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Piovono pietre - Raining Stones


Regia:Loach Ken

Cast e credits:
Sceneggiatura: Jim Allen; fotografia: Barry Ackroyd; montaggio: Jonathan Morris; scenografia: Martin Johnson; musica: Stewart Copeland; costumi: Anne Sinclair; interpreti: Bruce Jones (Bob), Julie Brown (Anne), Ricky Tomlinson (Tommy), Toni Hickey (padre Bany), Gemma Phoenix (Coleen), Jonathan James (Tansey), Mike Fallon (Jimmy), Rennie Ravey (macellaio), Lee Brennan (irlandese), Karen Henthorn (giovane madre); produzione: Sally Hibbin per Film Four Intl./ Channel Four; distribuzione: Istituto Luce/Italnoleggio Cinematografico; durata: 90'; origine: Gran Bretagna, 1993.

Trama:Bob Williams ha grinta e vive alla giornata. Per integrare l'assegno di disoccupazione si adatta a svolgere qualunque mansione gli viene offerta, dal furto di pecore alla riparazione delle fogne. Qualunque cosa per dare da mangiare alla propria famiglia. Ma ora la sorte gli ha giocato un bruttissimo scherzo. Gli hanno rubato il furgoncino, e fra poco la figlia Coleen deve fare la prima comunione. Ha bisogno del tradizionale abito bianco da sposina, delle scarpe, del velo e dei guanti. Ma dove trovare i soldi?

Critica (1):Direte che non c'entra nulla, ma mentre finisco di scrivere questo articolo su Piovono pietre sto sbirciando Aberdeen Torino in TV. Ho appena sentito la notizia che il Manchester United è stato eliminato dal Galatasaray. Squadra turca. Incredibile. D'altro canto, il fenomeno degli hooligans ha appena fatto sì che l'Inghilterra sia stata scientificamente eliminata dai Mondiali di Usa '94, probabilmente su ufficiale richiesta degli organizzatori yankee, onde evitare problemi di ordine pubblico (sempre mentre scrivo, le probabilità degli inglesi di andare ai Mondiali sono legate a una goleada su San Marino contemporaneamente a una sconfitta dell'Olanda con la Polonia: molto difficile. Ma se nel frattempo fosse successo, sappiate che io ho esultato). Piovono pietre si svolge a Manchester, la città che diede i natali a una delle più grandi squadre della storia del calcio, lo United di George Best e Bobby Charlton. Nel film c'è solo una battuta quasi subliminale sul fatto che il City, la seconda squadra della città, ha di nuovo perso. So che a molti di voi non importerà nulla, ma è meraviglioso, in un film del genere, sentir citare il City che è un club sfigatissimo, che non ha mai vinto nulla mentre l'United conquistò anche la Coppa dei Campioni in un anno simbolico, il 1968. Ho la sensazione che i confini del mondo si siano spostati, nella notte in cui l'United viene eliminato da una formazione turca. Il terzo mondo è fra noi. Il terzo mondo è a Manchester e in tutte le fetenti città dell'Inghilterra del Nord, dove il cielo è basso e sulla classe operaia piovono pietre sette giorni alla settimana. Sono convinto di una cosa: Loach non parla di musica rock né, se non incidentalmente, di calcio, ma se vogliamo capire da dove vengono i punk e gli hooligans dobbiamo guardare Riff Raff e Piovono pietre. Quando Bob e Tommy vanno a "fare un lavoretto", cioè a rubare il manto erboso dei prati del Partito Conservatore, il tizio che li ha assunti li incita così: «Dài Kevin Keegan, comincia da li». Keegan è stato uno degli ultimi miti di un calcio inglese oggi ridotto alle smorfie di Paul Gascoigne. Giocava nel Liverpool campione d'Europa, quello per cui i tifosi cantavano "There's only one team in Europe" (sull'aria di Guantanamera), e "You'll never walk alone". Oggi la crisi galoppa e un po' tutti, nelle città dell'Inghilterra del Nord, sono costretti to "walk alone", a camminare