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Comandante - Comandante


Regia:Stone Oliver

Cast e credits:
Sceneggiatura: Oliver Stone; fotografia: Carlos Marcovich, Rodrigo Prieto; musiche: Alberto Iglesias, Paul Kelly; montaggio: Elisa Bonora, Alex Marquez; interpreti: Fidel Castro (se stesso), Oliver Stone (se stesso), Juanita Vera (l’interprete di Castro); produzione: Hbo Documentary – Media Produccion – Morena Films S.L. – Pentagrama Films S.L.; distribuzione: Mikado; origine: Spagna / Usa, 2003; durata: 99’

Trama:Faccia a faccia tra il leader cubano Fidel Castro e il regista Oliver Stone, qui in veste di intervistatore. La pellicola è un estratto di una serie di interviste e conversazioni fra i due durate più di 30 ore.

Critica (1):Ci sono registi che, a un certo punto della loro carriera, hanno il coraggio di abbandonare temporaneamente la fiction a favore del documentario. Lo hanno fatto maestri come Louis Malle e Wim Wenders, lo fa Oliver Stone con questo ritratto di un altro Presidente (dopo l’assassinio di JFK e la psicopatologia di Nixon). Questa volta però non si tratta di mettere in scena un personaggio ma di consentire a chi personaggio lo è già di rivelare un po’ della sua umanità. Stone, da anarchico di destra quale è nel senso più alto del termine, sfida ancora una volta i benpensanti americani e propone loro il ritratto di uno di quei ‘principi del male’ che ai loro media piace tanto creare. Lo fa con trenta ore di riprese di cui monta 90 minuti. Ne emerge l’uomo Castro con tutta la sua passione e con tutta la sua astuzia. Il rapporto tra i due è aperto e alla pari. Dinanzi a uno Stone che conferma di avere ricevuto un’onorificenza per il suo comportamento in Vietnam Castro non ha nulla da eccepire così come il regista non forza la mano sulla polemica per non far chiudere in difesa il suo protagonista. Montato come solo Stone riesce a farsi montare le proprie opere e girato con quattro telecamere questo è uno di quei documentari che, indipendentemente da come la si pensi politicamente, non fanno rimpiangere la fiction. Presentato alla Berlinale 2003 con messaggio del Comandante che si scusava per non aver potuto intervenire per motivi di opportunità politica.
Giancarlo Zappoli, My Movies

Critica (2):Dopo Alexander ma anche prima di Alexander. Sulla scia del fenomeno Alexander, che se non altro è servito a ridare smalto pubblicitario al nome di Oliver Stone, esce in Italia Comandante, lavoro del 2002, e dunque precedente alla lavorazione del kolossal sul condottiero macedone. Il documentario-intervista su Fidel Castro, storico dittatore comunista dell’isola cubana, non è stato nemmeno diffuso negli Stati Uniti, fosse anche per mezzo della tv via cavo. E questo sicuramente dispiace un po’. Innanzitutto per l’operazione di censura in sé, ma anche perché Comandante è forse il film più lucido e intellettualmente onesto del regista di JFK. Il cinema di Stone è sempre stato politico. Ma qui l’approccio è radicalmente diverso: bisogna fare i conti con un presente, drammatizzarlo per quel pochissimo che si riesce a fare e prendere tutto il resto come “realtà”, come manifestazione presente di un vissuto. Sebbene all’inizio il regista di New York sembri cedere ad un'“operazione nostalgia”, infarcendo il girato con (sorprendenti) immagini di repertorio, quest’impressione si smorza subito. Le immagini storiche, che hanno svolto la funzione di cappello introduttivo, generando il climax filmico adatto, lasciano il posto all’esplorazione visiva, quasi corporale, della figura di Castro.
La tensione narrativa viene, da qui in poi, mantenuta con una asincronicità dei vari audio, che creano dei vuoti e dei tagli sonori che alimentano il climax inizialmente generato. Stone si presta a condividere, seppur (giustamente) in misura minore, lo spazio visivo con il dittatore cubano, e così fa gran parte della sua troupe.
Non nasconde così gli operatori, dandoci modo di assorbire certi primi piani duri e segmentati con la previa inquadratura dell’operatore che sta effettuando la ripresa.
Ne esce così la figura di un uomo vitale e logoro allo stesso tempo, preparatissimo sulle domande di storia, della sua storia, in difficoltà quando il tenore si alza, così some quando si inizia a parlare del suo privato. Il regista che etichettò il flop americano di Alexander come “ignoranza” da parte del pubblico statunitense, da parte sua non fa nulla per mettere in difficoltà Fidel. Ma gli si concede l’attenuante (?) di una visione sociale e politica sostanzialmente omogenea a quella del dominus Cubae. E proprio quest’affinità ideologico-culturale, che viene messa in discussione da un tipo di riprese che sono tutt’altro che prone alla figura di Castro, ma che allo stesso tempo racchiudono il dittatore e Stone in fraterni abbracci, che rende Comandante forse il lavoro più lucido e coerente degli ultimi anni di attività del regista newyorkese, tanto schierato quanto sincero nella messa in scena di un’intervista-tributo, che alla fine della fiera, non fa altro che umanizzare un po’ una figura già storica. La frase: “... Se non avesse vinto se ne starebbe seduto su una panchina a parlare della rivoluzione?” “No… sarei morto.”
La curiosità: Il film, che non ha trovato distribuzione neanche presso la HBO, storica emittente americana “coraggiosa”, è stato presentato negli scorsi anni al Festival di Berlino e al Sundance Film Festival.
Pietro Salvatori, FilmUP

Critica (3):

Critica (4):
Oliver Stone
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