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Ordine delle cose (L')


Regia:Segre Andrea

Cast e credits:
Soggetto: Marco Pettenello, Andrea Segre; sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre; fotografia: Valerio Azzali; musiche: Sergio Marchesini; montaggio: Benni Atria; scenografia: Leonardo Scarpa; costumi: Silvia Nebiolo; suono: Alessandro Zanon, Alessandro Palmerini; interpreti: Paolo Pierobon (Corrado Rinaldi), Giuseppe Battiston (Luigi Coiazzi), Valentina Carnelutti (Cristina, moglie di Corrado), Olivier Rabourdin (Gérard), Fabrizio Ferracane (Terranova), Yusra Warsama (Swada), Roberto Citran (Grigoletto), Fausto Russo Alesi (il Ministro), Hossein Taheri (Mustafa Abdelladib); produzione: Francesco Bonsembiante, Antoine De Clermont-Tonnerre per Jolefilm, con Rai Cinema, in coproduzione con Mact Productions, Sophie Dulac Productions; distribuzione: Parthénos in collaborazione con Zalab; origine: Italia-Francia, 2017; durata: 112'.

Trama:Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l'immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l'Italia. La missione di Corrado è molto complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell'immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Come tenere insieme la legge di Stato e l'istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell'ordine delle cose.

Critica (1):“Abbiamo iniziato a lavorare al film 3 o 4 anni fa: l’impressione era che quello che sta succedendo in queste ore fosse già previsto. È un film d’attualità, ma è anche molto altro: può aiutare a riflettere su quello che sta accadendo, ma spero anche sia un film che possa parlare di altre realtà”.
Andrea Segre presenta alla Mostra di Venezia L’ordine delle cose, ospitato nella sezione Proiezioni Speciali della 74ma edizione del Festival. Prodotto da Jolefilm con Rai Cinema, il film affronta il tema dell’immigrazione visto dagli occhi di un funzionario del Ministero degli Interni italiano.
“Il film ci porta a vedere cosa vuol dire essere un poliziotto che si occupa di immigrazione – spiega Marco Pettenello, sceneggiatore del film -. Ne abbiamo incontrati tanti e al contrario di quello che comunemente si pensa, umanamente si sono dimostrate delle persone interessanti, la loro indole è assolutamente gradevole. Sulla base di queste testimonianze abbiamo creato Rinaldi, il protagonista del film”.
Il protagonista Paolo Pierobon: “In questo film la politica ha molto a che fare col privato, spero quindi possa andare a toccare qualche corda dentro allo spettatore, a prescindere dal mestiere che svolge. Mi piacerebbe che possa aiutare a far capire che a parte le leggi, i ministeri e tutto il resto c’è anche una cosa che si chiama coscienza civile, e mi auguro che questo film possa stimolarla”.
“Questo è un film politico, ma non fazioso – osserva Giuseppe Battiston – è politico nel senso più stretto del termine. La sua potenza è nell’interrogativo che pone, non nelle riposte che dà. È la riflessione che ti spinge a fare: il suo valore è nella sua capacità di smuovere le coscienze”.
Prosegue la protagonista femminile, Valentina Carnelutti: “C’è qualcosa a proposito del concetto di ‘scomodità’ che questo film invita ad osservare. Mettendoci un po’ più scomodi da come siamo normalmente riusciremmo a vedere delle cose che non vediamo normalmente. C’è un invito alla scomodità, ad uscire dall’ordine delle cose. È un invito a prendere un’altra posizione.”
“Io spero che sia un film che faccia ragionare su di noi, su qual è il nostro ruolo in questa storia. Mi auguro che ci sia disponibilità nel guardarsi, soprattutto chi crede che sia necessario fare qualcosa per fermare tutto quello che sta succedendo. Parlando con i poliziotti ho iniziato a farmi delle domande che non mi ero mai posto, spero che il film possa far porre le stesse domande a chi lo vede”, conclude Andrea Segre. (…)
cinematografo.it-La rivista del cinematografo, 31.8.2017

Critica (2):Si pone un po' come l'altra faccia della medaglia rispetto a La prima neve, il nuovo film di Andrea Segre, L'ordine delle cose. Se nel precedente lungometraggio infatti il regista veneto raccontava una storia di immigrazione dal punto di vista proprio di un migrante, questa volta, pur non mutando il tema, cambia la prospettiva: quel che viene mostrato è l'altro lato, quello di chi i movimenti li gestisce, li coordina e direziona, a (quasi) qualunque prezzo.
Corrado (Paolo Pierobon), alto funzionario del Ministero degli Interni italiano, è infatti specializzato nella gestione dei traffici umani irregolari. In onore al titolo, è un uomo con una vita perfettamente in ordine: sempre curato nell'aspetto, pacato nella gestione delle situazioni private e lavorative, assolutamente soddisfatto della propria carriera e della propria situazione coniugale e familiare. Una mente ordinata che si rispecchia in un mondo ordinato. Ecco dunque perché, oltre alla sua leggera compulsione nell'allineare i tappeti e le boccette di sabbia che porta a casa come trofei di viaggio, ha fatto dell'aggiustare e regolare il mondo la sua missione professionale. La Libia, con la sua complessa situazione, tra centri migranti alla stregua di prigioni e “signori” che si arricchiscono col traffico umano verso l'Europa, è la sua scacchiera. Il suo compito, tra risarcimenti in denaro e trovate d'astuzia (tema mai così attuale, alla luce delle accuse più o meno smentite di questi giorni), quello di garantire condizioni di spostamento e assistenza che corrispondano agli standard europei richiesti, ovvero, in altri termini, più dignitosi e rispettosi per la condizione umana. E Corrado è abile nel gestire vizi, desideri e necessità, nel volgere a suo favore le situazioni, nel non lasciarsi mai rubare le mosse dai potenti. Quel che però lo metterà in difficoltà, sarà una donna, Swada: una semplice, comune immigrata, col desiderio di raggiungere il marito in Finlandia. Quanto compromettersi per aiutarla a realizzare quel semplice sogno? Quanto incrinare lo status quo, e la regola del Ministero che prevede non ci si immischi mai con le storie personali dei migranti? La risposta, per Corrado, non potrà che essere rintracciata nell'ordine, quello che da sempre permea la sua vita e la sua natura d'uomo, poco importa se, in questo frangente, esso equivale a non agire, a trattare gli uomini alla stregua di numeri, a mettere a tacere la coscienza, ad abbandonare i giochi. (…)
Katia Dell'Eva, cineforum.it

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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