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Arctic Spleen 65


Regia:Casotti Piergiorgio

Cast e credits:
Sceneggiatura, fotografia: Piergiorgio Casotti; montaggio: Nadia Fugazza; musica: Massimo Zamboni; suono: Piergiorgio Casotti, Diego Schiavo; produzione: Piergiogio Casotti, Mammut Film; distribuzione: Mammut Film; origine: Italia, 2013; durata: 65’.

Trama:Nella Groenlandia dell'est, ogni anno, il 2% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni si toglie la vita e il 25% ci prova. Il film è una delicata esplorazione della sottile ed intima guerra che molti ragazzi combattono quotidianamente contro la violenza, la noia e il “vuoto”. Un documentario che offre una diversa prospettiva sociale sulla comunità di 3000 Inuit di Tasiilaq e dei 6 villaggi che costituiscono la costa est della Groenlandia. Una delle società attualmente meno conosciute, scoperta e salvata da sicura estinzione solo nel 1894 e passata dall'età della pietra alla vita moderna in soli 80 anni.

Critica (1):Arctic Spleen è un viaggio intimo e personale nella vita giovanile Groenlandese dove natura, noia, violenza e tradizione stanno da decenni reclamando il più alto dei “tributi”. Quello di centinaia di giovani vite. Nella Groenlandia dell’est, ogni anno, il 2% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni si toglie la vita e il 25% ci prova. Le esperienze di Ole, Elvira, Hans e Kaleeraq, sopravvissuti a diversi tentativi, non sono singole storie isolate ma lo specchio delle paure di un’enorme parte di giovani groenlandesi incline al suicidio. Un atto sociale non percepito come l’ultimo disperato atto di una singola persona ma considerato una “exit strategy” profondamente radicata nella cultura locale. Era l’antico modo di risolvere i problemi, oggi trasferito contortamente alle nuove generazioni.
Trieste Film Festival

Critica (2):Il fotografo reggiano Piergiorgio Casotti ha compiuto un salto in un altro universo, e ne porta i segni nell’anima, è salpato per la Terra di molto lontano e ci ha restituito immagini difficili da dimenticare. Si intitola Arctic Spleen il viaggio personale e intimo di Casotti all'interno del mondo giovanile Groenlandese, dove natura, noia, violenze e una forte eredità culturale stanno da decenni reclamando il più alto dei prezzi. Quello di centinaia di giovani vite umane. La Groenlandia dell'est ha il tasso di suicidi giovanili più alto al mondo. Qui il 2% dei ragazzi si toglie la vita e circa il 20% lo tenta ogni anno.
"È un viaggio lontano quello in Groenlandia. Lassù la nostra concezione di vita e di morte vacilla, le priorità invertite, un approccio alla vita e alle relazioni umane “primordiale”, “fatalista”, “dicotomico”. Bianco o nero, senza sfumature intermedie, crudo e crudele, cinico. Si tratta di sopravvivenza, spesso psicologica". Descrive così la sua esperienza in questa terra per alcuni aspetti molto ostile, il nostro concittadino.
Il clima innanzitutto gioca un ruolo importante, ma anche l’inaccessibilità o la semplice lontananza dei mezzi di sopravvivenza primari. "Gli anziani lo facevano in passato quando non più in grado di aiutare la famiglia. Oggi i ragazzi lo usano come mezzo per risolvere i loro conflitti interiori. Il suicidio qui è completamente diverso dagli altri luoghi del mondo. - spiega Casotti - Non è un atto individuale ma un atto sociale, legato alla singola persona ma è incorporato nella società, nel suo sangue".
Arctic Spleen è un progetto ampio, autofinanziato, che porterà ad un libro, un cortometraggio ed un documentario. (…)
Lara Ferrari, Il Giornale di Reggio, 26/8/2011 (articolo dedicato al progetto che ha dato origine al film)

Critica (3):Tempesta e quiete qui si alternano continuamente, e tu non puoi farci nulla. “Cerco di divertirmi, ma a volte non riesco a sorridere” dice una ragazza di sedici anni di Tasiilaq, nella Groenlandia dell’Est: lo dice a Piergiorgio Casotti, fotografo, videomaker, che lì è andato più volte, collezionando incontri, dialoghi, immagini. Dalle foto è passato a un documentario di poco meno di quindici minuti, Arctic spleen, visto al festival Cinemambiente di Torino, all’International Festival of Ethnographic Film di Londra, al Festival Drets Humans di Barcellona. Si raccolgono fondi per una mostra fotografica e per trasformare questo cortometraggio in un lungometraggio.
Una slitta corre sul ghiaccio, tracce di nero nel bianco; il bianco e nero qui non è stile fotografico, è paesaggio di interminabile inverno: neve bianca, cani bianchi, sagome umane in lontananza, casette nere, foche nere abbattute con un annoiato cinico scoppiare di fucile leggero.
Qui c’è la più alta percentuale di suicidi del mondo. Suicidi di giovani. Sepolti vivi nella noia germinata dalla distruzione della civiltà inuit: addio caccia all’arma bianca, addio kayak, addio veglie di favole e canzoni, addio amore. La tecnologia qui ha tolto azioni, e isolato: lo spleen artico fa bere, si ubriacano. Prendono un coltello e si tagliano le vene, prendono un fucile e si sparano al petto.
Che futuro vogliono, a Tasiilaq, i ragazzi? Ne hanno meno dei nostri giovani qui nella Pianura Padana? Non c’è lavoro. Lo scorrere statico delle ore si allaga di birra.
Groenlandia paranoica come l’Emilia, la depressione artica come la caspica. La colonna sonora di Arctic spleen l’ha scritta Massimo Zamboni, ex CCCP-CSI (…).
Zamboni per Casotti inventa il ritmo depresso con cui la videocamera si aggira indiscreta e compassionevole nelle casette groenlandesi: una chitarra pigra e fiacca, una elettronica che incalza inventando un’inchiesta che non ha la ricerca di un perché. Alla fine, come dice Zamboni dopo la proiezione di Arctic spleen a Torino, “noi a quella sofferenza possiamo soltanto proporre un abbraccio”, perché, come ha scritto in Prove tecniche di resurrezione, ci tocca “l’accettazione della Sconfitta come sorella e compagna di strada”.
Daniele Martino, doppiozero.com

Critica (4):
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