recente cinema austriaco, di volta in volta l'incontinenza della psiche, le derive dello spirito o gli eccessi della carne vengono utilizzati sul piano narrativo per testare la capacità dello stile di fungere da elemento di contrappunto. Nel segno di un cinema che prosciuga e devitalizza la crudeltà ospitandola all'interno di immagini affilate come strumenti chirurgici.
Leonardo Gandini, Cineforum n. 538, 10/2014

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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