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Stato di eccezione (Lo)


Regia:Maccioni Germano

Cast e credits:
Sceneggiatura: Germano Maccioni, Loris Lepri; testi: Loris Lepri; fotografia: Marcello Dapporto, Giuseppe Pagano; montaggio: Germano Maccioni; musica: Rebirth of Divine, Francesco Castelfranco; post-prod. sonoro: Francesco Castelfranco, L’Immagine Ritrovata; produzione: Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, Loris Lepri, Germano Maccioni; origine: Italia, 2007; durata: 87’.

Trama:Il documentario Lo Stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo ha per oggetto lo svolgimento del processo tenutosi presso il Tribunale Militare di La Spezia, tra il febbraio del 2006 e il gennaio del 2007, sulle responsabilità penali di 17 ex militari tedeschi SS imputati per i delitti perpetrati nell’autunno del 1944 in Italia, durante quella che è considerata una delle più grandi stragi nazifasciste dell’Europa Occidentale: l’eccidio di Monte Sole. La strage avvenne nell’Appennino bolognese, lungo la Linea Gotica, dove un intero Reparto SS, al comando del Maggiore Walter Reder, uccise centinaia di civili inermi, uomini, donne, infermi, vecchi, bambini.

Critica (1):Lo Stato di eccezione, oltre a ricordare nel titolo un noto saggio di Giorgio Agamben, allude anche a un’eccezione che sbigottisce e addolora, quella per cui, dal secondo dopoguerra ad oggi, in merito a questo tragico episodio di storia recente, in Italia si è avuto un solo processo contro un solo imputato: il processo del 1951 in cui il Tribunale Militare di Bologna condannò Walter Reder alla pena dell’ergastolo, interrotto nel 1985 su intercessione del governo austriaco.
L’eccezione, ancora una volta, è quella di un’anomalia che per decenni ha visto 695 fascicoli processuali, riguardanti stragi nazifasciste avvenute in Italia, occultati nei corridoi della Procura Militare Generale di Roma a Palazzo Cesi, dimenticati nel tristemente noto “armadio della vergogna” con un provvedimento di “archiviazione provvisoria” (questa l’insolita formula stampata su quelle carte). Si sarebbero potuti giudicare altri criminali ex-SS coinvolti negli eccidi di Monte Sole, ma ciò non è avvenuto. L’Italia è un paese strano...
Oggi, dopo 62 anni, dopo che nel 1994 quei fascicoli sono stati riesumati, si sono finalmente rese possibili nuove istruttorie. Ecco, quindi, l’eccezionalità del processo che questo film ha documentato. A La Spezia, nell’aula dibattimentale, hanno sfilato, col carico di un dolore ancora bruciante, decine di testimoni tra superstiti e familiari delle vittime dell’eccidio, in un’estenuante rappresentazione processuale. Teatro del processo è stato un Tribunale Militare la cui architettura evoca ambivalenti e assurde suggestioni, poiché mostra ciò che un tempo era stato, cioè la sala di un cinema, un luogo abituato a vedere ben altro tipo di rappresentazioni.
L’eccezione, infine, che suscita sdegno e turbamento, è quella della beffa di un’assenza irreale. L’assenza dei 17 ex-SS accusati di violenza pluriaggravata e continuata con omicidio, in un processo che si è svolto perciò in contumacia. Tutti, infatti, hanno scelto di non presentarsi, rimanendo lontani da ogni situazione di giudizio, come già per 62 lunghi anni.
A cercare di stabilire un punto fermo, la sentenza del 13 gennaio 2007: 10 ergastoli, 7 assoluzioni. Tappa importante di un cammino che non ha comunque raggiunto la fine. Altre responsabilità sono da accertare, fra ricorsi e nuove istruttorie. Altri punti fermi sono da stabilire.
Loris Lepri, Germano Maccioni (dal sito del film)