da soli. Il fenomeno degli hooligans affonda le radici in quelle case di mattoni rossi, in quelle vie grigie e tutte uguali, in quei pianerottoli lerci, in quelle case popolari come quella in cui abitano Bob e Julie. Anche i punk vengono da lì, da quello stesso "spaccato" popolare. E da quella stessa voglia di fuggire e di mettersi in scena. Brace Jones e Ricky Tomlinson sono attori non professionisti. Non fanno che recitare se stessi. Certo, non fa meraviglia che Brace Jones, finito di lavorare in fabbrica, faccia spettacolini da cabaret dilettante. Il critico rock Greil Marcus, in un fondamentale saggio intitolato Tracce di rossetto, analizza il fenomeno del punk alla luce del dadaismo e del situazionismo. I Sex Pistols che nel '76 cantano Anarchy in the U.K. sono eredi dei Dada, sono la rappresentazione che improvvisamente diviene evento. Con un parallelo piuttosto audace potremmo dire che anche la tecnica registica di Loach si avvicina al situazionismo. Dice di lui Trevor Griffiths, il bravissimo sceneggiatore di Fatherland: «Se potesse fare un film senza macchina da presa, lo farebbe. Vuole che gli attori siano se stessi, che tutto appaia come se fosse appena accaduto nella realtà». Coincidenze? Scherzi dell'inconscio? Forse. Sta di fatto che come Johnny Rotten sputava sul pubblico per urlare il proprio malessere, così Ricky Tomlison trova nel nudismo una forma di opposizione. In Riff Raff capitava per caso: doveva andare in bagno, approfittava dell'unico appartamento già finito del cantiere, e una volta nudo si trovava di fronte una famiglia di compratori. Qui, in Piovono pietre, lo fa apposta: un elicottero lo illumina, di notte, e lui si tira giù i pantaloni e gli mostra le chiappe, cantando contemporaneamente l'Internazionale. Sarà un caso ma anche ai Monty Python, eredi colti e middle-class dei punk, piace mettersi nudi: ricordate John Cleese come mamma l'ha fatto in Un pesce di nome Wanda? Sarà un caso ma anche in If .. di Lindsay Anderson, anno 1969, Malcolm McDowell e Christine Noonan compaiono all'improvviso nudi nel mezzo della loro schermaglia amorosa. Non è facile che gli inglesi si denudino, se pensate a Breve incontro. Quando lo fanno è un gesto sovversivo. Ma i personaggi di Piovono pietre sono due: e se Tommy mostra il culo agli sgherri del potere, Bob è invece uno per bene, ed è lui il vero protagonista. C'è un dettaglio semplicemente stupendo in una scena di Piovono pietre, al quale un regista italiano non avrebbe mai pensato: sono le unghie sporche di Brace Jones, nella scena in cui Bob confessa a padre Barry il proprio "delitto". Sono dettagli come questi che distinguono un grande regista: Loach è in grado in qualunque momento, di farci riflettere in modo serio e argomentato sulle divisioni di classe in Gran Bretagna, ma sa benissimo che un'immagine, una "cosa" reale ha più potenza di mille parole. Sa anche che gli operai hanno le unghie sporche e le mani ruvide. Lo sa lui, e lo sa Brace Jones. In un film hollywoodiano, le unghie le avrebbero sporcate con il trucco (ammesso che se ne fossero ricordati!). A Brace Jones, probabilmente, è bastato non lavarsi le mani per qualche ora. E così, tutta la dialettica di classe del film è racchiusa nella fisicità di un attore. Perfetto. Poi, naturalmente, il discorso sulla classe emerge di continuo. E Loach lo raffina ulteriormente rispetto al passato. Nel '91, appena prima di Riff Raff, aveva dichiarato: «L'ideologia prevalente in Gran Bretagna vede la working class come un insieme di vittime, di poveri che debbono adattarsi alle leggi di mercato. Io vedo la working class come un veicolo per il cambiamento. È