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Sposalizio di Dio (Lo) - As bodas de Deus


Regia:Monteiro Joćo César

Cast e credits:
Sceneggiatura e dialoghi
: Joćo César Monteiro; fotografia: Mario Barroso; scenografia: Fernanda Morais; montaggio: Joaquim Pinto; interpreti: Joćo Cčsar Monteiro (Joćo de Deus), Joana Azevedo (Elena Gombrovicz), Rita Durćo (Joana), José Airosa (Omar Rashid), Manuela de Freitas (Madre Bernarda), Jean Douchet (Bardamu); produzione: Madragoa Filmes; paese d’origine: Portogallo-Francia, 1999.

Trama:Il film si apre sull’immagine della stessa galassia che introduceva a "La commedia di Dio". I titoli di testa sono stavolta letti da una voce fuori campo. Quando la galassia ha smesso di roteare, ecco la prima sequenza del film, un piano interminabile e frontale: una panchina immersa nel verde. Da destra, ecco entrare in campo Joćo de Deus in versione clochard: giacchetta scura a nascondere la maglietta numero nove della nazionale brasiliana (la maglia di Ronaldo!). Nell’ordine, egli apre una scatola di sardine, per poi gettarle fuori campo, in quella che, al suono in presa diretta, ci pare una pozzanghera. Dopo aver bevuto un po’ di vino, capiamo che non si tratta di una pozza d’acqua, infatti una leggera ri-inquadratura lascia emergere i lembi di uno stagno. Poi, Joćo, dopo aver compiuto un breve passo di danza orientaleggiante, e dopo aver strappato da un albero una foglia di consistenti dimensioni, si accinge ad espletare un bisogno corporale, coprendosi le nuditą con la foglia. Il tempo di rialzare la lampo, ed ecco apparire Luis Miguel Cintra, un inviato di Dio con tanto di valigia colma di denaro. «Posso togliermi ogni sfizio?» chiede Joćo. «Puņ fare quello che vuole. Lei ora č l’uomo pił ricco del mondo» dichiara l’angelo. «Posso anche rovesciare governi?», continua Joćo.

Critica (1):Potremmo dire che questo primo e lungo piano contiene in nuce tutti i pregi del film di Monteiro. A cominciare dallo splendore della sua fotografia e della presa diretta. Non č un caso che il precedente lavoro, Le bassin de J. W., fosse dedicato a Jean-Marie Straub e Daničle Huillet. Anche in questa prima sequenza del film, la luce del sole se ne va, torna, spargendo variegati cromatismi alla natura e agli oggetti che compongono il quadro. Certo, la bellezza e lo splendore plastico dell’immagine appartengono a Monteiro da tempi remoti e non sospetti (Silvestre). Ma dobbiamo proprio sottolineare il lavoro miracoloso svolto da Mario Barroso, direttore della fotografia in stato di grazia. Poche volte la fotografia di un film ci č parsa cosģ livida e insieme sensuale. Il verde smeraldo, il rosso, le zone d’ombra caliginose: As bodas de Deus č un film di rara sensualitą, in cui la durezza, la durata e le frontalitą dei piani lotta e si lascia avvolgere da toni sublimi, accecanti (l’orrore della bellezza, l’insopportabile splendore della luce).
Che cosa č mutato dunque in questo film? Ma proprio ciņ che affermava in precedenza lo stesso Monteiro. Il personaggio di Joćo non č pił un essere farsesco, egli si č fatto via via pił serio. Come sottolinea lui stesso in questo film: «Non sono qui per imbrogliare nessuno. Sono un classico». Piuttosto, egli si lascerą imbrogliare da una bellissima donna che gli ruberą tutto il denaro: tal Elena Gombrovitz. Non sappiamo dire quanto di autobiografico ci sia nel personaggio interpretato da Monteiro: pensiamo molto. Joćo César Monteiro ci fa tornare alla mente quel «Ritratto dell’artista da saltimbanco», che dobbiamo a Jean Starobinski, e in cui il clown – questo salvatore derisorio dell’umanitą – si libra in volo per poi piombare a terra, passando dal trionfo al declino. Non č forse questa la parabola di Joćo de Deus?
Vediamo un po’. Qui, per prima cosa, egli salva dal suicidio una giovane ragazza, che poi decide di affidare alle suore (la suora: «Vada con Dio»; Joćo de Deus: «Meglio soli, che male accompagnati»). In seguito, dopo un’estenuante partita a poker con il ricchissimo principe Rashid, egli conquisterą la sua meravigliosa compagna: Elena Gombrovitz, appunto. Il nostro Joćo finirą con l’innamorarsi della donna, il cui “cespuglio ardente” – facente capolino dalla gonna alzata – , a mo’ di incantesimo, finirą per stregarlo. Dopo aver passato una serata all’opera e aver preso le redini di un’insurrezione popolare, spodestando le autoritą (manichini e nani buńueliani) egli si appresta a passare una notte di sesso con Elena. E qui, in un lungo piano-sequenza, assistiamo al culmine del film. I corpi nudi (quello scheletrico di Monteiro, quello perfetto e conturbante della donna) si avvinghiano in una performance sessuale (...). La mattina successiva, il risveglio non sarą dei pił idilliaci. Joćo troverą al posto di Elena un lungo cuscino a salsiccia. Il suo nuovo assalto sessuale si trasformerą in una figura comica. L’ultima figura comica, perché qui comincerą il suo declino. Fuggita Elena col denaro, Joćo viene arrestato dalla polizia per traffico d’armi (come spiegare alla polizia che un inviato di Dio gli aveva regalato il denaro?). Imprigionato Joćo in carcere, preso per folle, Monteiro fa in tempo a costruire ancora due momenti indimenticabili. Joćo de Deus, chiuso in gabbia, appeso alla grata di ferro della finestra, accompagna con la sua tipica gestualitą corporea il motivo «E lucean le stelle». (...)
Siamo alla fine. Joćo esce dal carcere, dove troverą ad attenderlo Joana.(...)
C’č ancora il tempo per un primo piano sulla ragazza. Alle spalle il mare, fuori fuoco. E lei a dichiarare, con sguardo e voce grave: «Fine della commedia». Non poteva essere altrimenti.
Riccardo Cenci, Cineforum n. 385, giugno 1999

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
César Monteiro
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