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Nascita di una nazione - Birth of a Nation (The)


Regia:Griffith David W.

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo "The Clansman" del rev. Thomas Dixon jr. con materiale dal romanzo "The Leopard's Spots" del medesimo autore; sceneggiatura: D. W. Griffith,F. Woods, Th. Dixon jr.; fotografia: G. W. Bitzer; costumi: Robert Godstein; musica: Joseph Carl Breil, D. W. Griffith; montaggio: D. W. Griffith, James Smith; interpreti: Henry B. Walthall (Benjamin Cameron, dopo il piccolo colonnello), Violet Wilkey (la sorellina Flora, da piccola), Mae Marsh (Flora Cameron, da grande), Miriam Cooper (Margaret Cameron), André Beranger (Wade Cameron), Madfleld Stanley (Dulce Cameron, il figlio più giovane), Spottiswoode Aitken (il dr. Cameron), Josephine Crowell (sua moglie), Ralph Lewis (l'on. Austin Stoneman, il figlio minore), Sani de Grasse (sen. Charles Summer), George Siegmann (Silas Lynch, leader dei negri, poi governatore), Walter Long (Gus, soldato negro rinnegato), Joseph Henabery (Abramo Lincoln), Alberta Lee (la sig.ra Lincoln), Donald Crisp (il gen. Grant), Howard Gaye (il gen. Lee), Raoul Walsh (John Wilkes Booth, l'assassino di Lincoln), Toni Wilson (il servo nero di Stoneman), Eugene Pallette (un soldato unionista), Jennie Lee (Dixie o Cyndy o Mammy, serva negra dei Cameron), Erich von Stroheim (uomo che cade dal tetto); produzione: Epoch Producing Corporation (Harry E. Aitken e D. W. Griffith); origine: USA, 1915; durata: 180'; ridotti a 165'.

Trama:Dai romanzi "The Clansman" e "The Leopard's Spot"s di Thomas Dixon. Due famiglie legate da forti vincoli di amicizia, gli Stoneman della Pennsylvania e i Cameron del South Carolina, sono separate dalla guerra civile che fa vittime tra gli uni e gli altri. Il ritorno della pace non calma gli animi. Lincoln è assassinato. Il Sud sconfitto è in mano ad affaristi del Nord senza scrupoli e ai neri violenti e ignoranti. Come reazione nasce il Ku Klux Klan che vendica i torti, ristabilisce l'ordine e salva i Cameron e gli Stoneman, assediati dalla soldataglia nera.

Critica (1):Resta una pietra miliare del cinema per il montagio parallelo, alternanza di primi piani e campi lunghi,il lavoro fatto sugli attori e sulla costruzione dei personaggi, le grandiose scene di massa e sull'uso della luce. i liberali americani insorsero contro la tesi razzista per cui era stato il Ku Klux Klan a salvare il Sud dall'anarchia. Il regista si difese dalle accuse girando nel 1916 "Intolerance". Comunque la pubblicità gratuita che ebbe il film per queste polemiche ne decretò lo strepitoso successo commerciale. Costato 110 mila dollari, cifra impensabile per i tempi, ne incassò 15 milioni.
(...) Umanista di radici cristiane, potente narratore che spiritualmente appartiene all'Ottocento, vicino per il gusto del melodramma più a Dickens che a Whitman, reazionario sulla questione razziale (era figlio di un colonnello razzista), ma liberal in altri campi, Griffith (1875-1948) fa un film innegabilmente razzista, celebrativo e non storico, ma, come disse Ejzenstejn, "nulla può togliergli la gloria di essere stato uno dei veri maestri del cinema americano". Enorme fu la sua importanza sugli sviluppi tecnici, produttivi e narrativi del cinema americano: aprì definitivamente la strada al lungometraggio sulla quale si erano già messi diversi film europei, soprattutto italiani (La caduta di Troia, 1910, e Cabiria, 1914, di Pastrone e Quo Vadis?, 1913, di Guazzoni). Inedita combinazione di epica e di melodramma, il film ha per tema centrale la famiglia: come il doppio matrimonio finale tra Cameron e gli Stoneman conferma, la famiglia del Sud e la famiglia del Nord debbono riunirsi in una unica grande famiglia (la nazione) sotto l'egida paterna di Lincoln. Ma dev'essere una famiglia ariana, bianca. La guerra non è più tra Nord e Sud, ma tra bianchi e neri. Le sequenze da ricordare sono molte: la morte di Flora Cameron (M. Marsh); la battaglia di Gettysburg; l'incendio di Atlanta e l'esodo degli abitanti; il montaggio delle 3 azioni parallele nel finale. Billy Bitzer e Karl Brown furono i responsabili della fotografia. Erich von Stroheim, Raoul Walsh (che appaiono brevemente) e Jack Conway fecero gli assistenti alla regia. Esiste una copia su laser, la più completa, per ora, con 31 minuti in più.
Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli

