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Lamb


Regia: Jóhannsson Valdimar

Cast e credits:
Sceneggiatura: Valdimar Jóhannsson; fotografia: Eli Arenson; musiche: Þórarinn Guðnason; montaggio: Agnieszka Glinska; costumi: Margrét Einarsdóttir; interpreti: Noomi Rapace (María), Hilmir Snær Guðnason (Ingvar), Björn Hlynur Haraldsson (Pétur); produzione: Go To Sheep, Black Spark Film & Tv; distribuzione: Wanted Cinema (2022); origine: Islanda, Svezia, Polonia, 2021; durata: 106'.

Trama:María e Ingvar, una coppia islandese, vivono con il loro gregge di pecore in una fattoria bella e remota. Quando scoprono un misterioso e strano neonato nel loro terreno agricolo, decidono di tenerlo e allevarlo come se fosse loro. Questa prospettiva inaspettata di una nuova famiglia porta loro molta gioia, prima di distruggerli definitivamente.

Critica (1):Nella mitologia norrena, a guidare il carro del dio Thor sono due capre magiche: Tanngnjóstr e Tanngrisnir. Riescono a vivere molte vite. All’occorrenza Thor può mangiarle e rianimarle a suo piacimento. Godono di una sorta di immortalità. La loro maledizione sembra legata a quella delle interiora di Prometeo, punito da Zeus per aver rubato il fuoco per darlo agli umani. Ma questa è un’altra storia. In Lamb, l’esordio alla regia di Valdimar Jóhannsson, l’Islanda si fa teatro dell’incredibile.
Il punto d’incontro è tra l’elemento fantastico, l’orrore e il racconto di formazione. Nelle lande desolate la natura si fonde con l’uomo, anche da un punto di vista fisico. Una bambina con la testa d’agnello trova dei nuovi genitori. Il fiabesco viene ridefinito, il sogno si specchia nella realtà. Il tema dell’essere madre e padre recupera una dimensione nuova, che supera lo sguardo, la comune azione del vedere.
Lamb è un film che invita ad andare in profondità, a superare ogni barriera. L’incubo si unisce alla favola, l’immaginario viene ribaltato. La classica narrazione orale legata all’incontro intorno al fuoco assume un nuovo significato. La leggenda diventa qualcosa di tangibile, e a mescolarsi sono sacro e profano. La bambina che nasce “diversa” potrebbe appartenere a una nuova stirpe, il richiamo è biblico.
Ma in Lamb a dominare è anche un rinnovato senso di tenerezza. L’altro non spaventa, anzi la particolarità si trasforma nella chiave per essere amati. Il film è un’opera prima affascinante, anche se a tratti respingente. Sfida le consuete regole della narrazione (e della logica), e con il suo ritmo quieto prepara la tempesta. La donna al centro della vicenda ha il volto di Noomi Rapace, qui immersa in un paesaggio spettrale, nebbioso, fuori dal mondo. La modernità non è arrivata in quei luoghi, che rivendicano una dimensione ancestrale, fatta di solitudine e cupe credenze.
Jóhannsson lavora sulle emozioni primarie, porta, senza compiacimento, i sentimenti più oscuri alla luce del sole. E costringe a confrontarsi con le pulsioni a cui non si può sfuggire, con l’impossibile che si concretizza. (…)
Guan Luca Pisacane, cinematografo.it, 20/10/2021

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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