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Samba Traoré - Samba Traoré


Regia:Ouédraogo Idrissa

Cast e credits:
Sceneggiatura: Idrissa Ouédraogo, Jacques Arhex, Santiago Amigoréna; fotografia: Pierre-Laurent Chénieux, Mathieu Vadepied; montaggio: Joelle Dufour, suono: Alix Comte, Dominique Hennequin, Sabine Boss; musica: Faton Cahen, Lamine Konté; scenografia: Yves Brover, costumi: Oumou Sy; trucco: Aminata Zouré; direttore di produzione: Frangois-Xavier Decraene; interpreti e personaggi: Bakary Sangaré (Samba), Mariam Kaba (Saratou), Abdoulaye Komboudri (Salir), Irene Tassembedo (Blinta), Moumouni Compaoré (Alì), Krin Casimir Traoré (Seydou), Sibidou Ouédraogo (Awa), Firmine Coulibaly (Koro), Hippolyte Wangrawa (Ismaél); produzione: Les Films de la Plaine, Les Films de l'Avenir, Waka Films, france 2 Cinéma; origine: Burkina Faso, 1992; durata: 85

Trama:Simpatico giovane del Burkina Faso, Samba Traorè è grande, grosso, allegro e generoso; è stato a lavorare per molto tempo in città ed è tornato al villaggio natio con grandi idee e molto denaro. Nessuno sa bene come Samba, figlio di Seydou, li abbia fatti. Intanto si dichiara con qualche timidezza a Saratou, a ciò incoraggiato dal fido amico Salif e da sua moglie Binta, un'energica grassona. Saratou è bella, vedova e ha un figlio, Alì, di nove anni. Avvengono grandi feste per le nozze, dopo che Ismael, un tipo venuto dalla città per prendersi la donna, è stato duramente respinto da lei e dal neo-candidato. Samba si è fatto costruire una bella casetta; ha addirittura comprato e regalato a tutto il villaggio una mandria di buoi; ha perfino messo su con Salif un rustico bar, fornito di birra e Coca Cola. Ma, alle insistenti richieste di Saratou sull'origine di tanto denaro, Samba si inquieta (quando è stato in città Samba ha rapinato il gestore di un distributore di benzina e la polizia da tempo cerca il colpevole). Mentre accompagna sul carretto (con i suoi genitori, Alì e i migliori amici) Saratou incinta di nove mesi all'ospedale per complicazioni, Samba capisce che in città sarebbe sicuramente individuato. Lascia tutti a mezza strada e si dà alla fuga: la donna partorisce un maschio su di un camioncino di passaggio, mentre Seydou trova nella casa di suo figlio la rivoltella recuperata durante la rapina. Con grande sdegno in tutto il villaggio la casa viene data alle fiamme e ne restano solo i muri. Saratou e la madre non vogliono più fra loro quel ladro e traditore, che vaga fra boschi e pianure. Lo cerca però Alì che gli è affezionato e, trovatolo, gli comunica di essere diventato padre. Allora Samba torna a prendere Saratou e neonato per recarsi altrove. Una camionetta arriva nel villaggio: Samba fugge aiutato da Salif ma un poliziotto ferisce l'amico e il ladro viene arrestato. Saratou, che lo ama ancora, gli promette di aspettarlo.