Critica (2):Le storie del cinema pongono The Birth of a Nation in un luogo privilegiato: è il primo film “maturo” del cinema americano, il capolavoro di Griffith, una pietra miliare nella evoluzione dell'industria e dell'arte cinematografica. Quando l'autore - al termine di sei settimane di sceneggiatura, dieci di riprese, sedici di montaggio, dal maggio al dicembre del 1914 - licenziò l'edizione definitiva, il film si componeva di 1544 inquadrature in dodici rulli, per una durata in proiezione di circa tre ore. Alla “prima” dell' 8 febbraio 1915, al Clune's Auditorium di Los Angeles, si intitolava come il romanzo da cui era stato ricavato, The Clansman. Esordendo a New York, al Liberty Theatre, in marzo, prese il titolo che alludeva alla “nascita di una nazione” (uscita da una sanguinosa guerra civile, protesa verso un futuro di unità e di progresso economico). Ebbe un successo strepitoso.
David Wark Griffith (Crestwood, KE, 22 gennaio 1875 - Hollywood, 23 luglio 1948) aveva al suo attivo oltre 400 film, fra corti e lungometraggi, realizzati presso la Biograph e la Reliance Majestic. Era già uno dei più quotati e innovatori registi del cinema statunitense. Per produrre The Birth of a Nation escogitò una combinazione finanziaria che ruotava intorno a una società di cui era azionista (la Epoch Film) e che gli consentì di disporre della somma eccezionale (per quel tempo) di 110.000 dollari. Griffith godeva di credito sufficiente per indurre il capitale a correre i suoi rischi.
Il progetto è ambizioso e provocatorio. Discende da un romanzo razzista del pastore battista Thomas Dixon (1864-1946), scritto nel 1905: una macchinosa storia apologetica del Ku Klux Klan. Griffith ne accetta l'ordito (la vicenda di due famiglie americane, una del South Carolina l'altra della Pennsylvania, coinvolte nella guerra dai campi opposti) e ne condivide il tema. Contrappone nord (violento, cinico) a sud (patriarcale, idillico), descrive con accorata partecipazione lo sfortunato valore dei sudisti nella battaglia di Petersburg, illustra minutamente l'esplosione del terrorismo negro (il governo del South Carolina è dominato da una maggioranza di negri affrancati e di avventurieri bianchi), affida la salvezza dei protagonisti perseguitati e la “redenzione” dei nordisti traviati all'intervento provvidenziale dei cavalieri con la croce di fuoco. Al centro del conflitto, due coppie di giovani: Benjamin Cameron, detto “il piccolo colonnello”, appartiene alla famiglia sudista e ama Elsie, figlia del deputato nordista Austin Stoneman; Phil, figlio di Austin e fratello di Elsie, ama Margaret, sorella del “piccolo colonnello”. Phil e Benjamin, che abbiamo visto amici all'inizio del film, si ritrovano alla battaglia di Petersburg. Ben, prigioniero e ferito, riceve le cure e l'amore di Elsie. Dopo l'assassinio di Lincoln, al Congresso trionfano gli estremisti. Il Sud è abbandonato nelle mani dei negri, con i quali si schierano gli Stoneman. Le famiglie diventano nemiche, mentre gli ex schiavi si scatenano. Una sorella di Ben, Flora, si uccide per sfuggire alla violenza di un negro che era stato servo nella sua casa. Ben raccoglie intorno a sé le forze dei bianchi angariati, fondando la setta segreta del Ku Klux Klan. Perfino Elsie (che ha dovuto rompere il fidanzamento con Ben) rischia di finire vittima della brutalità di chi ha il potere: il vicegovernatore dello Stato, il mulatto Lynch, pretende di sposarla. Questo avviene mentre la sua famiglia è rifugiata in un casolare nei campi (è con loro anche Phil, che si è convertito alla giustizia) e sta sostenendo l'attacco della inferocita polizia negra. La città è alla mercé della plebaglia. I cavalieri guidati da Ben piombano al galoppo sui facinorosi. Salvano i Cameron, che nel casolare erano sul punto di soccombere, e liberano Elsie. E ammazzano ogni negro che faccia resistenza. La pace ristabilita vedrà il matrimonio di Ben con Elsie e di Phil con Margaret.
The Birth of a Nation fu oggetto di aspre controversie. Ma nessuno dei suoi avversari poté negare a Griffith il riconoscimento della maestria strutturale e del vigore narrativo con cui aveva composto il film. Mai prima d'ora era stato realizzato, con metodo così efficace, il montaggio delle azioni parallele (il cosiddetto “ finale alla Griffith ”, che il regista impiega non soltanto alla fine). I due esempi migliori sono la sequenza della fuga e della morte di Flora (inseguita da Gus e invano rincorsa da Ben) e il blocco delle tre azioni (Elsie insidiata da Lynch, i Cameron assediati, l'accorrere del Ku Klux Klan) che convergono nella liberazione della città.
Ogni elemento della storia, ogni frammento della realtà cinematografica creata dalla luce e dall'an-golazione, ogni gesto: tutto è subordinato a una ferrea concezione del montaggio. Per costruire questo impianto occorrono forti contrasti, e il re-gista non esita a caratterizzare la violenza immon-da dei negri e il freddo egoismo dei nordisti con sottolineature continue, grevi, al limite del ridi-colo; allo stesso modo si comporta con i perso-naggi positivi, soprattutto con le figure femminili (luce soffusa, sguardi sofferenti, volti liliali). Non per sposare il razzismo di Dixon, ma per realizzare il suo progetto di racconto per immagini.
Fernaldo Di Giammatteo, 100 film da salvare, Mondadori, 1978

