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Cronaca di Anna Magdalena Bach - Chronik der Anna Magdalena Bach


Regia:Huillet Danièle, Straub Jean-Marie

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet; fotografia (b/n): Ugo Piccone, Saverio Diamanti, Giovanni Canfarelli; costumi: "Casa d'Arte" (Firenze), Vera Poggioni, Renata Morroni; musica: Johann Sebastian Bach, Leo Leonius; orchestre: Concentus Musicus (Wien), Konzertgruppe della Schola Cantorum Basiliensis (Basel); coro: Coro di ragazzi (Hannover); montaggio: Danièle Huillet; suono: Louis Hochet, Lucien Moreau; mixaggio: Paul Scholer; interpreti: Gustav Leonhardt (Johann Sebastian Bach), Christiane Lang (Anna Magdalena Bach), Paolo Carlini (Holzel), Ernst Castelli (Steger), Hans-Peter Boye (Born); produzione: Straub-Huillet / Kuratorium Junger Deutscher Film / Telepool (Munich) IDI Cinematografica / RAI (Roma)- Hessischer Rundfunk (Frankfurt )/ Franz Seitz Filmproduktion / Filmfonds e V.; origine: RFT - Italia, 1968; durata: 94'.

Trama:Nel 1720, qualche mese dopo la morte della sua prima moglie, Johann Sebastian Bach (1685-1750) sposa la cantante Anna Magdalena Wülken. È lei che, dopo avergli dato tredici figli, rievoca i 35 anni passati al suo fianco con la sua voce fuori campo.

Critica (1):Adesso viviamo meglio. La musica di Johann Sebastian Bach e la sua vita, raccontata attraverso il diario immaginario della seconda moglie, Anna Magdalena. La "cronaca" parte dal 1721, anno del matrimonio di Bach con Anna Magdalena Wülken, cantante alla corte di Anhalt-cothen, dove egli era direttore d'orchestra a camera e, rammentando le principali vicende pubbliche e private del compositore (compreso un breve flash-back sugli anni precedenti il 1721), si conclude con la sua morte (Lipsia, 1750). Se il titolo rimanda a un celebre apocrifo ("The Little Chronicle of Magdalena Bach") pubblicato in Gran Bretagna nel 1933, il film di Straub-Huillet non ha niente a che vedere con esso. I testi della Cronaca provengono infatti da documenti originali: appunti, lettere e promemoria dello stesso Johann Sebastian, il necrologio scritto dal figlio Philipp Emanuel, le lettere di un cugino e quelle del rettore della scuola di Lipsia, ecc... Gli autori sono intervenuti solo con alcune frasi di raccordo e qualche indicazione cronologica. [...] Filmare la musica Cronaca di Anna Magdalena Bach è un'opera originale, "scandalosa" e provocatoria soprattutto per il posto che in essa viene ad occupare la musica, contro le più solide e affermate tradizioni del cinema: non più sfondo, commento, accompagnamento, ma sostanza stessa del film. «Depurato da ogni scoria temporale e ridotto all'essenzialità della propria opera", il Bach di Straub-Huillet è tutto "interiore", ossia "una personificazione dello spirito della musica di Bach» (Moravia). «Salvo alcune eccezioni» scrive Comuzio «non si vedono i fatti: si sentono, attraverso la musica e la voce. Più attraverso la prima che la seconda. Cronaca è un concerto, cioè un insieme di esecuzioni musicali, mentre la voce accenna alla genesi dei brani eseguiti. È qui, in effetti, la vita di Bach e il ritratto dell'uomo. Straub ha adottato questa misura fino alle estreme conseguenze: a parte poche eccezioni, lo schermo inquadra per tutto il film musicisti e complessi che eseguono musica». Niente di più lontano quindi da una biografia di taglio tradizionale o da una pignola, didascalica ricostruzione documentaria. «Opera di esemplare compiutezza stilistica dove la tensione formale è altissima e totalmente fusa in tensione morale» (Micciché), Cronaca è un film la cui "semplicità" e trasparenza sono frutto di una complessa, calibratissima architettura. Tutto vi è minuziosamente calcolato e risponde al preciso disegno di non sovrapporre alla materia significati e intenzioni dall'esterno. Le 113 inquadrature del film sono riconducibili a quattro tipi diversi: a) esecuzioni di musiche composte da Bach e suonate da lui stesso, da Anna Magdalena, dal figlio Wilhelm Friedeman e da altri musicisti; b) scene della vita quotidiana: dal colloquio di Bach con il sovrintendente della diocesi di Lipsia a brevi scene familiari (la piccola Regine Susanna tra le braccia del padre); c) riprese di documenti (partiture, manoscritti, lettere, stampe); d) inquadrature atemporali: due brevi inquadrature del mare e 25" di pellicola nera. Il film è composto per la maggior parte da inquadrature del primo tipo(da un minimo di 8" a un massimo di 7'24" l'una), anche se numericamente inferiore a quelle, brevi, del terzo tipo. Il tratto unificante è la voce fuori campo di Anna Magdalena che, nell'apparente distacco della sua dizione, priva di retorica e di enfasi drammatica, può anche sovrapporsi alla musica senza tuttavia cancellarla o turbarne l'ascolto. Consapevoli che ogni tentativo di competere con le architetture sonore di Bach sarebbe destinato al fallimento, Straub-Huillet riducono al minimo gli effetti visivi e respingono ogni tentazione di virtuosismo. La lunghezza delle inquadrature, l'essenzialità delle scene, la rarefazione dei movimenti di macchina - su 38 inquadrature (sono escluse quelle riguardanti i documenti) si contano 8 carrellate e 2 panoramiche - necessari ma costruiti in modo da risultare quasi impercettibili, creano una complessa temporalità e, lungi dal generare noia, aprono la strada a emozioni non superficiali (si veda in proposito l'analisi dell'inquadratura 34, fatta da Schutte). Gli autori di Cronaca –fa notare Roud - trovano un corrispettivo della qualità barocca della musica nel compone l'inquadratura "secondo certi principi della pittura barocca, ricorrendo in particolare a quella che si potrebbe definire la diagonale oppressiva. Molte sequenze fanno un uso sistematico del principio barocco di "dissolvere la logica del piano e dare allo spazio una energia direzionale contrastata, un percorso compulsivo e obliquo", attraverso l'uso della diagonale [...]. La matematica è generalmente considerata fredda, non soggetta a emozioni, sterile, e tuttavia i numeri sono alla radice di tutta la poesia e di tutta la musica. La contraddizione tra il richiamo emotivo del film e la sua struttura matematica è solo apparente. La musica, come la matematica, trascende il livello del linguaggio articolato. E così Straub, tornando alla vera sorgente della musica di Bach - il numero - riesce nel suo tentativo di fare un film non sulla musica di Bach, ma di questa musica. "Fronte costante di piacere e di stimoli" (Delmar), Cronaca è un film leggibile a più livelli: un documentario su Gustav Leonhardt (per Straub, come per Renoir, ogni film è anche un documentario sugli attori che vi prendono parte); un film politico, attento alle condizioni materiali della produzione artistica; una love story tanto più straordinaria quanto più lontana da ogni cliché e narrata con (apparente) distacco, ma ricca di trattenuto lirismo.
R. Fischer, Q. Taggi, J. Hembus, Il nuovo cinema tedesco 1960-1986, Grenese, 1987

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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