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At the End of the Day - Un giorno senza fine - At the End of the Day


Regia:Alemà Cosimo

Cast e credits:
Soggetto: Cosimo Alemà, Romana Meggiolaro, Daniele Persica; sceneggiatura: Cosimo Alemà, Romana Meggiolaro, Daniele Persica; fotografia: Marco Bassano; musiche: Soap&Skin, Women in the Woods (WW), Hammock; montaggio: Alessio Borgonuovo; costumi: Emanuela Naccarati; effetti: Franco Galiano, Tiberio Angeloni, Paolo Galiano, Mag Special Effects; interpreti: Stephanie Chapman-Baker (Lara), Michael Lutz (Uncle), Neil Linpow (Riko), Sam Cohan (Alex), Tom Stanley (Thomas), Monika Mirga (Diana), Valene Kane (Monica), Andrew Harwood Mills (Chino), Daniel Vivian (Vinnie), Michael Schermi (Raw); produzione: Fulvio Compagnucci, Lorenzo Foschi, Davide Luchetti Andrea Biscaro e Franco Gaudenzi per The Mob-Frame By Frame-Bmovie-Eurolab-The Copruducers; distribuzione: Bolero Film (2011); origine: Italia, 2010; durata: 93’. Vietato 14

Trama:Alex, Riko, Chino, Thomas, Diana, e le sorelle Lara e Monica decidono di vivere un'avventura nella natura selvaggia e giocare una partita di 'Soft-Air' tra amici. Armato di fucili giocattolo, il gruppo arriva nel bosco scelto come location senza sapere che quel posto in passato è stato utilizzato come base militare per operazioni segrete. Ben presto, infatti, tutti loro diventeranno consapevoli di non essere soli e un'incombente minaccia trasformerà improvvisamente quello che era iniziato come un semplice gioco alla guerra in una spaventosa e reale caccia all'uomo.

Critica (1):Sono sette come i vizi capitali. Ma anche come i nani di Biancaneve. O come i 'magnifici' del vecchio film di John Sturges. Qui però sono 4 maschi e 3 femmine (di cui due sorelle). (...) I 'magnifici sette' di At the End of the Day, film d'esordio di Cosimo Alemà, non amano un gioco qualunque. Loro amano il gioco della guerra. Vogliono sentirsi soldati. (...) E At the End of the Day per molti versi è proprio un film-game: mette in scena un gioco al massacro che – sul modello archetipale di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie messo in scena magistralmente da René Clair – orchestra e drammatizza la progressiva eliminazione, uno dopo l'altro, di tutti i membri del gruppo dei protagonisti (...). Poco importa che lo spettatore intuisca fin da subito chi sarà l'ultimo (o l'ultima...) a sopravvivere. A chi toccherà la sfida finale. Questa volta non è l'attesa della sorpresa ad attrarre il pubblico, ma il piacere confermativo di aver previsto esattamente lo sviluppo degli eventi. Perché in un film-game non è il 'come va a finire' che conta. È come il dispositivo testuale ti porta a verificare che avevi previsto esattamente come sarebbe andata a finire. E allora quello che cerchi è la tensione crescente. È la dialettica ininterrotta fra tensione e scioglimento della tensione. Sono gli sguardi nascosti tra gli arbusti o dietro un filo d'erba, sono i raccordi di montaggio bruschi come frustate, è il ritmo epilettico che guida l'escalation della violenza. Il regista Cosimo Alemà viene dal videoclip.
Gianni Canova, Il Fatto Quotidiano, 22/7/2011

Critica (2):La storia è vera, o quasi. Nel 1992, da qualche parte nella ex Jugoslavia un gruppo di tranquilli (si fa per dire) appassionati di guerra simulata – uomini e donne che si divertono a passare la domenica sparan­dosi addosso pallottole di plastica – si imbatte in un altro gruppo, questa volta di assassini "professionali". Da quel fattaccio di cronaca hanno preso spun­to Cosimo Alemà e i suoi cosceneggia­tori Romana Meggiolaro e Daniele Persica per realizzare At the End of the Day - Un giorno senza fine (...).
Quando il film inizia, la macchina da presa sta addosso a due uomini in divisa – si saprà poi che sono poliziotti – intenti a scavare sotto la pioggia. Con pro­fessionalità, appunto, uno di loro piazza nel fango un paio di mine antiuomo, e intanto istruisce l'altro. Da quelle parti qualche tempo prima c'è stato una sorta di campo di prigionia, e lì il più "esperto" dei due ha torturato e ammazzato con grande soddisfazione. Ora però tutto il divertimento si riduce a fare la posta a qualche ignaro hobbista della caccia all'uomo.
Ed eccoli, gli hobbisti: da un furgone ne scendono sette, fra maschi e femmine. I meschini immaginano che tutto si ridurrà a qualche ora di gioco, e che poi se ne torneranno alla tranquillità della vita civile. Ma così non accade. All'improvviso, e poi sempre più tragicamente, si trovano sotto il tiro dei due fanatici, cui se ne aggiunge un terzo.
Gira bene, Cosimo Alemà. Il suo racconto non ha indecisioni. Anche la recitazione (in inglese, nell'originale) è più che accettabile. Ma al film manca qual­cosa, e certo non si tratta né della cupezza d'atmosfera né dell'estetica degli arti maciullati o delle gole tagliate. Anzi, una volta messo in moto il gioco di mas­sacro, regia e sceneggiatura non si risparmiano niente: i cattivi sono cattivissimi, ovviamente, ma anche i buoni non scherzano. E alla fine ci si convince (quasi) che il male sia una sorta di terribile assoluto della condizione umana.
Che sia così, o che non lo sia, in ogni caso At the End of the Day si limita a raccontarlo dall'esterno. Non c'è commozione nelle sue immagini, e non c'è orrore che non sia superficialmente e immediatamente visivo. Se anche la vicenda narrata è vera, nello sviluppo del racconto mancano le verità più decisive: quella dell'odio che muove i persecutori, e quella della paura che schiaccia le vittime. Di questo avrebbe bisogno il film: dei coraggio o anche solo della vo­glia di mostrare un suo punto di vista, una sua "passione".
Roberto Escobar, L’Espresso, 4/8/2011

Critica (3):

Critica (4):
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