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Mia moglie è un'attrice - Ma femme est une actrice


Regia:Attal Yvan

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Yvan Attal; fotografia: Rémy Chevrin;musiche: Brad Mehldau; costumi: Jacqueline Bouchard; montaggio: Jennifer Augé; interpreti: Charlotte Gainsbourg (Charlotte), Yvan Attal (Yvan), Terence Stamp (John), Noémie Lvovsky (Nathalie), Laurent Bateau (Vincent), Keith Allen (David, il regista), Jo McInnes (assistente di David), Ludivine Sagnier (Geraldine), Lionel Abelanski (Georges), Valerie Leboutte (ragazza sexy), Annette Hazanavicius (madre di Ivan), Jean Abelanski (padre di Ivan), Jean Rachid (Blaise), Cecile Guignet (Lisette), Pascal Reneric (Merlin), Edith Perret (insegnante di teatro), Marie Denarnaud (Colette); produzione: Claude Berri;distribuzione: Lucky Red; origine: Francia, 2001; durata: 95'.

Trama:Parigi. 2 milioni 25 mila 246 abitanti, di cui un milione centocinquantatre mila donne e tra le quali… 10000 attrici. Quando si è di Parigi e piccolo cronista sportivo vi è una possibilità su dodici di incontrarne una. Yvan vive da qualche anno con Charlotte e, pure se il fatto di vivere con una donna famosa gli offra diversi vantaggi, comincia a non sopportare più l’idea di dovere dividere alcuni momenti della sua intimità con chicchessia. Soprattutto dopo l’incontro con Georges, un vecchio amico di sua sorella, il quale gli spiega che vivere con un’attrice è una cosa folle, difficilmente sopportabile. Yvan si difende a spada tratta ma il dubbio lo assale.

Critica (1):Una riflessione sul cinema e in particolare sul rapporto verità/finzione in forma di commedia privata e fortemente autobiografica. Questo propone l’esordio in regia di Yvan Attal, finora apprezzato attore francese già apparso in una ventina di film, firmati, fra gli altri, da Rochant, Doillon, Lelouch e Winterbottom.
Mia moglie è un’attrice
racconta il complicato e tempestoso rapporto sentimentale fra un cronista sportivo, Yvan, interpretato dallo stesso regista, e un’affermata attrice Charlotte, interpretata da Charlotte Gainsbourg. La scelta di usare per i due protagonisti lo stesso nome degli interpreti è tutt’altro che casuale; soprattutto la Gainsbourg è chiamata in questo caso a recitare se stessa e il fatto che Charlotte e Yvan siano marito e moglie anche nella vita reale aggiunge interesse e verità ad una storia, che, come già anticipato, oltre a raccontare una love story, affronta il tema dei rapporti fra realtà e finzione.
Il sereno rapporto fra Yvan e Charlotte si guasta quando lui è preda di un’improvvisa gelosia, scatenata dalle domande di un conoscente. «Possibile – viene chiesto a Yvan – che il fatto che Charlotte si mostri nuda sullo schermo a migliaia di uomini non ti dia fastidio? Possibile che non ti abbia mai assalito il sospetto che le scene d’amore recitate sul set da tua moglie non fossero solo finzione?».
Di conseguenza, quando Charlotte vola a Londra per girare un film accanto ad un fascinoso collega, noto per il suo sex appeal, Yvan va in crisi. Si sottopone a massacranti viaggi fra Parigi e Londra – raccontata con eccessivo folclore come una città inesorabilmente piovosa – assilla la moglie con domande velenose e, per capire la mentalità dell’attore, arriva ad iscriversi ad un corso di recitazione, dove una giovane allieva si invaghisce di lui. Insomma fra sospetti di tradimenti veri e presunti, tentazioni e lontananze, l’unione fra Yvan e Charlotte vacilla e rischia di incrinarsi definitivamente.
Il tutto è raccontato con un tono lieve e simpatico, senza drammatizzare neppure gli scontri più cruenti e se l’epilogo è prevedibile e annunciato, lo svolgimento si segue con piacere. Nella sua prima prova da regista, Attal sembra essersi ispirato a modelli noti e in particolare a Woody Allen: così il protagonista e la sua famiglia sono ebrei e la trovata offre ad Attal il pretesto per raccontare una seconda tempestosa love story parallela alla principale in cui sono coinvolti la sorella di Yvan e suo marito, impegnati in una discussione infinita circa l’opportunità di far circoncidere o meno il loro figlio neonato.
Mia moglie è un’attrice sarà tanto più apprezzato quanto più numerose saranno le esperienze e le conoscenze dello spettatore in campo cinematografico. Il film, infatti, è ricco di citazioni e rimandi; personalmente ci hanno colpito in particolare la sequenza della discussione fra Charlotte e il suo regista a proposito di una scena di nudo e la galleria di giornalisti che intervistano l’attrice, rivolgendole regolarmente, senza un minimo di fantasia, le stesse domande. Infine un’ultima annotazione circa l’eccessiva quantità di pubblicità subliminale destinata a promuovere svariati prodotti; evidentemente certe brutte abitudini del cinema italiano stanno diventando patrimonio internazionale.
Franco Montini, Kwcinema

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Yvan Attal
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