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Fuori orario - After Hours


Regia:Scorsese Martin

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Joseph Minion; fotografia: Michael Ballhaus; musica: Howard Shore; scenografia: Jeffrey Towsend; costumi: Rita Ryack; montaggio: Thelma Schoonmaker; suono: Chat Gunter; interpreti: Griffin Dunne (Paul Hackett), Rosanna Arquette (Marcy Franklin), Verna Bloom (June) Thomas Chong (Pepe), Cheech Marin (Neil), Linda Fiorentino (Kiki Bridges), Teri Garr (Julie); produzione: Amy Robinson, Griffin Dunne e Robert E. Colesberry per Double Play/Geffen Company; origine: Usa, 1985; durata: 97'.

Trama:Un giovane impiegato esperto di computer, Paul Hackett, una sera, uscendo dal lavoro, entra in un bar per un caffè e fa la conoscenza di Marcy, una ragazza carina e disinvolta che sembra gradire la sua presenza. Prima di andarsene gli lascia il numero di telefono di una sua amica scultrice, Kiki. Paul, incuriosito ed attratto dalla giovane, telefona; risponde Kiki la quale gli passa immediatamente Marcy. Questa invita Paul ad andare da lei. Nonostante sia piuttosto tardi Paul va dalla ragazza nel quartiere malfamato di Soho, dopo una furibonda corsa in taxi; ad accoglierlo però c’è Kiki che non gli dà troppa importanza. Marcy verrà dopo: tra i due sorgono dei malintesi per lo strano atteggiamento di lei e Paul la lascia sola. Vuole tornare a casa ma non ha i soldi per il metrò e per giunta ha iniziato a piovere a catinelle. Entra in un bar, conosce Tom, il padrone, e Julia, la cameriera; fa amicizia con i due. Tom anzi si offre di aiutarlo se però Paul gli fa il favore di andare a casa sua per controllare l’allarme poiché nella zona da un po’ di tempo si verificano strani e frequenti furti. Paul va a casa di Tom ma incappa in alcuni inquilini che lo scambiano per un malintenzionato. Chiarisce le cose e torna da Tom; ma il bar è chiuso. Allora accetta l’invito di Julia, va a casa di lei ma è stanco, vuole tornare a casa sua, e Julia rimane delusa. Tom riappare ma è sconvolto poiché ha saputo che la sua ragazza, Marcy, si è suicidata. È la stessa giovane che Paul aveva lasciato malamente e si fa una colpa dell’accaduto. Ella infatti si è uccisa nella più nera solitudine mentre la sua amica Kiki e il compagno Horst se ne sono andati in un locale punk. Paul cerca di rintracciarli; li trova nel club ma fugge a stento alle grinfie dei punk che vorrebbero farne uno di loro. Paul ormai è disperato; non può tornare a casa, è ormai un animale braccato, ha anche assistito ad un omicidio. Gli abitanti del quartiere, con a capo Gail, una ragazza gelataio che ha conosciuto Paul, gli danno una caccia spietata poiché sono convinti che sia lui il ladro, mentre invece egli sa bene chi sono i veri ladri, poiché li ha visti e ha dato loro anche fastidio suo malgrado. Lo salva un’artista un po’ attempata, June, che lo nasconde dentro una statua di cartapesta. La brutta avventura di questa notte angosciosa e senza fine termina per Paul solo la mattina davanti al suo ufficio dove entra molto malconcio e sporco ma finalmente lontano da ogni pericolo.

Critica (1):Uscito con le ossa rotte dal fiasco di The King of Comedy, ma già pronto a mostrarci The Colour of Money, Martin Scorsese si è preso una simpatica vacanza, fra l’84 e l’85, per girare per conto d’una compagnia indipendente dalle majors questa commedia grottesca presentata giorni fa al festival di Cannes. È un film «minore», per l’ambizioso regista italo-americano, e tuttavia gradevole e pieno di sorprese. Vi si racconta, sulla scorta d’un copione scritto da Joseph Minion, studente di cinema alla Columbia University, una notte di spaventi, attraversata col fiato in gola da Paul, un giovane bancario di New York che vede esaudito il suo sogno d’una vita più movimentata.
Per essersi lasciato abbordare, mentre legge Tropico del cancro di Henry Miller, da una biondina che lo invita a casa sua, il poverino ne passa infatti di mille colori. Dopo aver conosciuto una scultrice masochista specializzata in panini, e non aver nulla concluso con la bionda, che senza meno muore suicida, si rifugia in un bar, è scambiato per ladro, deve difendersi da una cameriera ninfomane, rischia d’essere rapato dai punk... Appena può, Paul se la dà a gambe, ma non riesce a raggiungere la propria abitazione. Perché se la deve vedere con un tassista, con una gelataia che aizza contro di lui una massa di derubati, con un aspirante alla pederastia. La polizia non gli dà retta, e lui non ha in tasca il becco d’un quattrino. Trasformato in una statua di gesso, la salvezza gli viene dai ladri che battono il quartiere. Per cui all’ora giusta può rientrare in ufficio...
Parodia del film nero e a suo modo di Kafka (che Scorsese dice di non avere mai letto), con qualche eco di Buñuel, Fuori orario è un film «minore» per quanto concerne il costo e gli interpreti, non per quanto riguarda la freschezza del ritmo e la vivacità delle scene: una collana d’imprevisti, con personaggi e macchiette uscite dalle viscere di Soho, il quartiere eccentrico di New York, nelle quali si può leggere la paranoia della giungla metropolitana, in cui Paul si smarrisce, prima incuriosito, poi angosciato. Ritrovando il piacere di filmare in letizia, Martin Scorsese ironizza sul proprio Taxi Driver, mette bene a frutto la fotografia iperrealista di Michael Ballhaus, e governa con sapienza gli interpreti: il giovane Griffin Dunne che è anche produttore del film, e una passerella di attrici fra le quali si distingue Rosanna Arquette, la biondina del bar che già vedemmo in Cercasi Susan... Per chiunque ha paura della grande città è dunque l’ora di vedere Fuori orario. Potrà riderci su.
Giovanni Grazzini, Cinema ‘86, Editori Laterza, 1987

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Martin Scorsese
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