Critica (2):Il suo documentario "Lo Stato di Eccezione. Processo per Monte Sole 62 Anni Dopo" narra una vicenda storica e processuale tragica della nostra Italia. Cosa l'ha spinta alla realizzazione di questa opera? È partito tutto con l'inizio del processo dell'eccidio di Marzabotto o già voleva raccontare questa vicenda?
Sono cresciuto a 20 km in linea d'aria da un luogo che ha visto consumarsi quella che è considerata la più grave strage nazifascista, a danni di civili inermi, dell'Europa occidentale. Questo è il primo fatto. Il secondo è che ho cominciato a chiedermi perchè nessuno me ne aveva mai parlato, in modo particolare a scuola... Avevo già lavorato a Monte Sole mettendo in piedi uno spettacolo itinerante sui luoghi. La grande partecipazione di pubblico mi ha spinto ad approfondire la materia. qualche mese dopo venni a sapere del processo (...). Cosi insieme a Loris Lepri (co-sceneggiatore) decisi di partire alla volta di La Spezia senza nessun tipo di fondi o garanzie. Era necessario!

Il processo avvenuto 62 anni dopo la strage di Monte Sole è secondo lei un processo alla storia o di persone?
Il processo Monte Sole non è un processo simbolico, come certi politici hanno affermato, ma è un processo reale, contro persone reali, vive e vegete, per crimini contro l'umanità. Ovvero crimini per cui la prescrizione non esiste! Dobbiamo ricordarcelo. Dovrebbe essere la norma, in special modo in questo paese chiamato Italia. Tra l'altro ho visto sfilare in aula una comunità di sopravvissuti e familiari delle vittime che grazie al processo hanno trovato un modo per riunirsi. Ora esiste un'associazione dei familiari delle vittime. Di per sè un risultato già importante a mio avviso. Per non parlare degli ergastoli...

Il titolo del documentario è ripresa da una frase dell'avvocato dell'accusa "Marzabotto è l'archetipo dello Stato d'Eccezione", ci può spiegare meglio questo concetto?
È una teoria di Carl Schmitt prima, ripresa poi da Giorgio Agamben. In sostanza si riflette sul vuoto giuridico... Quella situazione in cui il potere legittimato dal popolo o un potere di tipo totalitario, compie una sospensione del diritto esistente. Agamben trova che la storia del Novecento e quella contemporanea continuino ad essere testimoni di svariati casi di stato di eccezione. Ho personalmente, nel titolo, grazie all'uso dell' articolo determinativo messo li davanti, cercato di puntare il dito contro il nostro Stato, artefice di un occultamento giuridico e mediatico durato troppo a lungo e allo stesso tempo artefice della riapertura e dello svolgimento del processo penale 62 anni dopo: una specie di Edipo!

Nel film riemergono racconti vivi e precisi da parte dei sopravvissuti dei fatti accaduti a Monte Sole. Ci può raccontare il suo approccio con queste persone e come ha vissuto insieme a loro la realizzazione del documentario?
Sulle prime sono emerse delle difficoltà. Approcciarmi alle storie di chi è sopravvissuto grazie al corpo della propria madre trivellato da colpi di mitraglia, gente che si è salvata sotto i cadaveri, che ha visto la propria famiglia e la propria comunità venire massacrata in quel modo. Non c'erano solo le storie e le parole, c'erano anche quelle persone in carne ed ossa. Ho capito dopo poche ore di processo che l'unico modo era pormi in ascolto. Queste persone per troppi anni non hanno parlato, hanno tenuto dentro un dolore così forte, addirittura alcuni di loro si sentivano in colpa trovandosi di fronte ad un ascoltatore. Il processo, e in questo credo fortemente, ha avuto un valore di catarsi, mai consumata ma che in qualche maniera trova un luogo deputato, una ritualità, un atto di fronte a tutta la società civile che vuole ascoltare. Ricordiamoci la funzione della tragedia greca per la comunità ateniese. Per concludere, per me loro sono la mia comunità. Mi sento idealmente e affettivamente legato a loro, quasi tutte persone che continuo a frequentare. Sono stati padri e madri spirituali e umani, maestri di forza e dignità, appartenenti ad un mondo arcaico scomparso. (...)
(dall’intervista al regista pubblicata in cinemaitaliano.info)

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