la classe da cui possiamo aspettarci qualcosa per il futuro» (la citazione è tratta dal libro Take 10. Contemporary British Film Directors, di Jonathan Hacker e David Price, Clarendon Press, Oxford, 1991). Questo valeva per RiffRaff, ma in Piovono pietre il discorso si fa più complesso. I componenti della working class, nel film, sono tre, in rappresentanza di tre generazioni diverse. Il più anziano è Jimmy, il suocero di Bob: laburista vecchio stampo, deluso dalla burocrazia di partito ma socialmente attivo in un "nuovo soggetto sociale" come l'Associazione inquilini. A metà c'è Tommy, un simpaticone eternamente incazzato, capace - appunto - di cantare l'Internazionale e di piangere quando la figlia gli regala dei soldi. E poi c'è Bob. Il più giovane. Non a caso, quello in cui le generazioni sembrano fare un triplo salto mortale. Bob è giovane ma ha valori "vecchi". È cattolico, e molto religioso. Il suo desiderio di dare una bella comunione alla figlia Coleen potrebbe sembrare piccolo-borghese, ma le sue parole dicono il contrario. Quando padre Barry gli dice: «I borghesi non spendono la metà di voi», Bob risponde «perché i loro figli hanno vestiti nuovi tutti i giorni». Eccolo il nuovo tema: la religione. Loach non la rappresenta in modo univoco. La fa entrare nel film in modo ironico, e dialettico. Mentre Bob e Tommy fanno uccidere il montone dal macellaio (è un angelo sacrificale?), Bob esclama: «Cristo, gli ha tagliato la gola! ». E sull'esclamazione «Cristo!», c'è lo stacco sulla chiesa, dove vediamo per la prima volta padre Barry preparare i bambini alla comunione. Padre Bang parla della "madre chiesa" con toni che fanno pensare a Papa Luciani. Loach ha detto che, se fosse un intellettuale, padre Barry sarebbe un seguace della Teologia della liberazione. Invece è un prete operaio che sta, concretamente e non ideologicamente, dalla parte della gente. Ma subito dopo quella stessa gente riesce a scherzare anche in maniera pesante sulla religione. Nel pub dove Bob e Tommy tentano di vendere le costolette di montone, c'è una cassetta per le offerte allo scopo di «mandare Joe a Lourdes». Anche Joe è un operaio. Feritosi sul lavoro mentre stava lavorando in nero. E qui Tommy, il mangiapreti della coppia, sfodera quella stupenda barzelletta su Lourdes che è un capolavoro di umorismo anticlericale. Poi, però, Bob prende la storica decisione: comprerà l'abito della comunione a Coleen. E allora, dov'è la verità? La verità è che la religione si muove all'interno del film almeno a tre livelli. C'è il rituale (la comunione, l'abito da comprare). C'è la fede che sconfina nell'intimità, nell'ineffabile («Hai preso la pillola ?», chiede Bob a Julie: e lei: «Sì, ma mi sembra sempre di fare un peccato»). E poi c'è la chiesa-istituzione che da oppio dei popoli si trasforma in fiancheggiatrice. Loach è estremamente lucido in questo. È come se dicesse: la chiesa non è necessariamente amica della working class ma in certi casi, con certi uomini, può diventare un'alleata. Soprattutto se è socialmente dalla stessa parte della barricata. Quando Bob stura i cessi della parrocchia, la scena è splendida perché dimostra due cose (e vi anticipo che ora dirò un sacco di parolacce, ma sono necessarie: chi è contrario smetta di leggere). La prima è che anche i preti fanno la cacca, come si evince dalla geniale gag in cui padre Barry tira lo sciacquone esclamando «ecco, ora mi sembri che funzioni», e Bob viene sommerso dalla merda. La seconda è che la parrocchia non ha un penny: padre Barry non fa rifare la fogna perché non può permetterselo, «se non ci fosse gente come te, Bob, che ci aiuta