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Lucky Break - Lucky Break


Regia:Cattaneo Peter

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Ronnan Bennett; fotografia: Alwin H.Kucheler; musiche: Anne Dudley; montaggio: David Gamble; interpreti: James Nesbitt (Jimmy Hands), Olivia Williams (Annabel Sweep), Christopher Plummer (Graham Mortimer), Timothy Spall (Cliff Gumbell), Olivia Williams (Annabel Sweep); produzione: Peter Cattaneo, Uri Fruchtmann, Barnaby Thompson; origine: Gran Bretagna, 2001; durata: 112' .

Trama:Dopo un fallito tentativo di rapina, Jimmy Hands viene condannato a dodici anni da scontare nella prigione di Long Rudgord. Qui i detenuti hanno deciso di mettere in scena il musical 'Nelson', che verrà rappresentato nella Vecchia Cappella. È la parte meno sicura della prigione e Jimmy, che partecipa al progetto, spera di avere così una opportunità di fuga, ma qualcosa si inceppa nel suo piano. Jimmy....

Critica (1):Full Monty sarà ricordato ancora a lungo non solo per le cifre stratosferiche incassate. Ogni tanto, infatti, un trafiletto sul giornale non manca di informarci che mariti imbolsiti o sindaci di periferia hanno allietato il fortunato pubblico calandosi le brache. Puntualmente, il film è evocato alla stregua di una miccia che ha fatto esplodere il fenomeno di costume. Lucky Break ha tutti i connotati per bissare il successo al botteghino dalla precedente pellicola di Peter Cattaneo, ma dubitiamo che riesca ad innescare uno spirito di emulazione di ugual portata. In caso contrario, ci troveremmo a fare i conti con un’impennata delle evasioni carcerarie poco gestibile, complice il teatro amatoriale. Se il comune senso del pudore ha fatto passi da gigante, la stessa cosa non può essere detta a proposito della permissività dei ministeri di grazia e giustizia sparsi nel mondo. Ad ogni modo, Full Monty e Lucky Break procedono a braccetto per un lungo tratto: in entrambi i film bisogna raddrizzare una situazione critica, aguzzare l’ingegno e trovare la soluzione nel mondo dello spettacolo alternativo. In Lucky Break, al posto di un compagnia di spogliarellisti proletari mal in arnese, abbiamo un gruppuscolo di detenuti nel carcere britannico di Long Rudford: c’è il bello, l’amico di colore, il giovane bacato con il pallino della piromania e lo speculatore pieno di quattrini. La compagnia lega, e per la testa gli ronza l’idea che accomuna quasi tutti i compagni di sventura del genere carcerario: tagliare la corda, al più presto. In questa occasione, l’aiuto non arriva da una lima nascosta nella crostata, ma da un direttore con la passione malcelata per le filodrammatiche. Lucky Break segue briosamente il cementarsi dei rapporti tra i carcerati, le volenterose prove per la messa in scena di un Lord Nelson canterino, le parallele strategie d’evasione, l’agognata fuga e la sorpresina in extremis. Cattaneo non sa che farsene della verosimiglianza, e Marco Bechis al proposito avrà forse qualcosa da obiettare. Però il film fila via liscio da capo a piedi, tratteggia con pennellate gustose e leggere i suoi variegati personaggi, non rinuncia né all’affare di cuore né alla parentesi dolorosa (il suicidio di un detenuto prostrato dalle angherie dei secondini). Lo diciamo senza sciocco disprezzo: esiste una categoria di film fatti apposta per compiacere il pubblico, e Lucky Break vi appartiene a pieno titolo. Ci si può al tempo stesso divertire e commuovere. Ma c’è anche tempo e modo per tirare un sospiro di sollievo, fare il tifo, indignarsi con qualcuno, invaghirsi del volto di qualcun altro. Alle pellicole un po’ ruffiane, quando la spuntano nel gioco della seduzione, si possono perdonare molte cose.
Andrea Meneghelli, Kwcinema

Critica (2):Utilizzando lo stesso schema di Full monty il regista Peter Cattaneo torna a parlare nello spiritoso Lucky break (colpo di fortuna, ma anche evasione fortunata ) di un evento straordinario che unisce uomini variamente assortiti nella sconfitta come può esserlo un gruppo di detenuti scelti nel rispetto della classica casistica del cinema (carcerario”. Modellata come il remake di un film svedese del tutto svisto, Breaking out la commedia parla e sparla del volontariato sociale, ma soprattutto racconta di come alcuni carcerati, anche maldestri, tentino la solita grande fuga approfittando, dell’allestimento, all’interno del carcere, di un musical show sull’eroico ammiraglio Nelson. E mentre Cattaneo svolge il film su due binari paralleli, quello del cinema dietro le sbarre e quello del musical, utilizzando stereotipi a volontà, il personaggio più divertente risulta il direttore del carcere. Un appassionato musicomane in cui Christopher Plummer, a suo tempo reduce da Tutti insieme appassionatamente, mette una scatenata vena ironica. Non si riveli il finale, che è la zona più ovvia e accomodante dell’operazione, dovendo salvate i sentimenti di tutti, anche del bravo protagonista . James Nesbitt, simpatica copia di George Clooney. Il film è Ben scritto da Ronan Bennett, provvisto di battute fulminanti tipo «understatement» all’inglese, furbo nella confezione senza mai tradire i prototipi cinematografici, tante storie di evasioni e tanti musical dietro le quinte, ma fra i quali questo marinaro non è dimenticabile anche perché le prove sono in cella con tutti gli optional delle situazioni estreme. Ci sono tutti, la guardia carogna, il caporione, il detenuto represso, c’è anche il momento tragico nel prefinale, ma soprattutto Cattaneo è versato per le storie di ordinaria follia virile e ci conferma che la vita è tutto uno spettacolo in cui grumi di poesia e affetto possono nascere da situazioni di alta improbabilità ma con un’attenzione particolare per i fattori umani (o disumani). Complimenti agli attori, una squadra di immediata simpatia e molto ben addestrata all’ironia di gruppo, anche se la love story è al massimo grado di prevedibilità. Il segreto è lo stesso di Full monty, questi detenuti somigliano ai disoccupati spogliarellisti, ma in più se la ridono sull’impunita società, sulla mania così attuale del musical sul teatro brechtiano, sulla rieducazione carceraria e perfino sull’Actor’s Studio.
Maurizio Porro, Corriere della Sera, 5/1/2002

Critica (3):

Critica (4):
Peter Cattaneo
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