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Veronika Voss - Sehnsucht der (Die)


Regia:Fassbinder Rainer Werner

Cast e credits:
Soggetto: Peter Märthesheimer, Pea Fröhlich, Rainer Werner Fassbinder; sceneggiatura: Pea Fröhlich, Peter Märthesheimer; fotografia: Xaver Schwarzenberger; musiche: Peer Raben; montaggio: Juliane Lorenz; scenografia: Rolf Zehetbauer; costumi: Barbara Baum; interpreti: Rosel Zech (Veronika Voss), Hilmar Thate (Robert Krohn), Cornelia Froboess (Henriette), Annemarie Düringer (Dr.ssa Katz), Doris Shade (Josefa), Armin Mueller-Stahl (Max Rehbein) Eric Schumann (Dr. Edel); produzione: Laura Film - Tango Film - Rialto Film - Trio Film - Maran Film; origine: Germania, 1981; durata:104'

Trama:Monaco di Baviera, 1955. Robert, giornalista sportivo, rimane affascinato dall'incontro casuale con una donna dal comportamento strano e nevrotico. Scopre che si tratta di Veronika Voss, famosa attrice dell'UFA nella Germania nazista, ormai dimenticata. È morfinomane e vive ospite della dottoressa Katz, la sua psichiatra, che la domina completamente. Ispirato ai casi dell'attrice Sybille Schmitz, suicida nel 1955, è il penultimo film di Fassbinder, Orso d'oro al Festival di Berlino 1982.

Critica (1):(...) Come ha dichiarato in un'intervista, Fassbinder preparava Veronika Voss fin dagli inizi della sua carriera, quando, avendo pensato di affidare una parte in un suo film a una vecchia star dell'UFA, Sybille Schmitz, era venuto a sapere che si era suicidata nel 1955, a Monaco di Baviera, dopo anni di tracollo profondamente segnati dagli stupefacenti. Intrigato dal mistero che circondava questo tragico personaggio, il regista ha voluto costruire il film come una ricerca di identità, capovolgendone inizialmente il percorso. Ma, se in un primo momento è Veronika a rivolgersi a Robert, ben presto la ricerca diventa reciproca, con ciascuno che tende a definirsi attraverso l'altro, in un tentativo, disperato e perdente, di ricomporre una sorta di unità primigenia, eversivamente dimentica del principio di realtà. A questo proposito, non è probabilmente fuori luogo ricordare che il titolo originale del film, Die Sehnsucht der Veronika Voss, lo connota in modo estremamente preciso da un punto di vista culturale. Sehnsucht è infatti una delle parole chiave del movimento romantico tedesco. Essa non significa soltanto nostalgia, in quanto desiderio del ritorno ad una felicità già posseduta, o almeno nota e determinabile. Sehnsucht è soprattutto "il male (sucht) del desiderio (Sehnen)... Sehn sucht è veramente una ricerca del desiderio, un desiderare il desiderare, un desiderio che è sentito come inestinguibile e che proprio per ciò trova in sè il proprio pieno appagamento"1. Uscita come un fantasma da un passato presupposto fino all'azzeramento (Norma Desmond esibisce con orgoglio i propri trofei, mentre nulla sappiamo della carriera di Veronika, a parte un marito, non a caso sceneggiatore; Gloria Swanson interpreta se stessa con un glamour solo irrancidito, Rosel Zech, pure bravissima, è un'attrice di teatro semisconosciuta), l'ex diva non medita la rentrée. La sua inquietudine, sottratta ad un ambito determinato, sembra incarnare la moralità del sentimento contro l'immoralità del banale quotidiano. Tanto che perfino il croniste sportivo - che scrive, però, poesie - è indotto a lasciare la propria mediocrità, professionale e sentimentale, per il rischio. Siamo all'enunciazione dell'invivibilità della vita, della diversità come valore, perdente me obbligato.
Per cui, come ha scritto Davide Ferrario; l'autore deve "farsi capro espiatorio delle contraddizioni della società, soffrirle dentro di sè per poterle testimoniare obiettivamente". In tempi di cinismo e patteggiamenti, questa moralità romantica è un'esibizione scandalosa, intollerabile e, di fatto, intollerata. Come Pasolini, Fassbinder è così dovuto diventare un martire (nel senso etimologico di testimone, appunto). A differenza del poeta-scrittore italiano, per il quale l'attività registica ha rappresentato un momento di una più complessa personalità di intellettuale, probabilmente nemmeno la maggiore, Fassbinder rimane, nonostante le implicazioni filosofiche e letterarie della sua opera, soprattutto uomo di cinema, attentissimo alle tecniche della messa in scena e dell'orchestrazione del rapporto set-mdp. Per questo, se in Veronika Voss il "tema" è costituito dall'inquietudine, dal desiderio di desiderare, l'ottica è quella di un coinvolgimento mediato, di un ordine rigoroso non lontano da quell'imperturbabilità che nella cultura tedesca del '700 porta il nome di Stille, e che solitamente viene indicata come termine antitetico rispetto a Sehnsucht. Ancora una volta, come già era accaduto per i mélo sirkiani, Fassbinder attua la sintesi dei contrari. (...)
Paolo Vecchi, Cineforum n. 222, 1983

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Rainer Werner Fassbinder
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