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Foxcatcher - Una storia americana - Foxcatcher


Regia:Miller Bennett

Cast e credits:
Sceneggiatura: E. Max Frye Dan Futterman; fotografia: Greig Fraser; musiche: Rob Simonsen Mychael Danna ("Valley Forge Theme"); montaggio: Stuart Levy, Conor O'Neill, Jay Cassidy ; scenografia: Jess Gonchor; arredamento: Kathy Lucas; costumi: Kasia Walicka-Maimone; interpreti: Steve Carell (John du Pont), Channing Tatum (Mark Schultz), Mark Ruffalo (David Schultz), Vanessa Redgrave (Jean du Pont), Sienna Miller (Nancy Schultz), Anthony Michael Hall (Jack), Guy Boyd (Henry Beck), Brett Rice (Fred Cole), Corey Jantzen (CJ), Daniel Hilt (Robert Garcia), Samara Lee (Danielle Schultz), Jesse Jantzen (Jesse), Jane Mowder (Rosie), Francis J. Murphy III (Wayne Kendal),l Ben Fallon (Glenn Glass), John DeLouis, Anthony Novosel, Zach Kriger; produzione: Megan Ellison, Bennett Miller, Jon Kilik, Anthony Bregman per Annapurna Pictures- Likely Story-Media Rights Capital; distribuzione: Bim; origine: Usa, 2014; durata: 134’.

Trama:Basato su fatti realmente accaduti, è la oscura e affascinante storia della singolare amicizia - segnata da un drammatico epilogo - tra un eccentrico milionario e due campioni di lotta libera. Mark Schultz, vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi, viene invitato dal ricco ereditiere John du Pont che ha organizzato nella sua tenuta una palestra per formare la squadra di lottatori che dovranno concorrere alle Olimpiadi di Seul del 1988: la 'Team Foxcatcher'. Schultz accetta volentieri, cogliendo anche l'occasione per affrancarsi dalla figura di suo fratello Dave, anche lui campione di lotta libera, che si è sempre occupato di lui e dei suoi allenamenti. Per du Pont, invece, riuscire a mettere in piedi una squadra di livello mondiale è un modo per ottenere finalmente il rispetto che pensa di meritare agli occhi del mondo e, soprattutto, di sua madre. Lusingato per l'attenzione e affascinato dalla mondo dorato del milionario, Mark diventa sempre più dipendente dal suo mentore fino a quando, però, Du Pont compirà un gesto estremo che porterà alla morte di Dave.

Critica (1):(...) Maestro della sottrazione e virtuoso della pausa e del dettaglio, Miller presenta un film difficile da amare di slancio e alterno nel mix di realismo e metafora, ma freddamente potente nel posizionare i singoli individui all'interno dell'intreccio per poi costringerli a trasmettere una gamma di allarmanti sensazioni universali. (...) È evidente che si esplora nelle immagini scolpite e a volte sospese dal montaggio su sfondi astratti, così come nei dialoghi scarnificati, una sorta di relazione a tre dove il pretesto agonistico non conta quasi niente e s'agitano fantasmi di sottomissione e manipolazione subito riportati dai recensori al pigro simbolismo della caduta del mito americano. In realtà le frecciate contro il machismo e il patriottismo costituiscono il versante fragile del film che, al contrario, risulta sorprendente nella profondità degli affondi psicologici e nel linguaggio, per così dire, dei corpi: altro che biopic commemorativo, qui Miller – grazie alle prestazioni superlative di Tatum, Buffalo e soprattutto di un irriconoscibile Carell – fa implodere ed esplodere l'anima e la carne di personaggi psicotici, feriti, devianti e deformi.
Valerio Caprara, Il Mattino,12/3/2015

Critica (2):(...) è un gran bel film e un'ulteriore conferma del talento di Bennett Miller, che da Capote e L'arte di vincere non ha mai sbagliato un colpo. Qui, sulla base di una solida sceneggiatura di E. Max Frye e Dan Futterman ispirata a un fatto vero, il regista newyorkese imbastisce sull'arco di una decina di anni, fra il 1987 e il 1996, una dostoevskiana vicenda di cronaca nera calibrando perfettamente struttura narrativa e studio di carattere. (...) Impietosa metafora dell'America del potere e scavo nella natura umana e nei meandri dei legami familiari, Foxcatcher ha l'arte di coinvolgere lo spettatore in una storia terribile di cui in teoria non vorrebbe sapere nulla; così come uno straordinario, irriconoscibile Steve Carrell sa rendere sinistramente carismatico un protagonista distorto. Gli eleganti, levigati interni dello scenografo Jeff Gonchor ben esprimono il fascino, solo in apparenza quieto, della ricchezza; la fotografia plumbea e densa di Greig Fraser si intona allo stratificato disegno di regia, Channing Tatum è un convincente, fragile Mark avvitato in una spirale distruttiva; e Mark Ruffalo (candidato all'Oscar) presta a Dave la sua protettiva dolcezza e calda sensibilità.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa, 12/3/2015

Critica (3):

Critica (4):
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