Critica (3):Verso il 1860, nel Sud, vivono felici il ricco Cameron, sua moglie (J. C.) il figlio (H.B.W.) e la figlia (M.M.) e i loro fratelli. Sono legati a un deputato (R.L.) e a sua figlia (L.G.). Sopraggiunge la guerra civile, la famiglia è coinvolta in una battaglia. Dopo la sconfitta dei sudisti i negri dominano il paese. Il loro capo, un mulatto (G.S.) ha creato un esercito, un sergente negro (W.L.) che vuole usare violenza alla figlia dei Cameron e la uccide. Per vendicarla, il fratello, il piccolo colonnello, fonda il KuKlux-Klan. Il capo mulatto cerca di violentare la figlia del deputato (favorevole ai neri), mentre un'orda di "niggers" assedia la famiglia Cameron, salvata all'ultimo momento dal Ku-Klux-Klan. "Col Ku-Klux-Klan risorse il giovane sud, che salvò la vita di un popolo, scrivendo uno dei capitoli più drammatici della storia ariana". Così il reverendo Thomas Dixon aveva definito la tesi di "The Clansman", mediocrissimo romanzo di propaganda ultrarazzista, dedicato a suo zio "il colonnello Leroy Mc Afee Grande Titano del KuKlux-Klan". Griffith, figlio di un colonnello sudista, rovinato dalla guerra, conservò lo spirito del romanzo mostrano i "niggers" assetati di sangue (queste parti erano recitate da attori bianchi truccati e truculenti). Fedele allo spirito del libro adattato, il film fu dapprima presentato a Los Angeles (8.2.1915) col titolo The Clansman, poi cambiò nome perché, secondo Griffith, "la ripresa dei suoi diritti da parte del sud segnò la nascita d'una nuova nazione". Lo spirito ultra-sudista di numerose sequenze provocò le violente proteste degli americani liberali, dell'associazione per il progresso della gente di colore, del preside dell'Università di Harvard, di giornali come "The Nation" e" The New Statesman". Vi furono numerose dimostrazioni di strada a New York, Chicago, Boston, ecc. e vi si lamentarono diverse vittime. La nascita d'una nazione fu, per il suo razzismo, proibita in Europa dove truppe "di colore" combattevano negli eserciti alleati. Quando il film fu autorizzato in Francia (1921), dovette subire numerosi tagli e continuò a essere proibito nelle zone francesi d'occupazione in Germania, dove i nazionalisti accusavano le truppe senegalesi di violenze e delitti. Il film non fu mai proiettato nella Russia zarista e neanche, è ovvio, nell'URSS. La sua influenza sull'evoluzione dell'arte del cinema in Europa fu quindi molto ritardata e, anche se è stato scritto il contrario, nulla nell'URSS; fu determinante invece negli Stati Uniti tanto sull'industria, quanto sull'arte del cinema. La sua produzione era costata 100.000 dollari. Giunse a incassare 15 milioni e creò nuove condizioni di sfruttamento grazie alle quali poterono moltiplicarsi i lungometraggi e le grandi messe in scena. La nascita d'una nazione determinò la nascita di Hollywood e il suo dominio, prima sul cinema americano, poi su quello mondiale. L'opera contiene cose molto belle. Pur riprovando la sua propaganda razzista, la morte della giovane Cameron, inseguita da un negro, costringe all'ammirazione per il montaggio perfetto e l'uso drammatico degli ambienti naturali. Bellissima inoltre, per il suo stile divenuto classico, è l'ultima grande sequenza in cui s'alternano le scene della famiglia Cameron assediata dai negri in una capanna mentre gli incappucciati del Klan arrivano a salvarli al galoppo. L'episodio culminante del film è quello della battaglia di Gettysburg. L'incendio d'Atlanta e la folla dei rifugiati lungo le strade vi si alternano con combattimenti violenti, superbamente diretti, che terminano con "un campo coperto di morti, su cui scende la notte". Non si può fare a meno qui di condividere la sincera commozione di Griffith contro la guerra e i sui orrori, e non mancano in Griffith sentimenti generosi (espressi con meravigliosa intelligenza cinematografica), non appena si abbandona il terreno delle questioni "razziali".
Il regista fu colpito dalle manifestazioni dirette contro di lui, e in Cuori del mondo (1918) mostrò un soldato bianco che abbraccia un soldato negro. Griffith, come dimostrò in Intolerance, era sinceramente liberale e persino progressista, quando non si trattasse della "questione negra", su cui si faceva influenzare dai suoi ciechi pregiudizi di sudista
Georges Sadoul, Il cinema Sansoni Editore, 1967

Critica (4):
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