Critica (1):II migliore cinema occidentale si trascina in un mondo di fiaba, agisce da potente macchina dell'evasione estatica. E una bella esperienza. Il cinema africano, soprattutto quello nero, cattura e mostra sempre, con affascinante esattezza la fiaba che è attorno a noi che noi viviamo senza neppure accorgercene. l3 la vita stessa, che basta saperla indagare, produce continuamente magie. È un'altra bella esperienza psicofisica. Per questo tutto il cinema africano, il cinema del "realismo spiritato" potrebbe essere accusato di essere prodotto con astuzia, con un occhio di riguardo per il mercato occidentale, che ha bisogno di questi film così inusuali e così salutari, dal respiro umano subumano e sovraumano. Mentre Hollywood, o al meno quello che arriva di Hollywood nel continente Africano, è adorata proprio perché spirituale e volgare, mitica e popolare, pura follia, inventa mondi neorealistici ma celibi, immaginari, bizzarri, grotteschi, utopici, stravaganti. Spazi e luoghi di sogno ipotesi di vite future, verosimili, possibili, virtuali, anche se produce film ambientati nel passato, o che parlano di guerre vere di oggi. Non si tratta di film d'autore o di film commerciali. La buona Hollywood e la buona Africa di Gaston Kabore e Idrissa Ouédraogo sono meno distanti, sul mercato, di quanto non sembrino. Peccato che il pubblico di Tunisi (e anche quello europeo) ancora non se ne sia accorto e fa a pugni per entrare solo dove il divismo locale o contiguo assicura magie più eteree e spassosamente frivole (per esempio quando sono in programma melodrammi egiziani con la star macha) e non dove Ouédraogo garantisce di trasformare la stessa vita quotidiana in una avventura fatata è l'effetto che fanno tutti i film di Ouédraogo, una specie di Walt Disney del Burkina Faso, con i suoi racconti, nè bozzettistici, nè mitologici, che da anni, e con fattura artigianale sempre più complicata (e dunque di effetto artistico sempre più disinvolto e semplice, scodella: La scelta Yaaba, Tilai, Karim e Sala. E oggi Samba Traoré. Si è parlato di stile forte a proposito dei suoi lavori. Di ritmo inquietante, di precisione della messa in quadro. Di implacabilità degli eventi. Di un dialogo secco ed essenziale, che non aggiunge una sola parola in più. Di sguardi che valgono un intero serial TV, ma di 3mozionalità grondante. Tutto vero. Siamo nel classicismo di Ford, Walsh e Hawks. Anche se di cavalli se ne vedonc pochini (qui uno). Il gioco dei quattro elementi è sempre centrale. La "terra" della fatica e della morte. Il "fuoco" della purificazione della festa. L"'acqua" della nascita e della rinascita. E 1’aria" il soffio vitale ancora una volta l'elemento preferito di Ouédraogo: l'aria della brousse calda e secca, l'aria delle voci, della comunicazione più che semantica anche pernacchiesca, tra gli abitanti del villaggio, l'aria degli strumenti a fiato (qui la musica è di Lamine Konte, anche se il catalogo deludente per precisione e completezza non riporta) che partecipano all'azione. Già un film d'azione. E non più a eroi bambini. Adulti, anzi rapinatori. Samba Traoré è un gangster che assalta una pompa di benzina di Ouagadougou. Nel conflitto a fuoco che si scatena perde il complice, ma non il malloppo. Fugge, rientra fortunosamente nel villaggio natio. Inizia, prima circospetto, poi con sempre maggiore strafottenza, a investire il bottino in opere di bene per sé e per il villaggio. Compera trenta buoi, apre un bar, costruisce una casa in mattoni e fa guadagnare tanti bei soldini ai paesanicarpentieri. Conquista la donna del cuore grazie ai consigli dell'amico del cuore. Ma i rimorsi non l'abbandonano mai un secondo. Incubi la notte, scatti d'ira fragorosi di giorno. I genitori, gli amici i conoscenti invidiosi, la moglie sospettano. Ma quale è il suo segreto? E in un attimo scoprono tutto. La moglie, incinta ha le doglie. Samba Traoré l'accompagna col carretto verso la città. Poi l'abbandona alla mamma e all'amico all'ultimo crocicchio. Ha paura. Tutto precipita. Suo padre scova la colt nella sua casa e gliela brucia. La moglie, col bimbo in grembo, lo lascerà. L'amico lo riempirà di pugni. La polizia sarà messa, da una spia interessata, sulle sue tracce. l'inseguimento tra le rocce alla Duello al Sole... Insomma un gangster film anni Trenta cotto nella brousse. Imbastito, cucito e tessuto con la stessa cura, eleganza, fantasia e rispetto della materia prima che Idrissa Ouédraogo in un suo documentario nel 1985 nel lavoro di un umile tessitore burkinabe, Issa le Tisserand. Fu l'ultimo dei suoi lavori non fiction. E a Tunisi si sono visti tutti. C'è stata una retrospettiva completa. Poco fine poi mettere Samba Traoré in gara. E infatti Ouédraogo (che questa volta si è prodotto il film da sé) in un primo momento aveva ritirato il suo lavoro (respinto - sono matti? - dalla Biennale di Venezia di Ponte Corvo) dalla gara. E quest'anno perchè un arrogante membro inglese della giuria, Rod Stoneman, responsabile di Channel Four, in un seminario svoltosi qui giorni fa aveva accusato il cineasta africano di compiacere i gusti del pubblico euroamericano. Già. Per i mecenati europei gli africani dovrebbero fare solo del povero cinema da assistenza. Non si permettessero di piacere addirittura al grande pubblico internazionale. Perchè se il mercato mondiale fosse interessato solo a certa Hollywood e a certa Africa, i vari film curo-inutili e quelli si puramente assistiti dallo spreco pubblico dei paesi ricchi, chi mai li andrebbe a vedere? Esempi di film africani soggiogati a questa logica che tanto eccita Stoneman se ne sono visti. Non la commedia del Burundi di Gito l'Ingrat di Leonce Ngabo (soldi svizzeri), un sarto rampante ha due donne e non sa decidersi, le perde entrambe ma ritrova l'eccitazione del taglio; ma la fiaba esotica del Burkina Faso Sabubu di Nissy Joanny Traoré, profondità della ritualità tribale e scalfibile superiorità dei vecchi del villaggio. Palle. Tutto ciò contro cui si è battuto l'ex presidente del Burkina, Thomas Sankara, è tutto ciò per cui è stato abbattuto. In Samba Traoré tragedia shakespeariana rurale, non assistiamo in fondo ad altro che al dramma del suo assassino, l'attuale presidente del Burkina ed ex amico di Sankara Campaore, criminale "a fin di bene", ma che sarà certo divorato e dilaniato per sempre dai sensi di colpa.
Roberto Silvestri Il manifesto 1993

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