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Daguerréotypes


Regia:Varda Agnès

Cast e credits:
Regia e testo: Agnès Varda; fotografia: Nurith Aviv, William Lubtschansky; montaggio: Gordon Swire, Andrée Choty; suono: Jean-Frannois Auger, Antoine Bonfanti; interpreti: i commercianti della rue Daguerre; produzione: Ciné-Tamaris; distribuzone: Cineteca di Bologna; origine: Francia-RFT, 1976; durata: 80'.

Trama:Daguerréotypes è un cinema di quartiere, un cinema di vicinato, girato nella mia via, presso coloro che lasciano aperta la propria porta, i commercianti. Non si tratta di un'inchiesta, né di uno studio sistematico degli abitanti. E un documento modesto e locale su alcuni piccoli commercianti, uno sguardo attento sulla maggioranza silenziosa, un album di quartiere, un archivio per gli archeosociologi dell'anno 2975. E la mia "opéra-Daguerre".
Agnès Varda

Critica (1):...Agnès Varda racconta i fatti della sua vita quotidiana come un memorialista. I suoi sforzi sono tesi a "rendere-conto-di": la cinepresa funge da registratore di cassa e da strumento di lavoro. Tuttavia Daguerréotypes non punta all'esattezza sociologica, politica o realistica. Daguerréotypes è un monologo di Agnès Varda sulle persone che in qualche modo le piacciono. Si tratta di coppie, contadini non ancora sgrossati, commercianti balordi, anziani sfiniti e inoffensivi, magrebini appena immigrati, la portinaia che rivendica il ruolo di "guardiana", proprio alle soglie della pensione. Non avrebbero niente da dire, allora lei inventa per loro un' avventura, affidandoli a un illusionista la cui magia viene recuperata a profitto del film. Ecco il tono giusto del film: siamo in preda a un incantesimo. Lei cerca poi di iniettare nel quadro un po' di angoscia: indugia sulla moglie del venditore di profumi e brillantina, che è stata colpita da amnesia. Il gioco non riesce tanto: Daguerréotypes è un film divertente, senza alcun compiacimento.
Probabilmente gli storici delle mentalità non lo annovereranno tra i "film-testimonianza di un certo modo di vivere, in un certo anno, in un certo isolato". Esso si rifà in linea diretta a Adieu Léonard (1943) di Piene Prévert (sceneggiato da Jacques e con Charles Trenet e le sue canzoni in primo piano). In pieno regime di Pétain, la simpatia manifestata dai fratelli Prévert per i mestieri umili suonava un po' ambigua. Agnès Varda è molto chiara: il suo sguardo tenero non sottace alcuna forma di adesione. Testimonia senza falsare, ma non nasconde le valutazioni personali. Più che le immagini di Daguerre, questo Daguerréotypes fa venire in mente i disegni a colori del XVII e del XVIII secolo con le figure solo a tratti caricaturate dei venditori ambulanti: tutti fieri nella consapevolezza del ruolo, sono commoventi nel loro essere logori. Li riscopriamo con quello sguardo un po' ironico con cui li aveva visti l'artista, ritraendoli in punta di penna, e la nostra tenerezza va innanzitutto a quell' anonimo disegnatore. Così Daguerréotypes è un film di Agnès Varda su Agnès Varda che guarda gli altri. Al di là dei ritratti, è il colpo d'occhio dell'autore che ci coinvolge.
Françoise Audé, Positif n. 218, 5/1979

Critica (2):Agnès, insieme alla figlia Rosalie, esce in strada e filma. La strada è Rue Daguerre, nel 14° arrondissement, dove ha abitato per cinquant'anni. La sua cinepresa interroga le vite di bottega, i negozianti della via, cerca e trova la concreta poesia delle baguettes croccanti, delle bistecche fresche di taglio, delle stoffe cucite a mano. Intanto ascolta storie, che sono talora storie di migrazioni, di gente che ha cercato e trovato un posto nel mondo. Sì, se ci aspettiamo il fascino di una Parigi che non c'è più, l'attesa è ripagata. Senza dimenticare che questo è "uno dei grandi documentari moderni, che ha fondato un nuovo genere, l'antropologia dell'affetto"
Richard Brody, The New Yorker, dal sito della Cineteca di Bologna

Critica (3):

Critica (4):
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