gratis». La merda, dice Bob spiegando a padre Barry il funzionamento delle fogne, torna sempre indietro. La merda è uno dei due tormentoni del film, fin da quando il montone caga nel furgone e poi scoreggia come un dannato mentre Bob e Tommy tentano vanamente di macellarlo. L'altro tormentone è il denaro. E qui bisogna fare molta attenzione. Piovono pietre è pieno di cifre. Bob non ha fatto la revisione al furgone perché non aveva le 50/60 sterline necessarie. La figlia di Tommy guadagna circa 100 sterline a settimana. In discoteca Bob prende 55 sterline a notte, mentre per rubare l'erba dal Country Club conservatore Tommy gli promette 10 sterline per due ore di lavoro li furgone "di Ben Hur" costa 260 sterline mentre per ogni grembiule cucito Julie sogna di guadagnare 12 penny. Il debito di Bob con Tansey è aumentato da 150 sterline a 285. Per non parlare della surreale sequenza in cui Bob e Julie vanno a comprare il vestito per la comunione. Il monologo della commessa è degno di Gogol: «... il vestito costa da 50 a 90 sterline, l'acconciatura da 3,25 a 5,99, il veloda 5.99 a 9,99, il velo più il nastro da 16,99 a 29,99, i guanti 2,99...». Prendiamo tutto!, è la folle risposta di Bob. E poi tornano a casa a piedi perché hanno dovuto dare 10 sterline d'anticipo. Be', nel giorno in cui ho scritto la sterlina era quotata 2.439 lire. Bob compra il completino per la bimba a 115 sterline. Al cambio suddetto, sono 280.485 lire. Ecco, un operaio inglese che campa con il suo sussidio di disoccupazione, ma che tutto sommato ha una casa dignitosa e una sola figlia (quindi non è un sottoproletario fra i più disperati, non è un mendicante di Bombay con sedici marmocchi) non ha in tasca 280.000 lire. Tirate il fiato e rifletteteci per dieci secondi. Bene, siamo tornati al punto di partenza, al Manchester United eliminato dal Galatasaray. L'Inghilterra post-thatcheriana è un paese poverissimo. Scene come quella della carne venduta al pub, personalmente, le ho viste avvenire in un solo paese: nella Russia post comunista, dove l'inflazione è arrivata a livelli, guarda un po', dadaisti. Ma credo che quella sequenza sia estremamente verosimile. Credo che l'intera Europa stia diventando una post-Europa in cui tutto è possibile, in cui l'orrore è l'indigenza non hanno ancora - si veda la post Jugoslavia - toccato il vertice. E poi, ci si meraviglia che resti solo la fede? Non sembra che per Loach la religione sia una soluzione. Ma, ripetiamo, Loach è sicuramente convinto che le classi siano ormai incrorciate: «Working class significa lavoro organizzato. Che poi i lavoratori indossino la tuta blu o il colletto bianco, è davvero irrilevante. La classe non si definisce in base alle abitudini delle persone, o a ciò che vogliono acquistare. La classe si definisce in base al rapporto fra le persone e le forze produttive» (di nuovo dal citato Take 10). Nel caso di padre Barry, alla tuta blu e al colletto bianco potremmo aggiungere la toga. Padre Barry fa parte della working class perché, nel rapporto con le "forze produttive"- che in Piovono pietre sono simboleggiate dall'assenza del lavoro e dalla presenza dello strozzino Tansey - sta dalla stessa parte di Bob e Tommy, Non è un caso che padre Barry vada al di là del segreto confessionale. Bob gli confessa il proprio delitto da uomo a uomo. Padre Bany potrebbe benissimo denunciarlo. Invece dice a Bob: «La gente come te ha fame di giustizia e nel nome di Cristo, che è padre della vita, tu la meriti». E dopo, ma solo dopo, può ascoltare la sua confessione.
Alberto Crespi, Cineforum n. 328, ottobre 1993

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