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Sceicco bianco (Lo)


Regia:Fellini Federico

Cast e credits:

Soggetto: Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Tullio Pinelli; sceneggiatura: Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli; fotografia: Arturo Gallea; scenografia: Raffaele Tolfo; musica: Nino Rota; montaggio: Rolando Benedetti; interpreti: Alberto Sordi (Fernando Rivoli), Brunella Bovo (Wanda), Leopoldo Trieste (Ivan), Giulietta Masina (Cabiria), Ernesto Almirante (il regista di fumetti), Lilia Landi, Fanny Marchiò, Gina Mascetti, Enzo Maggio, il comico Toldino; produzione: Luigi Rovere per PDC / Enzo Provenzale per OFI; origine: Italia, 1952; durata: 86'.


Trama:Due sposi novelli, Ivan e Wanda, sono in viaggio di nozze dalla provincia a Roma. È l’anno Santo. Lui, pignolo e metodico, di famiglia borghese, ha già preparato un programma per il viaggio, con annessa visita collettiva al Papa; lei, appenda giunta a Roma, lascia l’albergo per mettersi alla ricerca dello “sceicco bianco”, il protagonista di una serie di fotoromanzi di cui è appassionata lettrice e a cui ha scritto decine di lettere. Wanda riesce a trovare il suo idolo – sta “girando” sulla spiaggia di Fregene – e si unisce alla troupe. Intanto Ivan, disperato, la sta cercando per tutta la città, nascondendo a parenti e amici romani, con bugie e complicati inganni, la fuga della moglie. Sulla spiaggia di Fregene Wanda, coinvolta in sgradevoli disavventure, scopre che il suo eroe è molto diverso da come lo aveva sognato: è un pover’uomo succube della moglie. E il mondo dei fotoromanzi non è quello da lei immaginato. Delusa, tenta di uccidersi in maniera goffa gettandosi nel Tevere. Viene salvata e torna in albergo dal marito, ma Ivan non le chiede spiegazioni: i due – come da programma – devono correre a San Pietro, dove li aspettano i parenti per la visita al Papa. Poi, la loro vita in comune riprenderà.

Critica (1):In Lo sceicco bianco l’originalità dell’espressione trova la sua concretezza in una inquietudine senza sfogo, che si riflette e si manifesta nella cattiveria con cui la macchina da presa si muove, ora per fissare impietosamente, ora per sollecitare in tono di satira, gesti fatti e azioni dei protagonisti piccolo-borghesi alle prese con la realizzazione dei loro sogni provinciali. Una piccola borghesia vista come rinuncia alla autenticità, come desiderio di inseguire con commovente impegno una folla di miti usuali e flaccidi: dalla fanfara dei bersaglieri – simbolo di una retorica patriottarda – al mondo dei fotoromanzi; dalla passeggiata in carrozza per le vie di Roma al suicidio per onore, alla sospirata udienza.
Lino Del Fra, Bianco e Nero, a. XVIII, n. 6, giugno 1957

Critica (2):Il film non solo riconferma le possibilità registiche di Federico Fellini dopo Luci del varietà diretto in collaborazione con Lattuada, ma offre anche l’esempio di un’opera che, per essere valutata nei suoi effettivi valori, richiede un’attenta lettura e magari una rilettura. A uno sguardo superficiale, infatti, sfugge la singolarità del lavoro, proprio perché Fellini sembra muovere persone comuni in ambienti comuni mediante un’azione che diremmo quasi banale. Ma quelle persone, quegli ambienti, quelle azioni assumono significati precisi che investono, sia pure indirettamente, un giudizio e una critica. Il giudizio e la critica erano, del resto, anche alla partenza di Luci del varietà. Tuttavia, mentre in quel film Liliana alla fine vive ancora nel mondo dei fumetti (significativi, in tal senso, i giornali che chiede all’amante) e di sé non ha proprio risolto nulla, in Lo sceicco bianco Wanda, ugualmente provinciale e formatasi sui fotoromanzi, riesce a evadere dall’”amorosa menzogna” in cui era sentimentalmente irretita. La sua avventura diventa un’esperienza positiva perché la restituisce alla realtà.
Guido Aristarco, Cinema Nuovo, a. I, n. 1, 15 dicembre 1952

Critica (3):Il primo giorno della lavorazione dello Sceicco bianco cominciò male. [...] Arrivai a Fregene alle nove e tre quarti mentre l’appuntamento era per le otto e mezzo. Si erano imbarcati tutti in un barcone che era a un chilometro di distanza su un mare immenso. Mi parevano lontanissimi, irraggiungibili. [...] Mi domandavo “E ora cosa faccio?...” Non ricordavo la trama del film, non ricordavo nulla, desideravo tagliare la corda e basta. Dimenticare. Poi, però, di colpo tutti i dubbi mi svanirono quando posai il piede sulla scala di corda. Mi issai sul barcone. Mi intrufolai tra la troupe. Ero curioso di vedere come sarebbe andata a finire.
Federico Fellini, Fare un film, Einaudi, Torino, 1980.

Critica (4):Con Lo sceicco bianco, Fellini lascia il mondo della scrittura per darsi completamente a quello delle immagini. Nel dicembre del 1952, recensendo positivamente il film, Lamberto Sechi afferma che il cinema italiano ha guadagnato un regista su cui si potrà contare, ma ha perso un ottimo soggettista e sceneggiatore, ricordando ai lettori che Felllini è legato a opere cinematografiche come Roma città aperta e Paisà (Rossellini, 1945 e 1946), In nome della legge e Il cammino della speranza (Germi, 1949 e 1950).
Lo sceicco viene proiettato per la prima volta al Festival di Venezia; non solo non ottiene il successo sperato, ma al contrario, riceve un'accoglienza piuttosto fredda dalla stampa specializzata che non capisce la portata sovversiva del film. Per un verso, è troppo occupata a ingrossare le file di coloro che dibattono sui pro o contro delle nuove mitologie proposte dai rotocalchi e dai fumetti, prese di mira dal film. Sechi chiude l'articolo dando la notizia che "dopo una proiezione del film ai soci del Cineclub dell'Open Gate, è seguito un dibattito al quale ha preso parte anche il direttore di uno dei settimanali incriminati – nel corso del quale nonostante qualche intemperanza 'antifumettistica' da parte dello sceltissimo pubblico, è stato infine possibile ristabilire l'ordine delle cose e cioè dare a Fellini gli elogi che merita e stabilire in qual modo e fino a che punto i fumetti possono essere nocivi".
Per l'altro verso, alcuni critici puntano il dito sullo scollamento tra la forma caricaturale dei personaggi inseriti in un contesto comico, e l'andamento lento delle inquadrature.
Vittorio Bonicelli si spiega così il giudizio negativo che molti di loro hanno dato, ma va oltre affermando che : "Ma neppure tutto questo riesce a liquidare un film come Lo sceicco bianco. È un buon film, forse un ottimo film: comunque, senza dubbio, un film 'da capire'. Ecco che cos'è in definitiva: una vena d'umore sarcastico ma anche consolato, che scorre fra le menzogne di cui noi ci nutriamo, fra i sogni che chiamiamo talvolta 'fumetti' e talvolta 'onore dei Cavalli', fra i casi paradossali che la vita stessa si diverte ad architettare, fra marcette dei bersaglieri, gli inni di Roma, le udienze pontificie".
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Federico Fellini
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