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Fuoco (Il)


Regia:Pastrone Giovanni

Cast e credits:
Regia: Giovanni Pastrone; soggetto: Febo Mari; fotografia: Segundo de Chòmon; interpreti: Pina Menichelli (la poetessa), Febo Mari (il pittore Mario Alberti); produzione: Itala Film, 1916; durata: 50’.

Trama:Tra le canne ai bordi di un fiume avviene l'incontro tra un ingenuo pittore e una misteriosa poetessa. Da allora l'uomo non sarà più lo stesso; la poetessa – nessuno dei due personaggi è mai chiamato col nome proprio – lo trascinerà in una relazione passionale destinata a lasciare dietro di sé solo cenere. Abbandonato dall'amante e persa l'ispirazione, a nulla valgono le attenzioni della vecchia madre; dopo essere stato pubblicamente disconosciuto dalla donna che ama il pittore perderà la ragione. Nella cella in cui vive ormai rinchiuso, ha tracciato su tutti i muro la sagoma del gufo, animale simbolo della donna che lo ha rovinato.

Critica (1):Articolato in tre parti simmetriche, "La Favilla", "La Vampa", "La Cenere", il film realizzato da Pastrone con lo pseudonimo di Piero Fosco è certamente uno dei primi esempi di costruzione formalizzata del testo e della narrazione, esemplarmente raccolti attorno alla folgorante storia d'amore tra una poetessa affermata e un giovane pittore. Il film, d'indubbia ispirazione dannunziana (fra l'altro riprende anche il titolo di un romanzo di D'Annunzio) costituisce l'esperienza di maggior rigore linguistico di Pastrone e intesse tutta una seria di interazioni simboliche tra lo sviluppo narrativo e l'orizzonte visibile.
Con una grande attenzione alla composizione dell'immagine, Pastrone da un lato elabora una scenografia decorativa e insieme funzionale alla costruzione della tensione narrativa, e dall'altro valorizza la diva Pina Menichelli, ora donna-gufo, ora donna-serpente, disegnando una figura di femme fatale, di dark lady che conquista e distrugge la propria preda.
Più nitidamente che altrove Pastrone delinea ne il Fuoco una logica della messa in scena pienamente consapevole non solo delle esigenze di organizzazione del set e dello sviluppo narrativo, ma anche e soprattutto della necessità di strutturare in una forma visivo-dinamica la scala dei piani e il movimento degli attori, la durata delle inquadrature e il montaggio.
Il Museo Nazionale del Cinema ha avviato un programma di recupero, di restauro e di colorazione di film muti italiani con particolare attenzione alla grande stagione del cinema torinese.
Il lavoro su Il Fuoco è stato realizzato sulla base della documentazione dei quaderni di produzione e del visto di censura del film, nonchè degli spezzoni di positivo con indicazioni di colore e di materiale nitrato colorato di produzione Itala, conservati presso il MNC.

Critica (2):L'altro film importante dell’ “Itala” fu Il fuoco, “trilogia di Piero Fosco”, che non era la riduzione dell'omonimo romanzo di D'Annunzio come si trova scritto in qualche eruditissima storia del cinema, ma trama originale di quel Piero Fosco che appare così per la prima volta nominato.
Un antico e bizzarro castello fa da sfondo ad una strana vicenda fra una gran dama (Pina Menichelli) e un giovane pittore (Febo Mari). Le irregolari linee del viso di Pina Menichelli sono sfruttate per ardite analogie con un gufo reale, che appare e scompare tra le mura del castello. L'acconciatura stessa dell'attrice, la cui chioma bionda è stretta da una bizzarra ed aderentissima cuffietta di piume, è notevole per la sua funzionalità. Tutto ciò prima che giungesse in Italia il film di Griffith La ragnatela.
L'accorto regista Pastrone fotografando dal basso l'attrice ottiene effetti nuovissimi; Pina Menichelli è ammessa, dopo la sua interpretazione, nell'olimpo delle dive. È ormai invalsa la moda di far leva sul nome di un'attrice per varare un film, come se la cinematografia italiana non potesse reggere che con artisti conosciuti: sarà un'altra causa della decadenza del cinema italiano.
La censura tentò di proibire la proiezione del Fuoco ed esigette una seconda revisione della pellicola in seguito ad una protesta che i clericali avevano inscenato ad Arezzo. E così, dopo il secondo nulla-osta, 1"`Itala Film" fece aggiungere agli affissi pubblicitari il seguente efficace avviso: "La censura tentò di proibire il film, ma dopo un attento esame ridiede il permesso, perché dichiarata pellicola artistica".
M. A. Prolo, cit. in
Cabiria, Cretinetti & C., Torino, 1986

Critica (3):Il lavoro fatto per Il Fuoco è stato breve ma molto intenso e ci ha permesso di tirar fuori tutta una serie di qualità ed abilità che avevamo messo da parte negli ultimi tempi. Ci siamo allontanati abbondantemente dalla forma canzone, per ricostruire un lessico musicale adatto alla pellicola. non si e’ trattato di un lavoro per immagini, ma per sensazioni. Parti del film ci hanno ispirato nel loro complesso un tipo di atmosfera che abbiamo provato a trascrivere musicalmente, ma non del tipo “adesso si baciano…devi dare un colpo sul timpano”.
Questo lavoro che ci ha portato a scrivere 50 minuti di musica nuova non può rimanere un’esperienza isolata, già ora è comunque parte del nostro patrimonio di gruppo e credo che ci sia la ferma volontà da parte nostra di promuovere la cosa e di cercare di lavorare nuovamente con le immagini.
Da un’intervista a Jukka Reverberi,
indieforbunnies.com, 4/3/2008

Critica (4):
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