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Hearts of the World - Hearts of the World


Regia:Griffith David W.

Cast e credits:
Sceneggiatura: David W. Griffith; aiuto regista: Erich Von Stroheim; colore: bianco e nero; con Erich von Stroheim; produzione: David W. Griffith; distribu­zione: Cineteca Griffith; origine: USA, 1917; durata: 15'.

Trama:Un villaggio francese vive in pace: i suoi giovani, quando il paese viene attaccato e occupato dai tedeschi, resistono combattendo. Storie tragiche, storie che finiscono bene. Finché non arrivano le truppe francesi.

Critica (1):Il 30 dicembre 1948 Stoheim pronunciò alla BBC un discorso commemorativo di David W. Griffith, del quale diamo qui di seguito il testo integrale nella traduzione italiana.

[...] Per coloro, e spero che siano pochi, che non conoscono Griffith devo dire che egli fu il pionere della Cinemato­grafia. Fu colui che realizzò i primi grandi film: The Birth of a Nation (Na­scita di una nazione), Intolerance, Broken Blossom (Giglio infranto), Way down East (Agonia sui ghiacci), Hearts of the World (Cuori del mondo) per citarne solo alcuni... Fu il primo che seppe introdurre bellezza e poesia in quello che era una sorta di spettacolo sdrucito e banale, a cui solo pochi as­sistevano, quasi vergognandosene, nel­l'attesa fra un treno e l'altro o quando erano costretti a trovare un rifugio dalle intemperie. Fu lui che inventò il primo piano, con l'intento di consentire anche ai meno abbienti di vedere molto di­stintamente l'espressione dei personaggi del film, allo stesso modo che i ricchi potevano permettersi il lusso di guardare col binocolo quello che più li inte­ressava in uno spettacolo teatrale. Con una differenza, naturalmente: che era Griffith che decideva quello che tanto lo spettatore di galleria come quello di platea dovevano vedere da vicino, e in quel momento. Non era più quindi "l' in­tellettuale" che poteva preferire di guar­dare le attraenti gambe di una ballerina, anche al culmine della scena più dram­matica. Il primo piano di una persona serviva a porre in rilievo, in determinati momenti dell'azione drammatica, quel­lo che passava per la mente del personaggio, le sue espressioni le sue reazioni; al modo stesso in cui il primo piano di un oggetto inanimato serviva ad ac­centuare la sua importanza nello svol­gimento del racconto. I produttori, non meno che gli esercenti, pensarono che Griffith fosse impazzito. Gli esercenti, poi, da principio si rifiutarono addirit­tura di proiettare quei film in cui com­parivano delle stupide figure a mezzo busto: quale spettatore avrebbe avuto piacere di vedere degli individui senza gambe? Nel cinema, quello che contava era il movimento, mentre i pensieri, le cariche emotive che questo movimento determinava non avevano alcuna im­portanza. Oggi, quasi cinquant'anni dopo, il "suo" primo piano è impiegato ancora, e sempre con grande efficacia, in quasi tutti i film. Fu il primo che intuì le enormi possibilità del cinema, che lo rese il più popolare ed efficace strumento di svago che il mondo abbia mai conosciuto. Furono i suoi film che per primi attrassero verso il cinema la "intellighentia". Per primo, Griffith ave­va compreso la immensa efficacia del film come strumento di propaganda e realizzato il primo e più importante film a sostegno della causa degli Alleati, Hearts of the World. A questo film io partecipai come primo aiuto di Griffith e come consulente militare, oltre ad interpretarvi la parte dell'ufficiale tede­sco, cioè del principale "cattivo". Avevo lavorato per Griffith sin dal 1914, ma quando nel 1917 egli si recò in Francia, dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti, mi trovai senza lavoro ed andavo vagando per New York. Era inverno e faceva molto freddo. Avevo dovuto impegnarmi il cappotto e l'unico vestito blu che mi era rimasto era vergognosamente lucido ai gomiti e dove ci si siede. Mangiavo una volta ogni tanto, quando un mio amico attore mi cedeva il suo buono-pasto. In quello stesso ristorante avevo fatto amicizia con un vecchio medico, di nome Rauch, che era una brava persona e con il quale avevo delle lunghe conversazioni sul piano intellettuale. Una sera ero estre­mamente depresso; parlando con lui mi disse che aveva letto che D. W. Griffith era ritornato dalla Francia e dall'Inghilterra e si accingeva a girare un grande film di propaganda per gli Alleati. Conoscendo che avevo già lavorato per Griffith, mi chiese perché non andavo a trovare il mio vecchio maestro per offrirgli i miei servigi. Avvilito e sco­raggiato com'ero mi rifiutai di farlo: ma i il piccolo dottore non si arrese al mio "no" e prima che ci lasciassimo, mi fece promettere che il giorno dopo alla due, sarei andato a trovarlo nel suo gabinet­to. Avevo deciso di non andarci perché sentivo che non sarebbe servito a nulla, che non potevo presentarmi a Griffith perché non volevo apparire piccino agli occhi di un uomo che adoravo. Avven­ne però che alle due mi trovai nell'uf­ficio del dottor Rauch, il quale mi impose di togliermi la giacca, di arro­tolarmi una manica della camicia, e senza rispondere alle mie domande, mi fece una iniezione al braccio. Non ho mai saputo che cosa mi abbia iniettato, ma qualsiasi cosa fosse... fece il suo effetto. Per mesi non avevo osato levare gli occhi su di una donna, perché avevo coscienza del mio aspetto trascurato, e ciò mi procurava un insuperabile complesso di inferiorità. Ma quando at­traversai la strada per recarmi nell'ufficio di Griffith notai una meravigliosa bionda che veniva dalla direzione opposta, la scrutai con quelli che ritenevo fossero occhi diabolici, arrivando al punto di voltarmi dopo che era passata e di valutare attentamente le forme del­le sue gambe: mi resi conto che l'iniezione del medico aveva cambiato qual­cosa in me. Mi precipitai nell'ufficio di Griffith. La sua voce profonda mi invitò ad entrare. Feci il mio migliore in­chino con relativo sbattere di talloni, ed egli sembrò molto lieto di vedermi. Dopo le solite frasi convenzionali, mi chiese quale fosse il mio stipendio in quel periodo, il che era un modo di chiedermi quali fossero le mie pretese. «Per voi, mister Griffith, sono disposto a lavorare per un sandwich al giorno». Ci fu una breve pausa. «Bene, allora stasera partite per Los Angels». Fu così che grazie all'iniezione del dott. Rauch, divenni ancora una volta l'aiuto di Griffith. (Erich Von Stroheim)

Critica (2):

Critica (3):

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