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Camada negra - Camada negra


Regia:Aragòn Guttièrez Manuel

Cast e credits:
Sceneggiatura: José Luis Borau e Manuel Gutiérrez Aragón.; fotografia: Magi Torruella (Eastmancolor); musica: José Nieto; scenografia: Wolfgang Burman; montaggio: José Salcedo; costumi: Maiki Marìn; interpreti: José Luis Alonso (Tatìn), Maria Luisa Ponte (Bianca), Angela Molina (Rosa), Joaquìn Hinojosa (José), Manuel Fadon (Ramiro), Emilio Fornet (Joaquìn), Petra Martines (libraia), Antonio Passy (direttore di coro); produzione: José Lacoste, El Imón; durata: 89'; anno: 1977.

Trama:Tatin ha quindici anni e con i suoi due fratellastri più anziani canta in un coro di giovani. Bianca, la madre di tutti e tre, è una donna violenta, fanatica e fedele ai ricordo del primo marito, un falangista, in memoria del quale ha creato e dirige un gruppo clandestino di attivisti. Questo gruppo è costituito dai membri del coro, con l'eccezione di Tatìn, troppo giovane per tali imprese. Il capannone di un antico laboratorio statale, del quale Bianca è stata portinaia per molti anni, è lo scenario delle prove e contemporaneamente la fortezza che protegge le attività sovversive. L'ambizione di Tatìn, come quella di qualunque altro ragazzo, è di imitare i suoi fratelli maggiori, delle cui attività è a conoscenza. E un giorno nel quale il gruppo assalta una libreria, trasportato dall'emozione del racconto del fatto, propone di essere ammesso. Ma la madre non solo non lo ammette ma addirittura lo scaccia dalla tavola. E Tatín decide di agire per conto suo per dimostrare quello che è capace di fare. Scrive col sangue sulla sua mano i tre requisiti che, secondo la madre, deve avere l'eroe moderno e, il braccio levato, giura di adempierli.
Scappato di casa, Tatìn porta avanti il suo piano come può. Trova Rosa, una ragazza anch'essa molto giovane, ma segnata dalla vita. Rosa costituirà, nel processo di incorporazione del cucciolo agli ideali ed alla prassi del gruppo, la difficoltà maggiore, la terza condizione che ha giurato di ottemperare. E contemporaneamente, senza che nessuno dei due lo sappia, la sua unica possibilità di salvezza.

Critica (1):L'idea era di condurre un'indagine sulla tentazione fascista che sempre esiste nell'essere umano. Volevamo fare un film sulle "ragioni del lupo", ma invece di farlo dall'esterno, con i fascisti già diventati i cattivi, i lupi, farlo dalla nascita stessa delle idee fasciste in un ragazzo che, in principio, può essere fascista, antifascista... Vedere come poppa latte fascista e, poco a poco, quel lupacchiotto si trasforma in lupo, ma offrendogli ogni sorta di facilitazioni, ogni tipo di ragioni. Un aspetto molto discusso è stato il fatto se risultasse o meno che quei fascisti venivano pagati, cioè se ricevevano soldi per le loro azioni. Io sostenevo di no, perché se un fascista fa le attività fasciste per soldi diventa un mercenario. Così come appare nel film, in un dato momento vengono consegnate a loro alcune buste con denaro, ma non si sa se questo avviene perché cantano nel coro o perché hanno appena eseguito un'azione di commando.
E stata scelta una famiglia perché ho sempre sostenuto che l'uso di una famiglia sia molto più utile ad un soggetto. Un film non può ritrarre una società, ma può ritrarre una famiglia. E in qualche modo la famiglia é una specie di stato in miniatura, di riassunto delle tensioni e strutture dello stato. In questo senso la famiglia costituisce un fatto tanto globale come la società, ma molto più maneggevole negli aspetti tematici e cinematografici.
Questa famiglia é governata da un personaggio matriarcale, invece che da un padre: da una grande madre che é in parte Iside. Mentre il padre é il fuco dell'alveare, la madre é la vestale, la vergine e quella che dice sempre ai figli di non fare questo e quello. Quella che si prende cura di loro, ma in fondo quella che li fa agire. Sono contraddizioni tipiche che accadono nelle famiglie. Dal protagonista, Tatìn, non viene fatta una caricatura, bensì gli viene offerto ogni tipo di facilitazioni, per così dire, per spiegare le sue ragioni. Al punto che, quando il film é stato presentato al cinema Luchana di Madrid, i fascisti sono stati molto contenti finchè il ragazzo uccide la ragazza. In fondo a loro sembrava giusto quello che faceva Tatín, ma la logica con cui si identificavano portava a quella morte orribile. Quella logica portava alla morte. E secondo me é per questo che il film é riuscito.
Al festival di Berlino il pubblico ha avuto molti dubbi circa le intenzioni del film: se in fondo fosse a favore del fascismo. Per me la scommessa del film consisteva nel fatto che il pubblico non sapesse bene di che cosa si trattasse. Non era un film sui fascisti visto dall'esterno ma dall'interno. In quel periodo l'estrema destra era molto attiva. Gli ultras reagirono molto violentemente e un giorno misero delle bombe alla porta del cinema Luchana. Le porte si sono rotte e poi loro sono discesi lungo la via Luchana fino al Café Commercia) e hanno cominciato a picchiare la gente che si trovava lì, che non capisco cosa avesse a che fare col film. Il risultato in questo senso é stato terribile e ancora oggi, nel dicembre del 1984, vi sono luoghi, come Santander, dove non é stato proiettato in prima visione perché hanno paura.
Non ha mai avuto la lettura che speravamo: la tentazione fascista universale in tutte le epoche ed i luoghi, più che la famiglia spagnola di estrema destra. Io volevo che fosse come quell'articolo di Ortega degli anni trenta: "Sul fascismo sine ira et studio". Invece no, é accaduto con ogni tipo di ira e senza alcuno studio.
Manuel Gutiérrez Aragòn

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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